» Home » Domande - Risposte   » Libro deglio ospiti    » Contatti  
Omelia I AVVENTO C del 3 Dicembre 2006

Omelia 3 dicembre Come abbiamo già detto due domeniche fa¸ quando si leggeva l’analogo testo di Marco del cosiddetto discorso sulla fine di Gesù¸ questi capitoli che si trovano in Matteo¸ Marco¸ Luca ma sono del tutto assenti dal Vangelo di Giovanni¸ sono tra i più difficili da interpretare di tutto il N.T. per di più le scelte liturgiche saltano versetti¸ per abbreviare il testo¸ e rendono quindi ancora più difficile¸ se mai fosse possibile¸ capire la logica che tiene insieme le affermazioni che sono incatenate tra di loro in questo tipo di discorso. Io vi ho già detto due domeniche fa che la maggioranza degli studiosi ritiene che tutte le descrizioni di catastrofi che sono presenti in questi testi¸ tranne forse quelle che riguardano la caduta di Gerusalemme che in parte si sono avverate¸ anche perché probabilmente gli evangelisti hanno scritto questi testi quando Gerusalemme era già caduta ed hanno fatto finta di prevedere quello che in realtà era già successo¸ tutte le altre¸ che riguardano stelle¸ soli¸ lune¸ potenze del cielo che verranno sconvolte¸ maremoti¸ terremoti¸ vengono considerati¸ dagli esperti non da me¸ vengono considerate una specie di concessione che Gesù ha fatto al gusto popolare del suo tempo che amava sentire queste previsioni di future catastrofi che avrebbero sconvolto completamente il mondo per permettere a Dio di crearne uno nuovo dove sarebbe regnata la giustizia e la pace. Questi desideri¸ questa aspirazione nevrotica¸ addirittura¸ dei contemporanei di Gesù e che da parecchi decenni dominava certi ambienti della Giudea soprattutto¸ avrebbe indotto Gesù a toccare anche lui questo tema e quasi per farsi ascoltare e rendersi più credibile avrebbe anche lui adottato queste immagini di sconvolgimento generale mutando però la finale del discorso perché gli sconvolgimenti cosmici servivano alla letteratura ebraica del tempo che non è entrata a far parte della Bibbia. Servivano per dire che sarebbe venuto il giorno in cui gli ebrei avrebbero ritrovato la loro libertภautonomia¸ indipendenza e sarebbero scomparsi tutti gli imperi oppressori e loro pensavano soprattutto alla loro salvezza come popolo¸ anche se poi qualcuno poteva estendere questa impostazione di pace e giustizia anche alle altre popolazioni. Ma quello che a loro interessava era dire che Dio sarebbe intervenuto con una potenza eccezionale e¸ per evitare che si ripetesse il male¸ che si incarnava soprattutto negli imperi¸ nei grandi regni¸ nei grandi sovrani avrebbe sconvolto tutto e¸ in un certo senso¸ ricominciato da capo. Per dirla in maniera ancora più semplice e per far capire¸ si sarebbe trattato di una specie di secondo equivalente del diluvio universale¸ il leggendario diluvio aveva distrutto tutti i primi peccatori¸ aveva dato inizio ad un mondo nel quale¸ però¸ era subito ricominciato il peccato¸ la violenza¸ l’ingiustizia. Adesso¸ finalmente¸ sarebbe venuto una stravolgimento definitivo¸ ancora più incisivo che non sommergere con le acque¸ che sarebbe stato una specie di una nuova creazione. Questa era la mentalità popolare di molti ebrei del tempo di Gesù¸ non probabilmente di tutti¸ anzi certamente non di tutti. Gesù si inserirebbe in questo discorso¸ accetterebbe di incominciare con queste descrizioni catastrofiche ma poi concluderebbe in maniera differente¸ dando un messaggio diverso da quello che molti suoi contemporanei avrebbero avuto piacere di sentire. E la diversità del messaggio non è facile da individuare ma consisterebbe in alcuni punti fermi. Il primo che potrebbe sembrare superbo è che Gesù si mette al centro di questo mondo rinnovato perché la prima cosa che lui dice è: “Vedranno il Figlio dell’Uomo venire su una nube con potenza grande”. Siccome nel corso della sua vita lui aveva parlato di sé chiamandosi Figlio dell’Uomo è chiaro che lui si identifica con l’apparizione di questa figura. La figura esisteva già nello schema ebraico¸ ma la cosa sorprendente è che lui fa capire che il Figlio dell’Uomo¸ questa specie di potente essere celeste che incomincia la creazione del mondo nuovo¸ è lui. E questo¸ certamente¸ è scandaloso per l’ebreo¸ tant’è vero che¸ voi lo sapete bene¸ pare che lui abbia detto questa frase anche nel processo presso il Sinedrio “Vedrete il Figlio dell’Uomo…”¸ i giudici hanno capito che stava parlando di sé ed hanno detto: “Costui bestemmia!” ed hanno deciso che meritava la morte. Quindi questo è il punto importante perché questo è il punto cristiano del discorso. Ecco perché gli studiosi dicono: “Lasciate perdere le immagini di sole e luna che sono semplicemente decorative¸ non sono una ouverture che non predice niente¸ è semplicemente il modo di attaccare il discorso. Vi aspettate il rinnovamento? Il rinnovamento ci sarà ¸ ma sarà compiuto da Gesù che è quello che voi credete che fosse un figlio d’uomo¸ un essere celeste che riceve da Dio onore¸ potenza e gloria.”. Come abbiamo letto due settimane fa nel Libro di Daniele¸ colui che riceve onore¸ potenza e gloria¸ che diventa il rinnovatore del mondo è Gesù che sta per morire sulla croce. Non dimentichiamo che secondo i sinottici questo Vangelo viene fatto la sera prima del Giovedí Santo e¸ ripeto¸ la parola “Vedrete il Figlio dell’Uomo” viene pronunciata da Gesù nel corso del processo nel Sinedrio. Allora per un lettore cristiano attento il senso di questo brano diventa completamente diverso da quello che avrebbe potuto avere per un ebreo contemporaneo di Gesù appassionato di questa letteratura catastrofica perché il senso diventa: certo che il mondo cambierà ma il mondo cambierà per opera del Figlio dell’Uomo che è Gesù crocifisso¸ cambierà cioè perché Dio cercherà di fare in modo che l’amore indifeso che Gesù ha manifestato sulla croce¸ la capacità di perdono che lui ha rivelato sulla croce prenda il posto della ricerca del potere¸ della gloria che è la causa di tutte le oppressioni e le rovine. Per questo la prima lettura è stata scelta¸ da chi ha composto questa messa¸ prendendo una parola di Geremia¸ che fra l’altro¸ a pensarci bene¸ non si è mai avverata: “Farò germogliare per Davide un germoglio di giustizia¸ eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra. In quei giorni Giuda sarà salvato¸ Gerusalemme vivrà tranquilla”¸ è questo che non si è mai avverato. Ma tocca agli ebrei¸ eventualmente¸ cavarsela con la profezia¸ i cristiani ritengono che la parola Giuda e la parola Gerusalemme¸ da quando Gesù Cristo è venuto¸ significano i credenti in Cristo¸ diventano simboli di chi ascolta la parola di Gesù ed allora questa Gerusalemme che è l’umanità nuova¸ rinnovata dall’esempio di amore del crocifisso¸ si chiamerà “Signore nostra giustizia”. Il re che governava o che governò quando Geremia pronunciò queste parole si chiamava Zedechià o Sedecia che significa “Il Signore è giustizia”. Quindi Geremia gioca sul nome del re ed i cristiani capiscono che non c’è stata nessuna giustizia per mezzo del signor Sedecia. La giustizia può venire quando il Figlio dell’Uomo appare sulle nubi. E il Figlio dell’uomo¸ secondo una possibile interpretazione che non è l’unica¸ appare già sulle nubi quando si presenta ai discepoli come risorto per far capire che Sedecia¸ come gli imperatori¸ i violenti e gli oppressori¸ se Dio vuole¸ muoiono e non risuscitano più. C’è un Figlio dell’uomo che è risorto ed è colui che ha dato la sua vita nella croce. Allora il discorso¸ lasciando perdere soli¸ lune¸ stelle¸ mari e terremoti viene interpretato cristianamente in questo modo¸ che può sembrare forzato rispetto alla lettera del testo ma che ha¸ invece¸ una sua plausibilità se lo si colloca¸ appunto¸ nel contesto della prossimità con il processo e la morte in croce in cui il discorso è collocato e cioè quello che ho detto prima. Il mondo nuovo viene¸ il mondo vecchio scompare¸ non per una potente azione terrificante di Dio che distrugge e ricostruisce¸ ma avviene attraverso l’umile fedeltà delle persone che facendosi discepoli di Cristo si sforzano¸ anche a costo di soffrirne e di perderci¸ di dare un pochino più spazio all’indulgenza¸ al perdono¸ all’amore¸ alla tolleranza¸ alla pazienza¸ alla sopportazione perché sono queste cose che creano giustizia¸ questo è il punto. Non la violenta imposizione di presunti sistemi giusti. Quello che crea giustizia in un mondo che è complicato¸ contorto¸ contaminato da una storia millenaria di errori¸ violenza¸ sopraffazioni non lo si guarisce con colpi di bacchetta magica¸ non lo si guarisce neanche¸ semplicemente lo si cura e lo si cura con piccoli¸ continui¸ quotidiani¸ ripetuti interventi che contrastano questo male che si è aggravato sempre più nella storia e che oggi forse¸ nel nostro mondo occidentale¸ non appare più con la violenza con cui è apparso quando combattevano guerre mondiali per delle ragioni insulse¸ appare sotto altra forma ed a noi tocca individuare dove l’oppressione¸ la cattiveria¸ l’ingiustizia oggi dominano e lo sappiamo bene: nell’indifferenza diffusa per la povertà del sud del mondo¸ non solo nell’incapacitภma mancata volontà di creare una più giusta distribuzione dei beni¸ in tutte queste cose¸ nella nostra incapacità di rinunciare anche ad un minimo della nostra comodità per regalare qualcosa a chi ne ha più bisogno¸ i nostri spregi… Sono piccole cose¸ certo non sembrano violente¸ ma sono queste le ingiustizie gravi del mondo di oggi. E chi le guarisce? E’ probabile che questo testo voglia dire che non le guarisce Dio facendo cascare il sole¸ precipitare le stelle e mandando lo tzunami in modo che tutti crepino per la paura e l’attesa di ciò che dovrà accadere¸ ma le guarisce il Figlio dell’Uomo quando appare sulle nubi come risorto¸ lui che umilmente aveva accettato di patire per il bene degli altri. Ecco¸ capite¸ attendere Gesù che verrà alla fine¸ come si dice nel Credo: “Verrà di nuovo nella gloria” (gloria è parola che può avere tanti significati nella Bibbia¸ significati profondi e significati sciocchi¸ se date alla gloria il significato sciocco che arriva trionfante¸ tutto bel vestito dite una sciocchezza) la gloria è la potenza di Dio che salva nel linguaggio biblico e la gloria vera è quella della croce perché la potenza di Dio che salva è¸ ripeto¸ la pazienza¸ i piccoli interventi¸ l’amore quotidianamente offerto¸ quell’amore che crea un pochino più di riconciliazione¸ di perdono¸ di pace¸ di buon accordo¸ di servizio. Questa fiducia nelle piccole cose¸ questa è la gloria e “Verrà per giudicare i vivi e i morti” cioè verrà per constatare quello che ne abbiamo fatto del suo esempio e della sua prima venuta. Questo significa che l’Avvento è il tempo in cui bisogna essere svegli nell’attesa della venuta del Signore. Non ci sarà nessuna venuta del Signore¸ non ci sarà.. può darsi che ci sia¸ per caritภse uno vuole crederci ci crede¸ ma non ha molto senso uno che arriva sulla nube¸ al giorno d’oggi farebbe ridere¸ sono modi di dire¸ sono raffigurazioni¸ sono simboli¸ sono immagini. Il Signore sulle nubi del cielo viene ogni volta che nella nostra coscienza insinua un dubbio se siamo all’altezza dei nostri compiti¸ se stiamo comportandoci bene con le possibilità che la tecnica e la capacità di conoscere¸ comunicare e distribuire che oggi ci viene offerta¸ quando invece noi teniamo tutto per noi¸ e non diamo niente a nessun altro¸ neanche¸ non so¸ l’interesse e la solidarietà morale. Cioè¸ voglio dire¸ il “Venire sulle nubi del cielo” se noi lo rappresentiamo come un qualcosa che accadrà e lo vogliamo vedere in maniera realistica¸ ci distoglie da quel vero “Venire sulle nubi del cielo” che è quello che si celebra in ogni messa quando noi diciamo… Perché noi veniamo a messa per dire una cosa sola: Gesù Cristo ha più ragione di tutti gli altri. Questo solo. Ma in che cosa Gesù Cristo ha più ragione di tutti gli altri e viene nella gloria? Perché ha insegnato quello che nella sua vita terrena e nel suo modo di morire ci ha insegnato¸ cioè che bisogna essere capaci di distinguere le cose importanti da quelle futili e irrilevanti e che qualche piccolo sacrificio per le cose che sono serie e che valgono bisogna che lo facciamo tutti¸ piccolo¸ per caritภniente di eroico perché saranno forse le piccole testimonianze dei cristiani messe insieme che faranno fare di nuovo un piccolo passo avanti perché¸ ripeto¸ guai se noi ci immaginiamo che il mondo possa essere trasformato radicalmente. Il mondo va curato con pazienza¸ non guarirภbisogna tenere a bada le sue malattie. Questa moderata¸ piccola¸ umile speranza¸ questa è quella che dobbiamo coltivare nell’Avvento¸ come dice Luca il quale¸ dopo aver fatto questi solenni discorsi¸ si limita a dire¸ da buon parroco di campagna: “State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni¸ ubriachezze ed affanni della vita”¸ non mangiate troppo¸ state attenti quando bevete e state soprattutto attenti agli affanni della vita”¸ cioè che le vostre piccole preoccupazioni¸ serie finché volete¸ non spendano in tutto la capacità di un interesse per gli altri e per problemi un pochino più gravi dei vostri piccoli incidenti quotidiani¸ questi sono gli affanni della vita. Ora la sapienza di Luca¸ il quale dopo queste cose di sole che cade¸ dice: “Mi raccomando¸ state attenti agli affanni della vita perché gli affanni della vita vi intorpidiscono¸ vi chiudono nel vostro meschino egoismo e quando viene il Figlio dell’Uomo non capirete più niente della grandezza di quello che lui ci ha insegnato”. Ecco perché l’Avvento è questa attenzione a restare svegli nelle piccole cose ed a fare poche¸ piccole cose¸ ma qualcosa farlo.