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Omelia XVI DOM. T.O. B del 23 Luglio 2006

Questo episodio riferito da Marco¸ che sembra semplicemente un intermezzo perché non ha dei contenuti particolarmente significativi¸ serve poi ad introdurre la moltiplicazione dei pani¸ che leggeremo domenica prossima però la leggeremo prendendola dal Vangelo di Giovanni perché cosí ha stabilito il calendario liturgico¸ è un brano che alcuni commentatori recenti hanno valorizzato molto¸ soprattutto perché Marco ha il coraggio di parlare di questa debolezza nella quale Gesù viene a trovarsi perché è talmente inseguito dalle folle¸ che come dice il testo non hanno neanche più il tempo di mangiare¸ ed è indubbiamente curioso dal momento che Marco aveva messo come titolo iniziale del Vangelo che era la bella notizia riguardante il Messia figlio di Dio. E tutte due le parole indicano autorità e potenza ed il Messia di cui parla la prima lettura¸ è successore di Davide¸ regnerà da vero re¸ sarà saggio¸ eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra. E’ chiaro che sono parole di governo e di potenza e¸ viceversa¸ qui Gesù viene presentato come una persona che è vittima degli avvenimenti¸ non sa come comportarsi ed è assalito da questo bisogno: la fame. E anche i discepoli¸ tornati dal loro viaggio¸ pare contenti per i prodigi che hanno fatto¸ sono poi impotenti a proteggere se stessi¸ hanno insegnato¸ hanno fatto del bene agli altri ma adesso hanno bisogno di riposo. “Venite in un luogo in disparte” e partirebbero con la barca. Forse per riuscire a fuggire e in maniera che non si veda dove approderanno. Ma il testo dice che la gente¸ che è furba¸ capisce che vanno da qualche altra parte¸ sembra che indovini dove andranno a sbarcare con la barca e li precedono a piedi. Giustamente¸ quelli che se ne intendono di topografia si sono chiesti come questo sia possibile perché per quanto la barca taglia nell’acqua e faccia il giro sulla riva… bisognerebbe che ci fosse una penisola da circumnavigare per riuscire ad arrivare prima andando a piedi¸ altrimenti bisogna andare di corsa. Ma sul mare di Galilea che è rotondo come il Trasimeno¸ ci sono le penisole da aggirare¸ quindi è strana la cosa e qualcuno dubita anche della precisione topografico – storica dell’evangelista¸ però gli interessa dire che la gente praticamente scavalca Gesù per cui loro¸ poverini¸ pensano di arrivare lภmangiare e riposarsi un po’ e si trovano la gente che è già arrivata a piedi da ogni parte. E allora¸ di nuovo¸ sono tutti¸ con Gesù in testa¸ vittime del rispetto verso la gente. “Provare compassione”. Quindi l’episodio¸ se ci pensate per vostro conto¸ a casa vostra¸ che sembra un aneddotino di poco rilievo¸ in realtà se voi vi rendete conto che il protagonista è il Messia¸ figlio di Dio cioè una figura¸ che era considerata nella tradizione secolare dell’ebraismo da chi lo attendeva¸ una figura di straordinaria potenza¸ il pastore che domina¸ che decide lui come vanno a finire le cose¸ che invece si trova ad essere¸ non dico condizionato¸ ma addirittura vittima di situazioni che vengono create dalla gente. Questa subordinazione ai bisogni della moltitudine¸ più che di un pastore fa di Gesù Cristo una specie di servitore¸ di infermiere di assistente sociale¸ è il Gesù badante¸ solo che deve badare a numerosissime persone. Rasenta l’umorismo¸ se volete¸ il discorso perché questa sorpresa di Gesù che arriva¸ trova la gente… “Oddio sono già tutti qui¸ cosa facciamo? Non possiamo mangiare neanche stasera!” E’ quasi¸ ripeto¸ scherzoso e ridicolo ma contiene¸ secondo molti commentatori una visione molto profonda. Cioè il cristianesimo antico ha il coraggio di presentare il figlio di Dio¸ la perfetta immagine di Dio come colui il quale accetta di provare¸ lui stesso¸ cosa vuol dire avere bisogno¸ che cosa significa¸ non in teoria¸ leggendolo sui libri¸ ma sperimentandolo fisicamente¸ cosa significa aver fame¸ aver sete¸ aver sonno¸ essere stanchi e non poter neanche mangiare né dormire. Bisogna che ci rendiamo conto che presentare una figura divina come quella di Gesù come una figura che ha di fatto vissuto questa esperienza e non perché ha voluto provare a viverla¸ quasi a dire: “Ma si¸ per una volta prendo un po’ di ricostituente orina e provo”. No perché di fatto la vita gli è saltata addosso con questo bisogno¸ con questo accavallarsi delle folle intorno a lui¸ essere cioè vittima degli avvenimenti¸ essere colui il quale nella vita viene colto di sorpresa da quello che accade e sperimenta la debolezza dell’uomo di fronte a quello che la vita gli butta addosso. Questo¸ capite¸ è il Dio salvatore¸ questo è il pastore. Voi capite che in tutto questo c’è una coerente anticipazione della croce. Gesù è il Dio che non si sottrae¸ il Dio che sinceramente¸ ripeto¸ e non per finta¸ non per una sua scelta di cui determina lui quando comincia e quando finisce¸ ma¸ come capita invece ai vari bisognosi nella vita¸ la disgrazia gli capita addosso e non va più via¸ e tu devi solo resistere¸ questo Gesù ha voluto sperimentare. E bisogna rendersi conto di come è importante che il N.T. contenga questi flash sulla persona di Gesù perché danno un’impronta alla visione del divino coma la condivide il cristiano alla quale forse non avevate pensato con chiarezza. Come nella scelta delle letture di questa messa non è messa in luce dai testi che accompagnano il Vangelo ma invece¸ ripeto¸ è molto approfondita da alcuni commentatori recenti i quali si rendono conto della novità anche culturale¸ nello sviluppo delle idee religiose. Perché io non sono pratico di religioni¸ quindi dico delle sciocchezze¸ ma anche Buddah¸ in fondo¸ fa qualcosa del genere però la sua soluzione¸ come sapete¸ è differente. C’è anche in lui la compassione per le creature che soffrono¸ però la sua grande soluzione è sopprimere il desiderio per non soffrire. Gesù non sopprime il desiderio ma lo lascia emergere e accetta di soffrirne. E’ una diversitภnon voglio dire che uno è più bravo dell’altro¸ anche se ovviamente ritengo che Gesù sia più bravo di Buddah¸ ma metodologicamente non devo cadere in questa faciloneria di confronto. Voglio solo dire che è interessante che questi due mondi¸ che sono mondi molto profondi dal punto di vista religioso¸ abbiano tutte e due collegato (Buddah non pretende di essere un Dio) però abbiano tutte e due collegato l’esperienza religiosa con l’esperienza del bisogno e¸ come facevo un po’ fatica a spiegarmi e lo faccio anche adesso¸ soprattutto un’esperienza di questo cascarti addosso della fatica¸ della stanchezza¸ del bisogno¸ magari nel momento in cui meno te l’aspetti¸ che ti blocca tutto. Ecco¸ il pastore Gesù non è più quello che comanda ma è quello che vive questa situazione. Ed è anche interessante che la risposta alla compassione di queste folle è prima di tutto che “Si mise ad insegnare loro molte cose” e¸ anche qui c’è un’intuizione del N.T. ¸ anche questa comune a molte esperienze filosofiche e religiose¸ cioè¸ anche se questa gente ha camminato¸ anche se ha bisogno di mangiare¸ di lavarsi i piedi perché gli fanno male¸ il pastore prima di tutto insegna perché sa che c’è un primato nell’uomo che è quello della mente che non bisogna mai rimandare: l’istruzione¸ la comprensione¸ la consapevolezza¸ perché anche nelle situazioni forse più difficili dove pare che la fisicità esiga a tutti i costi il primato¸ qualche volta non si può fare a meno di intervenire con il sonnifero¸ con il calmante¸ con la cura della ferita¸ ma¸ non appena è possibile¸ bisogna tornare ad alimentare la mente¸ insegnare. Ed infatti¸ come dicevo¸ soltanto dopo¸ alla sera¸ ci sarà la moltiplicazione dei pani¸ ma prima si insegna. E anche qui¸ capite¸ c’è sotto una concezione dell’uomo (antropologia come dicono le parole difficili) cioè che quando si incontra una persona¸ qualunque sia la sua situazione¸ bisogna sempre non dimenticare la sua situazione¸ bisogna sempre dimenticare che la cosa più importante che c’è in quella persona e quella che bisogna prima di tutto tenere in vita è la mente¸ è il conoscere¸ il capire¸ il sapere. Mi pare che queste cose siano molto interessanti. Il salmo responsoriale che sapete tutti a memoria è bello: “Mi fa riposare¸ ad acque tranquille mi conduce¸ non temerei alcun male se devo camminare in una valle oscura¸ prepari una mensa¸ cospargi di olio il mio capo”¸ si dimentica il salmo di dire¸ è stranissimo perché fra l’altro nell’A.T. c’è il tema che il grande dono di Dio non è il pane da mangiare ma la torah cioè la legge¸ però qualche volta il N.T. sembra dimenticarsi che bisogna dare un primato alla conoscenza¸ all’insegnamento e¸ poeticamente¸ presenta un’immagine di Dio pastore come colui il quale ti conduce su pascoli¸ e i pascoli non diventano ancora metafora della formazione¸ dell’istruzione¸ ma sono invece immagine del mangiare¸ del bere¸ del riposare¸ del dormire che è presente anche nel Vangelo perchè è esattamente quello che Gesù ha voluto provare¸ per cui il Vangelo non nega affatto che bisogna preoccuparsi anche del riposo fisico¸ del nutrimento¸ ci mancherebbe altro¸ ma direi che c’è nel Vangelo una visione più equilibrata¸ più armonica¸ più coraggiosa che è quella che raccomanda di non dimenticare mai la parte più importante che è quella che riguarda il pensiero¸ la mente¸ la volontà.