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Omelia XXX DO. T.O. B del 29 Ottobre 2006

Omelia 29 ottobre La prima lettura non ha vero riferimento al Vangelo se non per il fatto che nomina ciechi e zoppi tra coloro che ritornano a Gerusalemme e¸ volendo¸ contiene anche¸ come il Vangelo¸ l’idea della salita a Gerusalemme perché Gesù compie questo prodigio il giorno prima di arrivare a Gerusalemme o qualche giorno prima¸ partendo da Gerico¸ come si usava allora con la strada più comoda per andare dalla Galilea a Gerusalemme che passava dalla Transgiordania e da Gerico sta salendo verso Gerusalemme. Ugualmente la seconda lettura che è presa dall’importante Lettera agli Ebrei questa volta non parla direttamente del sacerdozio di Cristo e non ci servirà molto per la riflessione sul Vangelo ed allora ci limitiamo al testo del Vangelo. Tutti i commentatori sono del parere che questo racconto di miracolo è interessante perché in alcuni particolari si differenzia da uno schema fisso con cui di solito nei Vangeli sinottici vengono raccontati i miracoli. Perché voi stessi vi sarete accorti¸ a forza di sentirle e di leggerle¸ che le storie di miracolo hanno tutte un andamento quasi uguale¸ con piccole varianti¸ ma sono strutturate più o meno tutte allo stesso modo. Qui invece ci sono alcune cose interessanti¸ che vanno fuori dallo schema solito. La prima è il nome del protagonista che di solito non c’è. Questo non è di grande importanza¸ però soltanto di Giairo si fa il nome perché era il capo della sinagoga di Cafarnao e¸ probabilmente¸ il nome era conosciuto. Di tutti gli altri (posso dimenticarne qualcuno) ma di tutti gli altri che ricevono un dono di guarigione da parte di Gesù¸ uomini e donne¸ non c’è di norma il nome. Questo potrebbe soltanto voler dire che l’evangelista intende qualificare bene il protagonista di questo episodio. Poi c’è un secondo particolare che¸ anche questo¸ è abbastanza insolito cioè il titolo che il cieco adopera per chiamare Gesù: figlio di Davide¸ Gesù. Vi ricordate che figlio di Dio è sinonimo di Messia e vi ricordate che quando Pietro disse a Gesù “Tu sei il Cristo” cioè Tu sei il Messia¸ Gesù gli ordinò di non dirlo a nessuno. La stessa cosa avvenne dopo la Trasfigurazione. Gesù ha sempre rifiutato e cercato di evitare che questo nome venisse usato nei suoi riguardi. Lui¸ personalmente non si è mai chiamato Messia e questa è la prima volta che¸ invece¸ il cieco grida “Figlio di Davide” e Gesù lo lascia dire¸ non interviene per zittirlo¸ anzi. Il testo dice che molti lo sgridavano per farlo tacere¸ ma lui gridava più forte. E allora Gesù si ferma e dice: “Chiamatelo”. Mentre in tutti gli altri casi il desiderio di Gesù era che non si dicesse niente a nessuno¸ sia dopo aver compiuto il miracolo ma sia anche nell’uso di questi titoli di onore. Perché Gesù questa volta permette che il nome figlio di Davide¸ che è un equivalente di Messia¸ venga gridato ad alta voce e non lo contrasta? La maggioranza dei commentatori dice che dipende dal fatto che questo episodio avviene uno o due giorni prima dell’entrata di Gesù in Gerusalemme perché conclude in Marco il capitolo 10 ed al capitolo 11 in Marco c’è la Domenica delle Palme¸ quindi vuol dire che fra due o tre giorni o magari lo stesso giorno seguente¸ perché si può fare una camminata¸ volendo¸ da Gerico a Gerusalemme in un giorno¸ anticamente si poteva fare. E la Domenica delle Palme Gesù accetta che un gruppo di persone lo festeggi mettendo i tappeti per terra e le palme e gridando “Benedetto colui che viene nel nome del Signore” e usando il titolo figlio di Davide. Ma la cosa curiosa è che Gesù accetta questo titolo in anticipo con il cieco e totalmente. La domenica seguente¸ qualche giorno dopo¸ chissà poi se era il giorno dopo il sabato oppure no¸ ma secondo il nostro calendario che è poi quello di Marco¸ se è vero che Gesù è arrivato a Gerusalemme domenica¸ è altrettanto vero che venerdí al pomeriggio era già morto sulla croce. Allora tre o quattro giorni prima di morire Gesù accetta il titolo perché ormai ha perduto ogni connotazione onorifica di tipo umano¸ non è più un titolo che parla di gloria¸ di successo politico¸ di vittoria sui nemici. Se anche lo era¸ dal momento in cui lui accetta che glielo si attribuisca perde tutte queste connotazioni di gloria perché Gesù muore sulla croce. Quindi¸ probabilmente¸ è per questo che Marco¸ quando scrive il suo Vangelo¸ da bravo scrittore¸ non dotato di capacità sue di scrivere¸ ma in tutti i modi si sforza di scrivere con intelligenza e di far capire le cose¸ è per questo che pone questo prodigio subito prima della Domenica delle Palme e due volte ripete la frase “Figlio di Davide¸ Gesù¸ abbi pietà di me!” per far capire che Gesù è il vero Figlio di Davide¸ fra pochi giorni¸ quando muore sulla croce e forse anche per far capire che colui che può avere pietà degli altri è il Crocifisso. Va notato che la richiesta “Abbi pietà di me” è la tipica richiesta che nel mondo antico il mendicante¸ il povero¸ il bisognoso¸ il misero fa all’uomo potente. “Abbi pietà di me” vuol dire “Dammi qualcosa¸ aiutami perché so che tu puoi”. Quindi è un titolo che suppone la grandezza del personaggio e Marco fa capire che¸ certo¸ Gesù è grande¸ ma è grande perché viene crocifisso. Adesso dico tra parentesi¸ ma lo dirò ancora tra cinque minuti¸ bisogna che noi riflettiamo su queste cose che hanno la loro radice nei testi evangelici perché¸ in fondo¸ è per questo che noi esponiamo il crocifisso dovunque è possibile farlo. Perché secondo noi¸ il crocifisso rivela l’identità autentica di Gesù¸ il livello a cui si colloca il suo potere¸ la sua autorità. Ecco perché giustamente alcuni osservano che non è soltanto una questione religiosa¸ ma è un simbolo che ha dei riflessi culturali nel nostro mondo¸ l’esposizione del crocifisso¸ perché accanto o in tensione¸ in dialettica con altre statue¸ monumenti fa capire che insieme alla statua di Garibaldi o di chissà chi¸ o del Kaiser in Germania¸ in un luogo vicino c’è una chiesa che espone il crocifisso¸ perché c’è anche un altro che ha un potere sulla storia e sulla vita che è completamente antitetico ed opposto rispetto ad altri tipi di potere¸ che “Abbi pietà di me” si può rivolgere appunto al personaggio raffigurato nella statua del grande condottiero. “Abbi pietà di me” si può dirlo anche ad altre esposizioni pubbliche della figura di scienziati¸ poeti¸ artisti. C’è il monumento a Dante ed il cristianesimo ha collocato in piccolo¸ in genere¸ magari sul campanile¸ su un muro¸ all’interno di un locale¸ anche questa altra immagine che per noi completa il quadro di coloro ai quali possiamo dire: “Ricordati per il mio bene di me¸ tu che puoi qualcosa”. Anche un poeta può molto per aiutarci a vivere¸ io posso dirlo alla memoria di Dante: “Abbi pietà di me¸ fammi leggere qualcosa che mi tira su!”. E Gesù entra in questo contesto. Chiedo scusa della lunga parentesi¸ ma siccome di queste cose¸ alle volte¸ si parla perchè possono accadere contestazioni da parte di persone che non comprendono¸ non sanno. Ecco perché per noi queste cose significano molto¸ allora è importante questo fatto che Gesù accetta il titolo e chiama il cieco¸ perché fra pochi giorni si manifesta in che senso lui è l’eroe che salva¸ perché in fondo Figlio di Davide¸ al di là del nome proprio¸ si può parafrasare: il liberatore¸ il salvatore “el libertador”¸ è il Figlio di Davide¸ accanto a tutti i Figli di Dio che ci sono stati¸ fino a Garibaldi¸ anche Gesù è in lista¸ ma la sua liberazione evidentemente si colloca su un altro ambito che è appunto quello della valorizzazione della fatica¸ della sofferenza¸ del patire¸ dell’insuccesso¸ del valore dell’onestà e della bontà al di sopra di tutto che è caratteristica della vita di Gesù e del suo modo di essere il potente liberatore¸ perché dà un senso a tutte queste cose. Ed infatti c’è alla fine del vangelo un’altra cosa che è molto strana e che non capita praticamente mai in altri racconti di guarigione e cioè che Gesù gli dice: “Va’ la tua fede ti ha salvato”¸ subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la via. Io ho detto via invece di strada¸ e poi ve lo spiego¸ la C.E.I. dice strada. E’ la prima volta che un guarito segue Gesù¸ non succede mai per nessuno. I guariti vanno a casa perchè Gesù non pretende che in cambio del dono ricevuto uno debba lasciare tutto e diventare discepolo¸ e non risulta che l’abbia fatto nessuno. Secondo Luca si è complimentato con l’unico dei dieci lebbrosi che è tornato a ringraziarlo¸ ma dopo il ringraziamento il lebbroso è andato per la sua strada. E perchè questo cieco¸ invece¸ segue Gesù? Nel racconto di Marco¸ io non so realmente cosa sia accaduto¸ nel racconto di Marco diventa il simbolo di colui il quale riacquista la vista per vedere Gesù crocifisso¸ e di nuovo si torna al tema di prima. Non bisogna dimenticare che Marco per primo¸ poi lo copiano anche gli altri¸ ma Marco è il più antico Vangelo che noi possediamo¸ dice che sotto la croce c’era un sacco di gente che passeggiava¸ camminava¸ commentava¸ insultava¸ qualcuno stava in silenzio¸ ma un centurione romano¸ dice Marco con le sue parole precise¸ “Vedendo che era morto cosí¸ disse <Veramente costui il Figlio di Dio era!>. Io ho seguito l’ordine delle parole di Marco perché secondo alcuni sono disposte in ordine¸ in maniera che ci sia prima l’accento su “veramente”: “Non ci avrei mai creduto ma veramente costui Figlio di Dio era!”. Poi si può girarla la frase¸ questo è ovvio. Certo Bartimeo non è il centurione però c’è un parallelismo tra questi due episodi¸ entrambi carichi di valore simbolico¸ ed è importante quella frase “Vedendolo morire cos픸 perché la caratteristica¸ non voglio dire grandezza¸ ma la caratteristica del cristianesimo è riconoscere la gloria nell’umiliazione del Figlio di Dio¸ e far capire che la vera grandezza si è manifestata nel crocifisso¸ tema che anche Giovanni sviluppa a suo modo “Quando sarò innalzato da terra¸ attirerò tutti a me”. Non è il trionfatore che mentre fa la processione trionfale attira la gente che applaude. Cioè il trasferire su Cristo tutto quello che di solito viene attribuito a coloro che hanno un’esperienza di trionfo e di successo (non dimentichiamo i trionfi pubblici che allora si celebravano per le strade)¸ ecco¸ il trasferire tutto questo su Gesù crocifisso è un modo per dire a che cosa serve il cristianesimo nella storia e nelle società. Il cristianesimo serve soprattutto non per quelli che stanno bene e non hanno bisogno di niente¸ ma per quelli che hanno bisogno di dire a qualcuno “Abbi pietà di me” o “Ricordati di me”¸ il che capita nella vita qualche volta un po’ a tutti per tantissime ragioni di salute¸ l’insuccesso¸ le difficoltà economiche¸ il tradimento¸ l’insicurezza. Questo cieco che segue Gesù nella via è come uno al quale sono stati aperti gli occhi per capire che colui a cui ci si può rivolgere quando le difficoltà della vita colpiscono e ti deprimono¸ è il crocifisso Gesù¸ perché lí c’è presente il massimo potere di Dio a favore degli uomini. Il potere di Dio a favore degli uomini non è automatico¸ non funziona sempre però è l’unico potere che può risolvere in maniera completa¸ se vuole¸ le difficoltà della vita umana. Il cristianesimo serve laddove sorge il problema della debolezza¸ della fatica¸ della sofferenza. Quando tutto va bene il successo va avanti¸ quando sofferenza¸ dolore¸ fatica vengono emarginati o facilmente risolti il cristianesimo non serve a niente ed infatti la maggioranza delle persone oggi ne fa tranquillamente a meno del cristianesimo. Perché quando tutto va bene¸ quando la salute è buona¸ i soldi ci sono¸ la macchina si può cambiare¸ di telefonini c’è abbondanza a non finire¸ tutto è riempito¸ tranne un po’ di fatica nel lavorare¸ ma ci si arrangia. Se tutto si riduce a questo¸ che bisogno c’è del cristianesimo? La vita ha già un suo senso¸ è un senso minimo¸ un po’ stupido. E’ un tirare avanti passando il tempo bene. Quando capitano le cose serie¸ allora bisogna riflettere su questo ed allora bisogna che ci si aprano gli occhi per capire a chi ci si deve rivolgere¸ al mago? Intendiamoci¸ molte volte basta rivolgersi alla competenza scientifica e tecnica e questo già risolve molti problemi ed è una bella cosa. Quando la cosa mette veramente in pericolo la sicurezza interiore della persona¸ allora c’è soltanto il crocifisso.