» Home » Domande - Risposte   » Libro deglio ospiti    » Contatti  
Omelia IV AVVENTO C del 24 Dicembre 2006

Omelia 24 dicembre E’ curioso che l’antica preghiera di questa domenica¸ quella che abbiamo letto all’inizio della Messa¸ dica “Infondi nel nostro spirito la tua grazia o Padre¸ tu che nell’annuncio dell’angelo ci hai rivelato l’incarnazione del tuo Figlio¸ per la sua passione e la sua croce guidaci alla gloria della risurrezione”. E’ una frase molto semplice¸ come nelle preghiere antiche forse fin troppo sintetica¸ però quello che potrebbe sorprendere è che la vigilia di Natale o la domenica prima di Natale si parla della passione e della croce¸ perché nell’annuncio dell’angelo è stata rivelata l’incarnazione ed allora si prega Dio non per l’incarnazione ma perché per la passione e la croce possiamo arrivare alla gloria della risurrezione. E’ questa fra l’altro la preghiera che dovreste conoscere¸ ma certe cose si dimenticano¸ dovreste conoscere questa preghiera perché è quella che si adopera tutto l’anno per concludere la preghiera dell’Angelus¸ quella che i papi hanno reso celebre dalla finestra¸ la preghiera conclusiva dell’Angelus è sempre questa della quarta domenica di Avvento dove si mette insieme l’incarnazione¸ la passione e la croce. E questo fa pensare innanzi tutto¸ come tutti sanno il Natale è una festa tardiva e sostanzialmente secondaria perché la Chiesa antica¸ la Chiesa che ha capito dove sta l’essenza delle cose¸ valorizzava la Pasqua¸ il Natale è venuto molto dopo e magari domani ricorderemo in che modo è venuta fuori questa festa del Natale¸ perché la sostanza della concezione cristiana della salvezza è la Pasqua¸ non il Natale¸ e la cosa interessante è che sia il vangelo¸ sia la seconda lettura di questa messa¸ in fondo¸ preparano questa allusione alla passione ed alla croce. La visita di Maria ad Elisabetta¸ che è stata molto amata nelle raffigurazioni classiche¸ in tutte le chiese c’è un quadro della visitazione¸ in tutte le chiese antiche ci sono capitelli che rappresentano l’episodio della visitazione¸ non è come solitamente si dice una lezione di cortesia e di gentilezza per andare a trovare una futura partoriente¸ la visitazione era considerata importante perché Elisabetta¸ la rappresentante dell’A.T.¸ dell’antico ebraismo¸ riconosce che lei è l’anziana che genera l’ultimo profeta di Israele¸ il quale lascia il posto a Gesù che è l’iniziatore di un mondo nuovo e di un modo nuovo di onorare Dio. Per questo l’episodio dice che¸ delle due¸ non è la giovane Maria che riverisce Elisabetta¸ la saluta entrando in casa¸ ma quando Elisabetta vede che è venuta Maria è lei che si inchina: “A cosa debbo che la madre del mio Signore venga da me?” e si sottintende la continuazione “Sono io che dovevo venire da te” e poi l’anziana madre Elisabetta dice: “Appena la voce del tuo saluto è giunta alle mie orecchie il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo”. Giovanni Battista è letteralmente¸ come diceva per metafora Geremia “Profeta fin dal seno di sua madre” e¸ sussultando nel grembo¸ riconosce la superiorità di Gesù nei suoi confronti. Questo episodio piaceva molto al medioevo¸ con l’incontro delle due donne¸ perché voleva dire che l’ebraismo lascia il posto al cristianesimo. Come sapete tutta la visione classica delle cose riteneva che¸ teologicamente parlando¸ l’ebraismo doveva cessare di esistere e questo può aver provocato¸ come abbiamo detto in tante altre occasioni¸ può avere indirettamente provocato¸ cioè loro non si accorgevano che questa concezione teologica poteva provocare dei maltrattamenti agli ebrei che ancora si ostinavano a sussistere come ebrei e questo è un dato di fatto storico che non si può negare. Tante cose nascono con buone intenzioni e producono effetti collaterali malvagi e dannosi¸ come fanno tutte le medicine. L’antisemitismo è un effetto collaterale¸ purtroppo doloroso di una concezione teologica che non è del tutto tramontata. L’ebraismo non ha più molte ragioni per sussistere dopo che è venuto Gesù Cristo¸ anche se oggi si è ricuperata una sua perenne validitภche poi penso di riuscire a dire in che cosa consiste ma questo rapporto tra le due donne simbolicamente rappresenta il rapporto tra la giovanissima vergine che genera colui che viene direttamente da Dio¸ nel simbolo si intende¸ che dà inizio ad un mondo completamente nuovo¸ mentre Elisabetta¸ anziana e sterile¸ ha partorito per grazia di Dio l’ultima voce dell’antico Israele che porta le persone a Gesù Cristo. Come dirà Giovanni quando il Battista vede passare Gesù: “Ecco l’agnello di Dio” ed i discepoli di Giovanni seguono Gesù ed abbandonano il vecchio maestro. Simbologicamente è segno di un trapasso epocale¸ come si direbbe¸ del cambiamento totale del modo di rapportarsi a Dio¸ di pensare Dio¸ di vivere la religione. Ed in che cosa consiste la novità? Che cosa c’è di nuovo in Gesù Cristo rispetto all’antico ebraismo? A pensarci bene non sono molte le cose nuove che Gesù porta rispetto all’ebraismo antico¸ anzi¸ onestamente bisogna dire¸ cosa che il medioevo non era riuscito a capire¸ che in realtà Gesù conserva tutto quello che c’era nell’ebraismo tranne una cosa che anche gli ebrei però stavano abbandonando e¸ quindi¸ in un certo senso anticipa quella che sarebbe stata una loro trasformazione della religione e¸ cioè¸ Gesù dell’ebraismo abolisce il culto sacrificale. Questo l’ho già detto anche in anni passati¸ può darsi che qualcuno se lo ricordi¸ noi non ci rendiamo conto perché non ci pensiamo¸ basta che ci pensiamo e lo comprendiamo¸ alle volte non ci rendiamo conto dell’importanza di questa svolta che è avvenuta nel mondo antico nel quale tutte le religioni¸ specialmente quelle del bacino del Mediterraneo¸ che sono quelle che ci interessano¸ credevano che per onorare Dio bisognasse fargli delle offerte¸ che potevano essere offerte vegetali¸ di farina¸ pane¸ acqua¸ libagioni¸ versare per terra liquidi preziosi¸ anche l’acqua è preziosa¸ lo sappiamo più oggi che nell’antichitภma lo sapevano anche gli antichi¸ ed offrire soprattutto sacrifici di animali: le pecore¸ i giovenchi¸ i tori¸ l’ara pacis. Le sculture della romanità sono tutte piene di processioni nelle quali si porta il toro o il giovane torello e lo si offre agli dei. Onorare Dio voleva dire privarsi di alcune cose. E qui il punto: prendere le cose¸ ed in particolare gli animali che sono il bene più prezioso che l’uomo allora possedeva¸ ma anche adesso¸ insomma¸ le piante¸ i frutti¸ i fiori¸ l’acqua¸ gli animali privarsene per offrirli a Dio. Questa essenza della religione nel culto era cosí¸ bisogna rendersene conto. Tutti quelli che sono andati a scuola ed hanno studiato un po’ di storia queste cose le sanno. Chi ha fatto scomparire tutto questo? C’erano tendenze a tentativi¸ proposte¸ sollecitazioni ad eliminare questo culto sacrificale¸ c’erano nella filosofia¸ c’erano all’interno dell’ebraismo perché l’ebraismo che viveva al di fuori della Palestina¸ non potendo accedere al tempio¸ l’ebraismo della sinagoga¸ faceva a meno dei sacrifici. E questo è ciò che Gesù non abolisce ma porta a compimento. Ma chi veramente sopprime completamente il culto sacrificale è il cristianesimo¸ e questo è il senso dell’incarnazione¸ è quello che dice… La prima lettura questo lo dice in maniera molto velata¸ presentando¸ come ho detto¸ la vecchia israelita che genera l’ultima voce che si inchina di fronte a Maria ed il bambino anticipa la sua soggezione a colui che nascerà sussultando nel grembo della madre¸ che è una graziosissima scena che ha questo significato simbolico. Il brano della Lettera agli Ebrei dice le cose in altro modo ed in maniera più esplicita e più chiara. Anche qui è interessante perché l’autore della Lettera agli Ebrei trova nell’A.T. questa idea che il culto non serve a nulla cioè che offrire cose a Dio non ha senso perché pesca un vecchio salmo nel quale un anonimo autore dice di essere andato a Gerusalemme nel tempio con niente. Tenete presente che anche al tempo di Gesù c’era tutto un commercio di animali perché la gente veniva da lontano¸ mica poteva portarsi la pecorina da casa per andare ad offrirla a Gerusalemme¸ portava i soldi. Poi arrivato a Gerusalemme comprava l’animale¸ lo pagava fior di quattrini e poi lo portava ai sacerdoti che lo sgozzavano lo dissanguavano¸ lo tagliavano a pezzi¸ bruciavano grasso e fegato e lo offrivano a Dio. Cosa turpe! Dicevo¸ già nell’ebraismo c’era una tendenza a non fare questo¸ già nell’ebraismo antico questo tale arriva al tempio e dice: “Ma tu non mi hai chiesto sacrifici¸ offerte per il peccato?”. Sul libro c’è scritto “Ecco io vengo a fare o Dio la tua volontà”¸ questa è la grande svolta: che a Dio si offre la propria libertภla propria intelligenza¸ il proprio progetto di vita per adeguarlo alla sua volontà. Per molto tempo sono convissuti insieme il sacrificio e queste aspirazioni alla donazione interiore della persona. In Gesù Cristo c’è soltanto questa seconda cosa ed è per questo che Cristo ci salva¸ come dice bene la Lettera agli Ebrei: “Per quella volontà noi siamo stati santificati”. Cristo ci ha santificati perché ha accettato nel suo cuore di morire senza opporsi alla cattiveria umana che lo crocifiggeva¸ non perché fisicamente è morto. Quando il testo dice “Per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo”¸ quando dice corpo intende quello che la cultura ebraica intende per corpo cioè vita¸ la persona¸ la personalità che si manifesta anche nella fisicità del corpo ma non è il cadavere¸ non è il corpo separato dalla mente perché il cuore¸ che per loro è la sede della volontภè parte del corpo e loro vedono il volere¸ il decidere¸ l’amare intrinsecamente presente nell’organismo del corpo. Quando Cristo offre il suo corpo vuol dire che offre la sua volontà. Questa è stata la svolta che ha cambiato¸ nel bacino del Mediterraneo¸ il modo di concepire il rapporto con Dio e tutta la vita di Gesù è stata sacrificio¸ non semplicemente nel momento in cui è morto¸ è stato sacrificio perchè Dio ha vissuto la vita¸ lo dico con parole insufficienti lo capisco¸ ha vissuto la vita con serietภcercando le cose più importanti e veramente utili e di sostanza¸ facendone oggetto di insegnamento¸ rinunciando alle cose superflue¸ occupandosi dei problemi seri¸ parlando di cose serie¸ chiamando i discepoli perché imparassero a riflettere su come si orienta l’intelligenza e la volontà e¸ di conseguenza¸ anche il corpo che agisce¸ opera. “Ecco¸ io vengo per fare o Dio¸ la tua volontà”¸ e quando questo culmina nella morte come accade a tutti¸ a Cristo è capita una morte violenta¸ la volontà di Cristo continua a credere che coloro che hanno offerto a Dio la propria volontà durante la vita non verranno dimenticati da Dio. Questa e niente di più è la speranza della risurrezione. Ecco perché il Natale va strettamente collegato a tutta la vita di Cristo che culmina nella morte e questa è la grande novità del cristianesimo. E questo è quello che bisogna che noi cerchiamo di non perdere perché¸ come forse dirò domani cosí siete già preparati¸ cambiate chiesa se volete la predica corta perché la farò lunga anche domani probabilmente¸ il mondo moderno e post-moderno e anti-moderno sta perdendo questa dipendenza dall’esempio di Cristo nell’orientare a Dio la propria volontภvuol vivere senza Dio. Il mondo antico riteneva di aver bisogno del sacrificio¸ del culto sanguinario per mettersi in pace con Dio¸ il cristianesimo ha abolito questo con fatica¸ ha cancellato il sacrificio. L’ebraismo ci è venuto dietro perché¸ come dicevo prima¸ questo superamento del sacrificio era già latente nell’ebraismo. Oggi anche l’ebraismo non ha più sacrifici. In teoria dice che tornerebbe a Gerusalemme ma non nomina più la ricostruzione del tempio. Ecco perché l’ebraismo¸ come era già in maniera latente ai tempi di Gesù¸ come è diventato nella storia¸ oggi è infinitamente più vicino al cristianesimo anche se non accetta Cristo¸ direi per una inerzia culturale millenaria. Ma noi cristiani ed ebrei siamo uguali in tutto perché anche loro vivono della parola cioè dell’insegnamento¸ quello che c’è scritto sul Libro. “Che io faccia la tua volontà”¸ anche loro sono per fare la volontภanche l’Islam è su questa linea. In questo momento facciamo molta fatica ad andare d’accordo¸ ma ci riusciremo ad andare d’accordo perché tutti¸ ebraismo¸ islamismo e cristianesimo¸ sono moderni¸ hanno superato il culto sacrificale dell’antichità e questo è importantissimo¸ non ce ne rendiamo conto perché ha messo al centro la persona¸ le aspirazioni¸ i desideri¸ le decisioni¸ quello che accade nella libertà dell’uomo. Questo è il cristianesimo che ha avuto inizio¸ non il giorno di Natale¸ era già preparato in anticipo¸ che è apparso¸ si è manifestato con la venuta di Gesù Cristo. E per questo le letture di questa domenica sono particolarmente preziose per farci capire che cosa significa celebrare un Natale che si conclude con la croce: significa esaltare il primato della decisione a favore del bene a tutti i costi e al di sopra di ogni ostacolo¸ significa che non si può¸ con l’alibi di offerta di cose¸ cercare di cancellare la responsabilità verso il bene che invece dobbiamo prendere nella nostra interiorità a tutti i costi.