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Omelia XXXIII DOM. T.O. B del 19 Novembre 2006

Omelia 19 novembre Nella penultima domenica dell’anno liturgico¸ perché l’ultima è dedicata alla solennità di Cristo Re¸ e nella prima domenica di Avvento¸ per delle strane considerazioni dei liturgisti¸ si leggono brani che dovrebbero parlare della conclusione della storia o della cosiddetta “Fine del mondo” ed in entrambe le domeniche¸ la penultima che è oggi e la prima domenica d’Avvento¸ i poveri predicatori si trovano di fronte ai testi più enigmatici dei Vangeli sinottici (perché in Giovanni non c’è nulla di questi testi) e si trovano di fronte ai brani che in Matteo¸ Marco e Luca¸ a seconda degli anni¸ sono in assoluto i più incomprensibili e contraddittori di tutto il N.T. Da questi brani nessuno è mai riuscito a ricavare un senso compiuto che soddisfacesse tutti i commentatori e gli esperti che studiano queste cose¸ tanto che qualcuno consiglierebbe perfino di rinunciare. Noi nella liturgia leggiamo soltanto alcuni piccoli versetti¸ ma già all’interno di questi versetti¸ come nel brano odierno¸ ci sono delle apparenti contraddizioni. Apparenti per chi ritiene di saperle risolvere e contraddizioni che rimangono per chi rinuncia a risolverle. “Non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute”¸ e cosa significa la parola generazione in questo testo? Il sole non si è ancora oscurato¸ la luna dà ancora la sua luce più o meno¸ come sempre¸ gli astri¸ per nostra fortuna¸ non cadono dal cielo ma rimangono dove stanno¸ le potenze dei cieli¸ per il momento¸ non sono sconvolte e la generazione di Gesù è passata e ne sono passate altre¸ almeno – io non so fare i conti – ma un’ottantina¸ un centinaio di generazioni sono passate¸ a seconda di come uno vuol calcolare le generazioni. Io scherzo evidentemente¸ parlo in maniera leggera¸ se volete¸ ma la parola generazione¸ in questo versetto¸ significa i contemporanei di Gesù? I contemporanei ed i loro figli? O significa tutta la storia dell’umanità usando generazione in senso metaforico? I primi cristiani non hanno capito¸ però¸ in questo senso perché¸ come sapete¸ anche in altri testi del N.T.¸ risulta che si aspettavano che la venuta del Signore sulle nubi del cielo fosse imminente. Poi¸ piano piano¸ hanno corretto la prospettiva¸ ma quale era l’intenzione¸ ammesso che Gesù abbia detto questa frase in questa forma¸ quale era l’intenzione di questa affermazione? La quale¸ poi¸ come si può accordare in maniera seria con la frase che segue? “Quanto poi a quel giorno¸ a quell’ora nessuno li conosce¸ neanche gli angeli del cielo¸ neppure il Figlio ma solo il Padre”. D’accordo che se anche tutto dovesse avvenire entro la generazione vivente si potrebbe ugualmente dire che tuttavia non si conosce il momento preciso. E’ un po’ come quelli che dicono che presto o tardi là nella paglia dell’Arizona verrà un terremoto disastroso ma non sappiamo prevedere il giorno. Quindi¸ di per sé¸ le due affermazioni potrebbero stare insieme; il fatto¸ però¸ di dire che non si conosce con precisione il momento all’interno di una generazione è l’ora e il momento preciso¸ non voglio dire che è una banalitภperò rasenta l’ovvietà. Perché sono molte le cose che si possono statisticamente prevedere¸ che presto o tardi arriveranno¸ anche se non si può precisare il momento. E’ questo che intendeva dire Gesù anticipando¸ direi¸ la prevedibilità di certi fenomeni come può enunciarla uno scienziato di oggi o era diversa l’intenzione del suo parlare in questo modo? Questo solo per fare un esempio di come sia oggettivamente difficile interpretare il significato di questi cosiddetti “discorsi apocalittici” che si trovano al capitolo 13 di Marco¸ al capitolo 24 di Matteo e che sono invece distribuiti in diversi capitoli nel Vangelo di Luca. Ma tralasciando queste cose¸ io vorrei che riflettessimo su un altro particolare di questi testi. Questi testi parlano veramente della fine del mondo o intendono parlare di una trasformazione del mondo? E questo è un altro problema che i testi presentano. Non sempre la cultura cristiana si è accorta dell’importanza di queste domande¸ anche perché¸ in secoli passati¸ dava per scontato che questi testi parlassero della fine del mondo. Ma¸ a pensarci bene¸ questo non è affatto sicuro perché accanto a questi che si leggono nei Vangeli¸ noi possediamo una quantità di scritti nati nell’ambiente ebraico poco prima¸ durante e poco dopo la vita di Gesù¸ scritti che si denominano apocalittici¸ con parola equivoca¸ ma non sto a spiegare questo e ce ne sono parecchi che sono arrivati fino a noi¸ conservati dalla tradizione dei cristiani ed in questi testi si parla di queste catastrofi¸ rivolgimenti¸ sconvolgimenti in maniera molto più ampia di quanto non accada nei Vangeli. Ci sono pagine e pagine di descrizioni di questo che pretendono di essere molto più precise di quanto non siano i discorsi evangelici. Però in genere questi testi non raccontano queste cose per dire che il mondo finisce ma per dire che il mondo verrà trasformato da Dio¸ eliminando da esso tutti i malvagi e tutto il male. Ed allora una delle domande che noi dobbiamo porci¸ forse non tanto nella forma “Che cosa dice Gesù veramente in questi testi?” ma in una forma derivata¸ secondaria cioè “Che senso possono avere per noi questi testi¸ dove si parla di uno sconvolgimento generale¸ a cui segue che cosa? La fine o la trasformazione ed il rinnovamento del mondo? Ecco¸ questa è per noi una domanda interessante perché voi capite che se noi immaginiamo¸ come in fondo sempre si è detto¸ che in questi testi si parla della fine del mondo¸ allora si deve subito saltare ad interessarsi della sorte individuale di ciascuno: paradiso – inferno¸ c’è poco da dire. Ma se questi testi avessero anche¸ o soprattutto¸ o prevalentemente¸ o soltanto¸ un’altra prospettiva cioè il rinnovamento di questo mondo¸ allora potrebbero riguardare il nostro impegno morale¸ la nostra progettazione del nostro futuro per quello che possiamo progettare¸ le speranze che possiamo e dobbiamo coltivare per i nostri figli¸ i nostri nipoti¸ le generazioni che verranno¸ la sorte e la custodia del pianeta che abitiamo. Ed è chiaro che nel modo di sentire le cose caratteristico della nostra epoca diventerebbero molto più significativi questi testi se parlassero¸ ripeto¸ sia pure attraverso immagini apparentemente catastrofiche¸ di crollo dell’ordine universale se in realtà parlassero del crollo del male¸ della disonestภdella malvagitภdel disordine¸ del caos che ancora esiste nel nostro modo di vivere e molte volte per colpa nostra. Ora è un dato di fatto che gli altri testi (io non so pronunciarmi su quelli evangelici) ma gli altri testi non biblici¸ contemporanei¸ precedenti o di poco posteriori¸ testi che fra l’altro siamo sempre più in grado di interpretare con lucidità perché non c’è il tabù della parola di Dio¸ perché di fronte alla Bibbia ci mettiamo tutti un po’ in ansia¸ quando dobbiamo interpretare¸ perché non vorremmo profanare un messaggio divino¸ quando leggiamo altri testi che non sono entrati nel cosiddetto canone delle scritture¸ ci sentiamo più liberi ed indaghiamo con maggior acume il significato delle parole¸ delle immagini. E l’impressione è che quei testi esagerino in maniera iperbolica questo stravolgimento di ogni cosa per assicurare che verrà un giorno nel quale Dio rifarà il mondo e lo rifarà in maniera che non ci sarà più pianto¸ dolore¸ sofferenza¸ ingiustizia¸ oppressione. E’ un sogno¸ evidentemente¸ è un’utopia¸ è un ideale però sarebbe interessante che anche il Vangelo potesse essere interpretato in questa chiave. Questo discorso Gesù l’avrebbe fatto¸ vi ricordate che domenica scorsa parlavamo del mercoledí sera¸ quello che precede il venerdí della crocifissione¸ questo discorso potrebbe essere stato fatto o la stessa sera del mercoledí o¸ più probabilmente il giovedí mattina¸ secondo le impostazioni dei Vangeli intendiamoci¸ quando da Betania arrivano a Gerusalemme e dal Monte degli Ulivi vedono dall’alto la splendente cupola del tempio ed i discepoli dicono: “Che belle pietre¸ che bella costruzione!”¸ Gesù affermerà:”Non resterà pietra su pietra” e questa è l’occasione per dire: “Verrà un giorno in cui perfino il sole perderà la sua luce¸ la luna si oscurerภcadranno le stelle”. E questo modo¸ direi fantastico¸ poetico di parlare di Gesù mentre cammina con i suoi discepoli per andare a Gerusalemme potrebbe riprendere queste immagini degli altri apocalittici i quali dicono: “Speriamo che venga un giorno in cui tutte le potenze della terra e dei cieli concorrono ad eliminare l’oppressione¸ l’ingiustizia¸ la malvagitภla violenza¸ la disonestà. Un po’ come dice la finale della nostra apocalisse: “Dal cielo scende sulla terra la sposa di Cristo¸ che è la santa città di Gerusalemme¸ nella quale non c’è più neanche bisogno del sole perché Dio è la sua luce”. Ma questa Gerusalemme l’Apocalisse la immagina che scende sulla terra¸ non dice che siamo noi che saliamo in cielo¸ ma la Gerusalemme che scende. Allora è forse presente anche nell’antica tradizione cristiana questa idea che Gesù¸ prima di essere crocifisso¸ ha detto ai suoi discepoli: “Ne vedrete di tutti i colori¸ ma¸ ad un certo punto¸ rendetevi conto che dalle nubi del cielo¸ che gli fanno strada¸ apparirà il Figlio dell’Uomo che adesso viene crocifisso¸ manderà i suoi angeli a radunare tutti gli eletti dei quattro venti. Imparate dal fico: quando vedete che mette le foglie¸ capite che presto viene la bella stagione”¸ perché l’estate è la bella stagione (anche se a me il caldo dà un po’ troppo fastidio ed¸ a volte¸ dico che per me è più bello l’inverno¸ ma lo dico per ridere). Se Gesù avesse voluto dire che quello sconvolgimento dei cieli era l’inizio di una fine catastrofica in cui molti si sarebbero perduti nell’inferno¸ avrebbe parlato di inverno. E’ vero¸ per caritภci sono¸ specialmente nel testo di Luca¸ quelle frasi terribili: “Dove ci saranno i cadaveri¸ là si raduneranno gli avvoltoi¸ due donne saranno alla mola¸ una sarà presa l’altra lasciata” c’è la dimensione del giorno terribile¸ ma c’è anche l’altra dimensione¸ che fra l’altro in Marco è prevalente¸ del giorno della speranza: “Vedrete il Figlio dell’Uomo che radunerà i suoi eletti in tutti gli angoli della terra”. Allora quello di cui ci parla questo testo è la fine del mondo o è la fiducia che dobbiamo avere nella trasformazione di questo mondo? Trasformazione che sarà una crisi dolorosa¸ faticosa di cui non possiamo conoscere né il giorno né l’ora perché soltanto Dio Padre sa quando finalmente vorrà impegnarsi a rinnovare il mondo. E¸ quindi nel frattempo¸ dobbiamo sopportare con coraggio¸ pazienza e lucidità di mente le catastrofi¸ le tragedie¸ gli insuccessi¸ le contraddizioni¸ spesso provocate dal nostro stesso modo di agire. Dovremo sopportare la faticosa gestione dell’energia atomica¸ che potrebbe forse salvare in parte il problema dell’energia di cui abbiamo bisogno ma potrebbe anche distruggere tutto. Io vedrei questo dietro l’immagine della luna che perde lo splendore e delle stelle che cadono¸ cioè la possibilità che tutto vada a finir bene ed il pericolo che tutto vada a finir male. Allora noi cristiani saremmo quelli i quali abbiamo la speranza che c’è qualcuno che controlla ogni cosa¸ che è il Figlio dell’Uomo¸ dalle nubi del cielo che raduna i suoi eletti. Allora siamo obbligati a leggere questi passi come minaccia di una rovina incombente. Certo¸ per il peccatore che non si converte forse sí¸ ma noi non vogliamo essere i peccatori che non si convertono¸ siamo i peccatori che non hanno il coraggio di convertirsi fino in fondo ma che vorrebbero farlo. Allora forse possiamo leggere questo testo come una assicurazione che nonostante commetteremo ancora grandissimi errori¸ forse più gravi delle due guerre mondiali da cui siamo usciti¸ che sbaglieremo in tantissime scelte ¸ che dobbiamo essere insicuri di noi stessi ma dobbiamo avere questa fiducia che il Figlio dell’Uomo¸ dalle nubi del cielo¸ ci controlla¸ è un’immagine¸ evidentemente¸ perché il Figlio dell’Uomo sa che noi siamo in grado di trasformare questo mondo¸ di cambiare una quantità di cose¸ perfino il modo di nascere o perfino il modo di concepire. Adesso siamo capaci di fare i tori con la clonazione¸ ed i cavalli¸ fra poco saremo capaci di fare i bambini¸ li faremo? Non si può desiderare che questo non diventi possibile¸ bisogna desiderare di saperlo fare con intelligenza e onestà quando sarà possibile e questo è molto più grave di qualche meteorite che cade e che dà l’impressione che le stelle abbandonino il loro posto nel cielo. Non siamo soli in questo cammino che potrebbe essere verso il progresso o verso la catastrofe¸ c’è il Figlio dell’uomo che ci guarda dalle nubi del cielo e la cui parola non passa¸ perché¸ anche se potrebbero passare cielo e terra¸ la sua pa