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Omelia III AVVENTO C del 17 Dicembre 2006

Quest’anno sembra un tantino ironico leggere la prima lettura e il salmo¸ che parlano probabilmente della Gerusalemme liberata dall’assedio babilonese¸ oppure¸ se la distruzione è già avvenuta¸ annunciano il ritorno degli esiliati e la ricostruzione della cittภquindi è un testo dove la retorica della speranza è particolarmente presente¸ e c’è questa idea di Dio che viene ad abitare all’interno della cittภe la gioia di tutti perché il Signore viene in mezzo a noi. Dappertutto invece si sente dire che non si può fare il presepio¸ che bisogna nascondere Gesù bambino¸ che i simboli cristiani danno fastidio¸ che bisogna fare tutto laico¸ e dà un po’ fastidio vedere questo contrasto per cui al Gesù che viene si chiede la carta d’identità e lo si lascia in sala d’aspetto. Paolo nel brano letto parla del rallegrarsi nel Signore¸ e poi più concretamente spiega - Non angustiatevi per nulla¸ ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste¸ con preghiere suppliche e ringraziamenti¸ e la pace di Dio¸ che sorpassa ogni intelligenza¸ custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù -. Questo modo di formulare il discorso è particolarmente ben riuscito¸ e direi che è più saggio di certe frasi evangeliche¸ attribuite a Gesù¸ le quali assicurano in qualche modo che la preghiera verrà esaudita - Bussate e vi verrà aperto. Chiedete e otterrete -¸ sentenze che risalgono probabilmente a Gesù e vanno accolte con fede¸ ma sono però delle parole di tipo profetico¸ cioè degli annunci esagerati¸ annunci che vogliono forzare il discorso perché le persone si convincano di avere speranza nell’aiuto di Dio¸ parole che servono per sostenere l’animo di persone oppresse. Purtroppo l’esperienza¸ quando si parte con questo spirito di energica attesa¸ fa provare la disillusione¸ - Ho pregato e non ho ottenuto niente; invoco¸ grido¸ chiamo tutti i giorni¸ ma Dio non ascolta-. Il linguaggio di Paolo non è profetico¸ ma è più riflessivo¸ più meditato¸ e forse si avvicina di più alla verità. - Non angustiatevi¸ ma in ogni necessità - non dice domandate ma dice - esponete a Dio le vostre richieste -. C’è l’idea del chiedere¸ ma tutto viene presentato come un dialogo confidenziale - Raccontate a Dio quel che vi succede¸ con preghiere¸ suppliche e (aggiunge) ringraziamenti -. In questo modo presenta il discorrere della preghiera in maniera più ricca e articolata di quanto non avvenga in certe frasi evangeliche - Dialogate con il Signore¸ esponendo le vostre cose¸ con fiducia e rispetto¸ pregando e supplicando¸ ma anche ringraziando-. E ancora più interessante è la risposta che lui presenta¸ cioè - Cosa ne trarrete-? - La pace di Dio-. Non la pace in genere¸ e¸ ricordando Giovanni - Vi do la mia pace¸ non come la dà il mondo- ho l’impressione che con questa frase si voglia dire: qualche cosa che vi fa bene¸ che vi aiuta¸ che vi sostiene¸ che vi calma; che non è molto facilmente descrivibile¸ perché viene da Dio¸ infatti è - La pace di Dio che sorpassa ogni intelligenza -. Questo è un modo di presentare il rapporto tra noi e Dio in una maniera molto più profonda di quanto non avvenga in altri testi¸ perché - se voi parlate¸ ragionate con Dio¸ esponendo le vostre cose¸ riceverete un suo dono che sorpassa il vostro limite del capire¸ del giudicare¸ del valutare¸ che custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo -. E’ facile¸ quando si sta male e non si ottiene niente¸ dire¸ come tutti spesso confessano¸ - Non riesco più a credere¸ Dio non mi ascolta -¸ e viene il dubbio se ci sarà veramente¸ se è vera quella immagine paterna di Dio che Gesù ci ha insegnato¸ quando uno la vede contraddetta nella sua malattia¸ nella sua sofferenza¸ nella sua incapacità di risolvere e di capire i problemi. Allora Paolo dice che vi verrà data una pace che sorpassa l’intelligenza e custodisce cuori e pensieri in Cristo Gesù. E’ l’ idea che la risposta di Dio alle nostre preghiere¸ molte volte¸ non tocca la realtà per cui abbiamo pregato¸ e soprattutto¸ di norma¸ non tocca la malattia¸ il disfacimento degli organi¸ non è il miracolo fisico quello che Dio è disposto a darci¸ ma qualcosa che custodisce i nostri cuori e i nostri pensieri¸ per cui ci può dare la grazia di capire¸ di accettare¸ di integrare quello che ci sta accadendo¸ anche se è fisicamente un dolore molto grave¸ in una specie di fiducia interiore¸ di pace del cuore che ci permette di mantenere contatto amichevole e fiducia in Cristo e in Dio. Questo modo di descrivere l’effetto religioso della preghiera è molto ben scritto ed è molto utile per quei momenti che presto o tardi possono capitare a tutti¸ nei quali si ha l’impressione di non farcela più a sopportare quello che succede. Alle spalle di questo sta anche una velata critica a quel modo di ragionare sulla sofferenza insopportabile¸ risolvendola o sperando che la si risolva con delle normative di tipo giuridico¸ che hanno assunto la formulazione “oscena”¸ permettete l’aggettivo¸ - staccare la spina -. Quando di fronte a un problema¸ che è quello che San Paolo tocca in questi versetti¸ non si ha più il coraggio di parlare o di pensare a una pace di Dio¸ a una custodia dei cuori e dei pensieri in Cristo Gesù¸ ma si formula il problema nella forma¸ ripeto¸ oscena¸ - E’ lecito o no staccare la spina? Lo decida la commissione!- è una cosa orrenda. Questo dimostra che quando Dio non abita più in mezzo a noi tutto cambia significato¸ tutto diventa tecnico¸ banale¸ fisico¸ idraulico¸ elettrico¸ - staccare la spina-. Tutto questo è sintomo di una concezione meccanica delle esperienze umane. Non è - il Signore che viene ad abitare in mezzo a voi¸ e vi porta gioia¸ allegrezza¸ esultanza-¸ non è - esporre le richieste con preghiere¸ suppliche¸ ringraziamenti¸ per ricevere una custodia dei cuori e dei pensieri-. Lo so che ci sono dei momenti in cui anche le parole di Paolo risultano impraticabili¸ perché la sofferenza può essere tale da farci perdere la testa¸ ma coloro che stanno intorno¸ coloro che ragionano¸ coloro che dibattono questi problemi¸ i cristiani che ascoltano e pensano queste cose devono ricorrere a questi testi della sacra scrittura¸ a queste parole¸ per insegnare e suggerire anche ad altri¸ anche ai “tecnici”¸ come sarebbe doveroso e umano parlare di certi argomenti. Soprattutto quando si è in un momento dell’anno nel quale la nostra cultura e la nostra tradizione ci dice - Il Signore sta per venire in mezzo a noi-¸ bisogna interrogare anche lui¸ con quello che ci porterà e ci dirภbisogna chiedere anche a lui che cosa è più umano¸ perché ciò che è umano molte volte coincide con ciò che Dio pensa dell’uomo. La coincidenza tra alcuni brani della sacra scrittura¸ che per caso abbiamo letto oggi¸ e quello che si sente¸ per puro caso¸ in coincidenza del Natale¸ su diversi fronti¸ deve aiutarci a pensare se il compito dei cristiani non sia quello di cercare di introdurre con un pochino più di forza e di invadenza le categorie bibliche e cristiane per imparare a giudicare quello che succede.