» Home » Domande - Risposte   » Libro deglio ospiti    » Contatti  
Omelia XXIV DOM. T.O. B del 17 Settembre 2006

Omelia 17 settembre Tutti i commentatori sono del parere¸ giustamente¸ che questo episodio costituisce il centro del Vangelo di Marco. La prima parte del Vangelo prepara questo testo nel quale si cerca di cominciare a definire l’identità di Gesù¸ chi è veramente¸ e poi¸ nella seconda parte¸ si tiene conto di questo e si dimostra come Gesù ha manifestato questa sua identità negli ultimi giorni della sua vita e poi¸ soprattutto¸ nella passione e nella morte. Per cui la parte più importante è la parola in cui si dice che il Figlio dell’uomo deve molto soffrire¸ essere riprovato dagli anziani¸ sommi sacerdoti e scribi¸ venire ucciso e dopo tre giorni risuscitare. Il testo che noi leggiamo avrà certamente un fondamento storico¸ come tutto quello che c’è nel Vangelo¸ però è stato certissimamente riformulato¸ ripensato dopo la risurrezione. Il che si dimostra facilmente¸ soprattutto se si riflette su un piccolo particolare “Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi sé stesso prenda la sua croce e mi segua”. Se Gesù avesse veramente detto questa frase prima di essere crocifisso¸ che senso avrebbe avuto? Cosa poteva significare per i suoi ascoltatori “Prenda la sua croce”? Non avrebbe avuto nessun significato. Un bravo ebreo che ascoltava diceva: “Cosa c’entro io col supplizio della croce?” E’ vero che non solo i romani ma anche un re ebreo¸ una cinquantina di anni prima aveva crocifisso delle persone in Giudea¸ questo è vero¸ però si trattava¸ come sempre in questi casi¸ di una memoria lontana¸ quella di Alessandro Ianneo che aveva crocifisso una moltitudine di farisei¸ oppure si trattava di un supplizio che i romani infliggevano a persone che ritenevano delinquenti di condizione sociale bassa¸ inferiore perché gli altri venivano decapitati o impiccati. Ma cosa poteva voler dire per la gente che ascoltava “Prenda la sua croce”? Cerchi di farsi crocifiggere? Non ha senso tutto questo. Chiaro che quando la croce di Cristo diventa l’obbedienza a Dio¸ lo strumento per la salvezza del mondo¸ la riparazione di tutti i peccati¸ allora l’espressione “Prendere la croce di ciascuno come Gesù ha preso la propria” allora acquista un significato metaforico e prende il senso che noi diamo oggi a questa espressione. Questa se volete è una pura curiosità critica¸ è molto probabile che la formulazione di questa frase sia stata fatta dall’evangelista¸ non riproducendo esattamente una frase che Gesù avrebbe detto durante la sua vita terrena¸ ma¸ eventualmente¸ modificando ciò che Gesù aveva detto ed esprimendolo con la fede di un cristiano che ormai considera la croce¸ quella di Gesù¸ non più uno strumento umiliante¸ segno della prepotenza violenta di coloro che comandano¸ ma la considera come un sacrificio gradito a Dio perché ha fatto di Gesù Cristo¸ come diciamo nella preghiera eucaristica: “Vittima di espiazione per i nostri peccati” ma questo senso positivo e religioso della croce si comprende soltanto dopo la risurrezione. Questo lo dico non soltanto per precisare quello che è giusto che si precisi a proposito dell’origine di questo testo¸ ma perché¸ secondo me¸ questa riflessione ci aiuta poi anche a capire il significato che noi siamo chiamati a dare a questa lettura che noi abbiamo fatto. Perché dopo la parola sulla croce ne segue un’altra che soltanto alla luce di quello che ho detto¸ secondo me¸ può essere saggiamente interpretata: “Chi vorrà salvare la propria vita la perderภchi perderà la propria vita¸ per causa mia e del Vangelo¸ la salverà”. Questa specie di contrapposizione¸ che senso può avere per noi? Notate che questo è un testo molto importante perché prima si parlava della sorte di Gesù e del suo destino personale¸ poi si dice che Gesù ha convocato le folle e ha chiesto a tutti di fare come lui cioè di seguirlo sulla via della croce. Ora¸ questo pare che si possa dire con sicurezza¸ non può riferirsi solo a quegli sporadici casi di martirio in cui una persona¸ a causa del Vangelo¸ viene ucciso e¸ quindi¸ in questo senso¸ perdendo la sua vita la salva. Non si può dirlo a tutti questo perché il martirio¸ per fortuna¸ rimane un caso eccezionale¸ isolato¸ sporadico. Il numero dei martiri è sempre fin troppo numeroso rispetto al buon senso¸ ma tuttavia¸ rispetto alla moltitudine dei cristiani¸ rimangono sempre dei casi isolati. “Chi vorrà salvare la propria vita” non può riferirsi soltanto alla situazione del martire che è messo nel dilemma se tradire Gesù per salvare la vita oppure avere il coraggio di confessare la sua fede cristiana ed¸ eventualmente¸ accettare anche la morte. Questo¸ per disgrazia¸ ogni tanto capita¸ può capitare ancora¸ ma non può riguardare la folla radunata attorno a Gesù¸ bisogna che per la folla questo significato¸ questa parola abbia un altro significato che possa valere per le persone comuni come noi alle quali¸ per fortuna¸ non capiterà di dover confessare la fede con pericolo di morte. Bisogna che il prendere la croce e il perdere la vita possa mantenere un senso autentico¸ un senso logico anche per il normale cristiano che vive la sua vita umilmente come tutti gli altri. Occorre quindi che anche a questa espressione noi diamo un senso metaforico. E’ una delle tante esagerazioni¸ dei tanti modi paradossali che si trovano nel Vangelo che dicono: “Se il tuo occhio ti scandalizza¸ cavalo¸ se la tua mano ti scandalizza¸ tagliala”. E’ chiaro che si tratta di modi di dire¸ cosí è un modo di dire anche questo: “Rinnega te stesso¸ prendi la tua croce perché se vuoi salvare la tua vita la perdi”. Occorre che noi cerchiamo di scoprire quale può essere il significato simbolico¸ metaforico di questa espressione¸ perché se la interpretiamo semplicemente sul piano fisico vale soltanto per alcune eccezioni che non avrebbero più alcun rilievo per la vita normale della persona. La cosa potrebbe far sorridere ma “Chi vuol salvare la propria vita la perde” significa che non dobbiamo avere cura della salute? Perché nel corso della storia del cristianesimo c’è stato qualcuno che ha interpretato la frase in questa direzione. C’è una certa spiritualità che dice che occorre essere indifferenti¸ occorre non essere troppo preoccupato della propria salute perché quel che conta è la vita dell’aldilà. Quindi strapazzarsi per la causa buona¸ in particolare per la diffusione del Vangelo¸ evitare di curarsi con eccessiva preoccupazione è più cristiano che non essere ossessionati dalla salute. E’ stato detto¸ è stato pensato questo¸ è stato un modo legittimo di interpretare questa frase. Certe educazioni spartane che si usavano nei vecchi conventi o nei vecchi seminari: acqua fredda¸ niente riscaldamento¸ ci si alza alle 5¸ si mangia poco¸ ci si mortifica¸ non ci si lamenta mai “Perché devi rinnegare te stesso¸ non devi avere quel culto della tua salute”¸ voi capite che tutto questo¸ detto oggi¸ quando avere un culto della salute o¸ addirittura¸ della bellezza è diventato dominante¸ il che è una mentalità pagana¸ questo è certo¸ però tutto questo detto oggi¸ finirebbe per provocare un rifiuto di questa parola di Gesù da parte della gente normale. La quale direbbe “Ma come¸ io devo mettere a repentaglio la mia salute e la mia vita?”. Gesù dice “Per me e per il Vangelo”¸ cosa significa questo? Non sono sicuro di potervi dare una risposta dopo aver fatto tutte queste domande. Vi pongo le domande perché le sento come mie domande che riguardano anche me. Qualche commentatore ha osservato che probabilmente questa espressione “Chi vorrà salvare la vita la perde¸ chi perde la vita la salva” deriverebbe dal linguaggio militare¸ cioè sarebbero i discorsi che il comandante fa¸ prima della battaglia¸ per evitare che qualcuno cerchi di salvare la vita fuggendo o imboscandosi¸ e allora gli dice: “Guarda che chi cerca di salvare la propria vita perché scappa o perché si tira indietro rischia di essere fatto prigioniero da un nemico crudele che lo maltratterà” e non c’erano allora le Convenzioni di Ginevra. “Se tu invece in battaglia ti mostri coraggioso¸ se tu assali il tuo nemico¸ se tu non cedi di un passo”¸ e nelle trincee della prima guerra mondiale queste cose purtroppo si dicevano ancora¸ “Tu salvi la tua vita¸ probabilmente la salvi fisicamente¸ in ogni caso riceverai la medaglia al valore¸ alla memoria ed hai salvato la tua dignità di soldato”. E voi pensate che si possa attribuire a Gesù la condivisione di una schema mentale di questo genere¸ di un invito al coraggio spregiudicato di questo tipo¸ vorrà dire cosí? La mia soluzione¸ non è una soluzione è un’ipotesi… “Chi vorrà salvare la propria vita” in greco c’è la solita parola “psiche”¸ per dire vita¸ che quando fa comodo si traduce vita¸ quando fa comodo in un altro senso si traduce anima¸ perché “psiche” di per sé vorrebbe dire anima “Chi vorrà salvare la propria anima¸ la perderภchi perderà la propria anima per causa mia e del Vangelo¸ la salverà”. Non vedo perchè qui si debba tradurre vita quando altrove si traduce anima¸ dovrebbero mettersi d’accordo i traduttori delle Bibbie. Allora¸ “Perdere la propria anima per causa mia e del Vangelo” può avere un significato sempre attuale che vale per tutti. E’ il coraggio di convertirsi¸ il coraggio di rimanere attaccati ai propri pregiudizi¸ alle tendenze culturali del momento soltanto perché sono di moda o seguite dalla maggioranza. Allora¸ perdere la propria anima significa essere disposti a cambiare parere¸ essere disposti a criticare¸ alla luce di Gesù e del Vangelo¸ i luoghi comuni che circolano¸ i pregiudizi che circolano¸ le idee che tutti propagandano come se fossero il non plus ultra dell’intelligenza e della comprensione delle cose. Allora¸ è quel combattimento con sé stessi per la ricerca della veritภdel giudizio oggettivo ed equilibrato e del primato del Vangelo¸ della parola di Gesù¸ della sua dottrina e del suo insegnamento per l’interpretazione della realtà. A me piacerebbe molto dare alla frase questo significato perché effettivamente la parola greca lo consente. Lo so che ci sono altre parole in greco¸ e usate anche nel N.T.¸ che più chiaramente parlano di ragione¸ mente¸ riflessione “psiche” è una parola molto generica che può significare anche semplicemente la vitalità fisica¸ questo è vero¸ ma può significare anche la vitalità spirituale. In fondo psicologia deriva da “psiche”. Allora¸ curare la crescita della propria persona a costo di fare brutta figura nei confronti degli altri. Qualcuno¸ per esempio¸ ho osservato che tra le tante sofferenze di quei poveretti che venivano crocifissi è che loro se ne andavano al patibolo con un palo sulle spalle e tutti li deridevano e li schernivano¸ gettavano loro addosso i frutti marci dicendo “Ben ti sta”. Allora¸ è il disprezzo¸ il ridicolo¸ la paura della brutta figura… e quante volte il disprezzo¸ il ridicolo¸ la paura della brutta figura¸ quello che una volta si chiamava il rispetto umano cioè il timore di essere segnati a dito “Quello lí è cristiano¸ che ridicolo!” ci frenano nella nostra lucidità intellettuale nell’aderire alla verità e nel manifestarla. Ecco¸ invece di pensare al martirio o alla trascuratezza della salute io direi che questa frase¸ nel nostro vivere quotidiano¸ potrebbe utilmente essere interpretata in questo senso: cerchiamo di salvare la nostra testa dall’assalto della stupidità diffusa e cerchiamo di avere sempre il coraggio di lasciarci illuminare dal Vangelo di Gesù.