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Omelia II Domenica dopo Natale, anno C del 4 gennaio 2004

I4 Gennaio 2004- II DOM. DOPO NATALE C - Sir 24ž1-4.9-12; Ef 1ž3-6.15-18; Gv 1ž1-18 Nelle letture di questa Messa abbiamo alcuni interessanti esempi di quella pubblicità comparativa di cui parlavo nel giorno di Capodanno. Di Giovanni per esempio si dice - Egli non era la luce; doveva rendere testimonianza alla luce-. - La legge fu data per mezzo di Mosè; la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo-. - Ha dato il potere di diventare figli di Dio a quelli che credono nel suo nomež i quali non da sanguež non da volere di carnež non da volere di uomini-. Pubblicità comparativa! Cioè il confronto. - Annunzia a Giacobbe la sua parolaž la sua legge e i suoi decreti a Israele; cosí non ha fatto con nessun altro popolo; non ha manifestato ad altri la sua …-. Ecco. Scherzosaž evidentementež la parola pubblicità comparativaž però il giorno di Capodanno vi avevo esortato allo stuporež e in una delle preghiere di questa domenica lŽhanno ritirato fuoriž anche lorož questi qua che stampano i fogliettiniž che non sono un gran chež ma insommaž - O Signore sostieni quanti hanno perso la fedež la luce di G.C. li guidi a ritrovare lo stuporež etc-. Dicevamo infatti il giorno di Capodanno che una dello cose che noi siamo chiamati a fare soprattutto in questo periodo liturgico è cercare di provare di nuovo meraviglia per quello chež allŽinterno della fede ebraica e cristiana soprattuttož siamo chiamati a credere. Cioè cercare di vedere gli aspetti inaspettatamente positivi che ci sono nella incarnazione di Cristo e non è proibitož anzi è consigliato dagli stessi testi della sacra scritturaž chež per acquisire sempre maggiore consapevolezza di questa inaspettata bellezza della rivelazione cristianaž si facciano dei confronti. Ecco perché ho usatož se voletež questa sciocca espressione della pubblicità comparativa. - Non ha rivelato a nessun altro popolo-. Non ha fatto ad altri queste cose. Anche la prima letturaž se ci pensatež è propaganda. - La Sapienza loda se stessaž si esalta in mezzo al suo popolo. NellŽassemblea apre la boccaž si glorifica davanti alla sua potenza-. E poi fa un elenco - Io sono uscita dalla bocca dellŽAltissimož il Creatore mi ha detto questo e questŽaltro-. EŽ una autoproclamazione della grandezza di questo donož di questa rivelazione che viene fatta in G.C.ž ež in maniera un pochino provocatoriaž il primo dellŽanno io intendevo dire che forse noi cristianiž da un lato abbiamo perso la nostra personale capacità a stupirci perché consideriamo molte verità del cristianesimo delle vecchie e tradizionali affermazioni sulle quali non vale la pena di fermarsi troppo a pensare perché tanto non si capiscono e le trasciniamo stancamente come un vecchio nostro patrimonio senza appunto più provare nessun stupore. E noi personalmente non siamo stupiti e allora è chiaro che non sappiamo neanche comunicare ad altri lo stuporež con quella piccola arguziaž non dico vera e propria concorrenzaž quel pochino di arguzia e di buon umore che ci fa dire - Guarda che la mia fede è più bella della tua-. E io insistevo il giorno di capodanno sulla parola bellaž più che vera; non per negare che sia veraž maž secondo il vecchio assioma scolasticož la bellezza e verità convertunturž cioè coincidono. E alle voltež nei messaggi religiosiž nella visione del mondo che le religioni dannož anche la bellezzaž cioè lŽintima coerenza delle verità fra lorož la capacità di reggersi nel messaggio e la capacità soprattutto dellŽinsiemež della struttura complessiva della religionež non dico di spiegare nel senso geometrico del terminež ma di illuminarež di dare un senso profondo allŽinsieme di tutte le vicende …ž e che più che essere vero è buonož confortantež è bello. EŽ bello perché recupera tante cosež mette ordinež dà chiarezza; questo è il pregio e il vantaggiož questo è il compito delle religioni. Le religioni non sono delle filosofie e tanto meno delle attività scientifiche destinate a spiegare con accuratezzaž con precisione logica come stanno le cose. Le religioni assomigliano piuttosto a dei fari di lucež assomigliano alle opere dŽartež cioè alle raffigurazioni nelle quali le cose della vitaž quello che capitaž gli avvenimenti vengono ripresentatiž raccontati di nuovož raffigurati in maniera diversa e questo modo di raffigurarli in qualche maniera li fa capire. Capire non è la stessa cosa che spiegare. EŽ difficilež sono distinzioni sottili questež capisco. Ma non bisogna ridurre lŽattività della nostra mente alla sola attività di calcolo geometrico-matematico; cŽè ben altro! E molte cose che non si possono tradurre in equazioni sono peraltro altrettanto necessarie per gustare la vitaž per vivere; e vivere non è soltanto calcolare e costruirež è viverež è esserci. La vita è fatta di emozioniž di sentimentiž di apprezzamenti variž di speranzež di proposte. E le religioni hanno soprattutto questo compito. Oraž la comparazione tra lŽuna e lŽaltraž o in ogni caso la valutazione del peso che una religione può avere in un certo momento storicož in un ambiente socialež soprattutto nella mia vita personale deve essere fatta appunto tenendo conto di questa capacità complessiva che una religione ha di essere illuminante. Ho perso tutto questo tempo per lŽintroduzionež però la prima letturaž se ci pensatež è un saggio di presentazione delle cose in questa luce: la Sapienza di Dio loda se stessaž si autopresentaž fa il panegirico. A questo punto dovrebbe cominciare un corsož lungo quanto è necessariož di presentazione dei contenuti e caratteristiche della prospettiva religiosa cristiana. Delle letture di questa domenicaž di questa Messaž piegate allŽepoca del Natalež direi che quello che emerge in comune fra tutte e tre le letturež salmo compresož è quella specie di convergenzaž di fusione tra gli aspetti cosmiciž creazionisticiž quelli che riguardano lŽimmensità dellŽuniverso e la compagnia divina alla povera vita umana nella sua debolezza. Cioè una delle caratteristiche di questi testiž caratteristica poi che è comune allŽebraismo e al cristianesimož è proprio il coniugare insiemež cercare di rapportarež di mettere insiemež di far sposare le affermazioni cosmologichež quelle che riguardano lŽintero universož e la modestiaž la povertà della vita di ogni uomož non dei grandi uominiž ma di ogni uomo. Che è quello contenuto nel prologo di Giovanni - Il Verbo creatore si è fatto carne. E noi abbiamo vistož e lui ci ha parlato e raccontato di Dio-. EŽ il tradursi in parole comprensibili da chiunquež dal piccolo e dal poverož di colui che è lŽautore della grandiosità dellŽuniverso. Per cui questo piccolo e questo povero non riesce a capire la grandiosità dellŽuniversož non è capace di fare lŽastronomož non sa seguire i ragionamenti della ricerca astrofisicaž ma nel Verbo Gesù Cristo conosce quella intenzione divina che fa tutto esisterež che si traduce in una vicinanza. - Ha posto la tenda in mezzo a noi- (che rievoca evidentemente la storia dellŽesodož quando Dio non aveva bisogno di santuari solenniž ma come gli altri si accontentava di una tendaž un pochino più decorata delle altrež e conviveva con i beduini che dal deserto andavano in Palestina)ž - Ha posto la tenda. Il Verbo eterno di Dio-. Una delle caratteristiche della sensibilitàž dellŽatmosfera cristiana è questa: io come uomo su questa terra ho come mio fratellož che abita vicino a me in una tendaž il creatore dellŽuniverso. -Benedetto sia Dio che ci ha benedetto con ogni benedizione spirituale. Ci ha scelti prima della creazione del mondo-. Noi contiamo di fronte a Dio più di tutto lŽuniverso! Certo che per lo scienziato questa è una stupidaggine. EŽ una stupidaggine. Non si può dire che noi contiamo più dellŽimmensità delle galassie. Questa èž direiž la protesta religiosa di fronte alla insensibilità con cui il mondo pretende di presentarsi a me come enormež grandioso e pretende che io mi stupisca solo per la sua grandezza. La religione mi invita a stupirmi perché il Creatore di quel mondo si è fatto mio fratello. Questo è il salto di qualitàž questo è il di più di fantasiaž di riflessionež di bellezzaž bellezza prospetticaž che cŽè nel vivere e nel pensare religiosamentež allŽinterno del cristianesimo. E ce ne sono una quantità di queste cosež e quello che è proprio caratteristico è questa fusione degli opposti. Questo mettere insieme lŽenorme con il piccolož il lontano con il vicinož il divino con lŽumanož questa è lŽincarnazione. Ecco perché nella liturgia del Natale poi tutto si conclude con le nozze di Cana che simbolicamentež nella vecchia fantasia dei padri della Chiesaž rappresentava proprio lŽunione nuziale tra lŽeternità di Dio e la caducità del mondož fra la vita eterna e la mortalitàž fra lo spirito e la carne. Il cristianesimo è questa religione dello stare insieme dellŽimmensità di Diož la Sapienza che loda se stessa nellŽassemblea e che dice - Io ho creato i cieliž ho ricevuto da Dio un ordine "Va ad abitare a Gerusalemme"-. Tra Gerusalemme e Picenengo non cŽè differenza. Il creatore dellŽuniverso abita a Brancere! Questo èž detto in maniera un poŽ stupidaž ( quando io voglio fare lŽumorista capisco che cado un poŽ di tonož ma dŽaltra parte mi piace farlo) questo è il cristianesimo. Cioèž se voletež la stupiditàž uno può dire - Tutto questo è sciocco-. LŽuomo religioso dice - Si! Sembra sciocco. In realtà è coraggiosož in realtà indica una chiave di lettura del tutto che scavalca quello che di per sé la scienza è tenuta a direž ma che è limitato allŽosservazione dei fenomeniž cerca di andare più in fondo e più in altož e mi dà un messaggio in più che nessuno può dimostrarež e che però mi affascina per la sua bellezza e mi fa sospettare che sia vero; e non voglio perderlo nella mia esistenza quotidiana-. Più o meno la fede è questo. Questa insicurezza superata dalla volontà di non perdere la bellezza che cŽè nel messaggiož Se non si capisce questož questa specie di naturaž dal punto di vista interiore e spiritualež dellŽatto di crederežche ha una sua percentuale di verifica razionalež ci mancherebbe altrož una modesta percentualež per il resto è sostenuto da quel desiderio di vivere benež di vivere in armonia con il tuttož di superare la tentazione della depressionež della sfiduciaž dello sconforto. EŽ una cosa complessa lŽatto di fede. Nasce appunto da questo stupore per il congiungimento di cielo e terra. Ecco perché secondo noi lŽevento dellŽincarnazionež cioè il creatore che si fa un poverŽuomo nella tenda qui accantož ripetož che sembra una sciocca assurditàž è in realtà il richiamož il simbolož lŽappello a credere a questa profonda vicinanza dellŽuniverso inconoscibile alla nostra piccolezza. EŽ il di più che la religione ci dà per riuscire a tirare avanti nella vita.