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Omelia XXV DOM. T.O. B del 24 Settembre 2006

Omelia 24 settembre Domenica scorsa abbiamo letto la prima profezia della Passione e vi ricordate che Pietro aveva dichiarato che Gesù era il Messia e Gesù aveva cambiato titolo e si era messo a parlare del Figlio dell’uomo dicendo che il Figlio dell’uomo doveva molto soffrire¸ essere riprovato dagli anziani¸ dai sommi sacerdoti e dagli scribi e poi venire ucciso. Questa volta leggiamo la seconda profezia della Passione. L’Evangelo di Marco ne ha tre¸ la terza capiterà tra due o tre settimane ed anche Matteo e Luca hanno mantenuto la triade della profezia della Passione. In questa seconda profezia si usa ancora il titolo “il Figlio dell’uomo” con un gioco di parole che¸ secondo alcuni commentatori¸ dimostra che la frase risale a Gesù ed è sostanzialmente autentica a differenza¸ forse¸ delle altre che sono molto ritoccate dagli evangelisti: “Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini”¸ uomo – uomini; e traducendolo in aramaico salterebbe fuori una frasetta molto ritmata¸ con delle rime interne che farebbero pensare ad un detto che è veramente nato nella lingua materna di Gesù. Interessante per noi è questa questione del “Figlio dell’uomo”: noi¸ cosí spontaneamente e con buon fondamento intendiamo che “Figlio dell’uomo” significhi uomo¸ che sia soltanto una maniera in po’ pleonastica di dire uomo. Però¸ l’avranno già detto mille volte¸ l’ho detto anch’io tante volte¸ “Figlio dell’uomo” è un’espressione la quale compare al capitolo 7 del Libro di Daniele¸ è un simbolo ed indica non un uomo¸ ma una collettività. Infatti¸ si spiega che il “Figlio dell’uomo” rappresenta i santi dell’Altissimo¸ perché in quel contesto Dio è chiamato l’Altissimo¸ quindi “i santi di Dio”¸ e discutono i commentatori se i santi di Dio siano gli angeli o se siano gli ebrei¸ gli israeliti ed è più probabile questa seconda ipotesi. Ma la cosa interessante nel Libro di Daniele è che questo Figlio dell’uomo si contrappone a delle figure di animali che rappresentano gli imperi pagani¸ gli animali¸ che sono la figura degli imperi¸ vengono distrutti¸ annientati e¸ dopo questa distruzione¸ si dice che uno simile a un figlio d’uomo sale al trono dell’Altissimo e riceve onore¸ potenza e gloria. Per questo si dice¸ mi pare giustamente¸ che nel Libro di Daniele l’espressione “il Figlio dell’uomo” non è un’espressione di debolezza o di umiltà perché da un lato rappresenta l’insieme dei figli di Dio¸ figli dell’Altissimo e¸ in ogni caso¸ questo Figlio dell’uomo appare come superiore a tutti gli imperi¸ si allude all’impero persiano fino agli ultimi regni ellenistici¸ ed è superiore agli imperi perché gli imperi sono raffigurati da bestie vengono distrutti¸ precipitati nel mare. Invece il Figlio dell’uomo sale al trono di Dio quindi è figura di gloria¸ di onore ed è curioso che¸ invece¸ Gesù capovolge¸ quasi a dire “Quel Figlio dell’uomo che voi leggete in Daniele¸ che sarebbe la figura rappresentativa di tutti coloro che appartengono a Dio e che partecipa del potere di Dio perché sale al suo trono e riceve onore¸ potenza e gloria¸ invece sarà consegnato in mano agli uomini e verrà ucciso. Il Figlio dell’uomo¸ quindi¸ in questo contesto che ho descritto¸ che è quello del capitolo 7¸ andate a leggerlo¸ del Libro di Daniele che è poi un testo che doveva essere abbastanza noto perchè viene commentato in letteratura apocrifa dell’A.T.¸ cioè ha un seguito questa figura di Daniele e la figura del Figlio dell’uomo è sempre rappresentata come una figura gloriosa. Qualche studioso – queste cose forse le avete sentite perché ne ha parlato anche la televisione in qualche trasmissione di questo genere ma qualcuno pensa che i cosiddetti Qumranici¸ cioè quel gruppo di ebrei che avrebbero manifestato le loro idee in quei rotoli che sono stati scoperti nella località di Qumran¸ qualche studioso ritiene che già lí ci sia presente l’idea che il Figlio dell’uomo¸ prima di ottenere la gloria¸ dovrà soffrire e può anche darsi¸ qualcuno dice¸ cosí per far scena¸ che “Quindi Gesù non ha niente di originale!” (ma nessuno pretende che Gesù abbia tutto di originale)¸ “La Chiesa tiene nascosti questi testi perché non vuole…” sono tutte frottole queste la Chiesa non tiene nascosto niente¸ tant’è vero che io ve lo sto dicendo¸ che poi gli altri preti non lo dicano perché ritengono che queste cose sono più adatte a una lezione invece che ad una omelia non significa niente. Quale che sia l’eventuale origine di questa trasformazione della figura del Figlio dell’uomo¸ la cosa interessante è che Gesù la adotta e dice che il Figlio dell’uomo¸ che si pensava normalmente che fosse colui che riceve onore¸ potenza e gloria¸ forse la riceverà pure¸ quando risorge¸ ma attualmente¸ come prima cosa¸ deve essere dato in mano a degli uomini ed essere ucciso. E il testo di domenica scorso diceva “Soffrire molto”. Ora tutto questo mi pare che sia¸ dal punto di vista della storia dell’evoluzione del pensiero ebraico ma anche della storia del pensiero cristiano¸ tutto questo è importante¸ molto importante perché fissa il principio che la prima cosa che Dio ci ha manifestato in Gesù Cristo è che lui stesso¸ per primo e di conseguenza anche noi¸ siamo chiamati ad accettare umiliazioni e sofferenze. Questo è un punto che ha caratterizzato il cristianesimo primitivo. Se voi leggete la Prima Lettera ai Corinti ed anche Galati¸ Paolo dice “Io ho predicato Cristo e Cristo crocifisso” e qualche volta Paolo tralascia perfino il tema risurrezione¸ proprio perché la gente non dica: “Sí¸ ma questo non conta¸ quello che conta è la risurrezione”. No¸ quel che conta è la croce perché questa è quella che ci tocca ricevere da Dio durante questa vita. Certo non bisogna diventare dei doloristi cioè di quelli che dicono che il cristianesimo è la religione delle sofferenze¸ no¸ non è questo. Il fatto è che la vita le comporta di suo le sofferenze¸ e Gesù sembra dire che il modo che Dio ci suggerisce di fronte alla fatica del vivere è di accettarla con realismo¸ con pazienza e¸ se ci si riesce¸ perfino con compiacimento¸ non oso dire gioia perché¸ come ho detto forse più volte negli anni passati¸ la tribolazione è caratteristica della identità cristiana¸ ma non perché Dio la vuole imporre capricciosamente¸ ma perché è il modo di reagire¸ il modo sapiente di reagire alle ingiustizie¸ ai mali¸ alle sofferenze che la vita provoca¸ perché se ci avete pensato le tre letture¸ soprattutto le prime due¸ di questa Messa¸ e come accennava anche l’orazione iniziale che parlava appunto della sapienza: “Donaci la sapienza che viene dall’alto”¸ un tema che è caro a Gesù ma che¸ ripeto¸ era già presente nel tardo ebraismo¸ è che la sapienza è quella di mettersi all’ultimo posto¸ disporsi a servire¸ disporsi¸ se necessario¸ anche a tribolare¸ soffrire. Questa è sapienza¸ è la sapienza di Dio. Cioè si può discutere¸ uno può anche non crederci¸ dire che non è giusto¸ che non è vero¸ ma¸ in primo luogo¸ bisogna sapere che il cristianesimo¸ ed anche il tardo ebraismo si è orientato in questo senso. Io sarei contento che a Qumran ci fosse già questa idea che il Figlio dell’uomo … Io non ho niente in contrario¸ il più è dimostrare se c’è veramente¸ perché bisogna leggere con attenzione i testi¸ valutarli¸ ma se c’è veramente questa idea che il Figlio dell’uomo o prima di ricevere onore¸ potenza e gloria¸ o mentre riceve onore¸ potenza e gloria¸ lo riceve sottoforma di sapienza¸ che resiste¸ che è capace di perseverare e che è capace¸ soprattutto¸ con questa accettazione della tribolazione¸ dell’insuccesso¸ dalla fatica¸ accetta di rimanere calmo¸ paziente¸ buono¸ mite¸ perché è questa la sapienza. Ora il cristianesimo ha sempre predicato questo¸ anche se è vero¸ l’abbiamo già riconosciuto tante volte¸ che in molti casi le gerarchie cristiane hanno ceduto alla prassi che in secoli passati era normale combattere¸ guerreggiare¸ aspirare alla vittoria¸ lo so¸ ma anche mentre Giulio II papa faceva le guerre¸ Alessandro VI pure e gli altri costruivano potenze ed eserciti¸ anche allora sul territorio¸ nelle parrocchie c’erano i conventi¸ c’erano i francescani¸ c’erano i parroci¸ magari con la morosa¸ ma in fondo credenti¸ che insegnavano alla gente a stare tranquilli¸ ad accontentarsi¸ a sopportare con pazienza¸ forse perfino esagerando¸ insegnando troppa rassegnazione e poca capacità di reagire¸ forse sí¸ ma la perfezione non è di tutti. Ma il cristianesimo¸ se ci badate¸ basta che vi guardiate attorno¸ vediate com’era la cultura delle famiglie¸ le nostre piccole chiese di campagna. Anche mente la Santa Sede combatteva e cercava la potenza e l’onore¸ non era serva di nessuno ma voleva comandare¸ la Chiesa popolo di Dio¸ la Chiesa bassa¸ la base¸ predicava ancora umiltภpazienza¸ tolleranza perché aveva capito questo messaggio. Quando Dio si è fatto uomo ed è diventato Figlio dell’uomo era pieno di onore e di potenza ma ha avvertito i suoi discepoli: “Se uno vuole essere primo si metta all’ultimo posto” perché questa è la sapienza di Dio¸ è questo il punto fondamentale. Perché Dio che ci conosce e sa come procede il vivere della storia¸ ci vuole dire che¸ di norma¸ di solito…. ma certo¸ ci vuole anche un po’ di fermezza nella vita¸ lo capisco¸ alle volte ci vuole anche il coraggio di opporsi¸ tuttavia questo deve essere molto dosato perché di norma è più sapienza¸ come dice san Giacomo: “La sapienza che viene dall’alto è pura”. Puro¸ nel linguaggio del N.T.¸ vuol sempre dire sincero¸ non ha sotterfugi¸ pacifico¸ mite¸ arrendevole. Si potrà discutere sulla traduzione della parola greca¸ ma il senso è questo: “Piena di misericordia e di buoni frutti” senza parzialitภsenza ipocrisia. Un frutto di giustizia viene seminato nella pace per coloro che fanno opera di pace”. L’ebraismo del tempo di Gesù in buona parte la pensava già cosí e bisogna onestamente riconoscere che anche l’ebraismo dei secoli successivi ha seguito questa strada del Figlio dell’uomo che deve essere consegnato in mano agli uomini e soffrire molto. E¸ a pensarci bene¸ questo ci rende veramente fratelli degli ebrei¸ quelli che nei loro ghetti lavoravano dalla mattina alla sera¸ scherzavano tra di loro in questa pace e fraternitภcome lo si vede in certi buoni films che li hanno descritti¸ gli ebrei nei lager che sopportano. Certo¸ non potevano fare altro¸ ma molti di loro pensavano che era la sapienza divina. Poi hanno ritenuto giusta anche una reazione forte ed hanno dubitato che fosse giusto interpretare come grazia di Dio quello che era accaduto¸ e si può discutere; ma c’è un legame che ci unisce e Gesù Cristo è tra tutti gli ebrei forse quello che più di tutti ha cercato di far capire questo. E¸ ultima cosa e poi finisco ma ci sarebbero sempre tante cose da dire¸ nel brano che abbiamo letto¸ prendendo il bambino all’interno di una casa¸ perché poi troveremo un altro brano simile dove¸ invece¸ non si parla più del bambino ma si fa il confronto con i capi delle nazioni¸ e quella è l’estensione di questo discorso al livello politico¸ al livello sociale. Qui il discorso è fatto in casa¸ in famiglia e quindi¸ direi¸ che forse¸ per essere pratici¸ potremmo ricavare una piccola lezione pratica di vita: cominciamo in casa nostra ad essere contenti di essere gli ultimi¸ non lamentiamoci se non ci fanno i complimenti e non ci ringraziano continuamente… “Lavoro dalla mattina alla sera e nessuno mi dice mai niente!”. E lascia perdere! La sapienza di Dio è non pretendere¸ la sapienza di Dio è essere contenti di essere come i bambini di allora¸ non quelli di adesso che¸ purtroppo lo so che non è giusto¸ ma lavoravano e¸ lavorando¸ siccome non erano capaci di fare nulla¸ portavano il secchio¸ andavano a scaricare “Vai a prendere! Portami! Dammi!” facevano il piccolo servitorello. E quando Gesù con il bambino dice: “Se non diventate come bambini che non dirigono i lavori¸ ma eseguiscono quello che voi gli dite¸ che vengono magari anche puniti o trattati male qualche volta. Ecco¸ lo so che non bisogna esagerare¸ però bisogna porsi la domanda: ma non è forse più sapiente¸ a cominciare dalla famiglia e dalla casa¸ questa accettazione dei ruoli più bassi come ruoli che rendono l’uomo veramente sé stesso e che sono riflesso della sapienza di Dio?