» Home » Domande - Risposte   » Libro deglio ospiti    » Contatti  
Omelia XIV DOM. T.O. B del 9 Luglio 2006

Omelia 9 luglio Tradizionalmente gli abitanti di Nazareth che si sono scandalizzati¸ come avete sentito di Gesù¸ vengono considerati dei cattivi esempi¸ delle cattive persone¸ sospettose¸ malfidenti¸ esempio di incredulità inspiegabile¸ e nel tradizionale modo di predicare su questo Vangelo si tende a dire “Voi non fate cosí¸ ma aderite con fiducia a Gesù Cristo e non fatevi delle domande inutili come quelle che si sono fatte questi nazarethani”. Non so se è questa l’intenzione degli evangelisti nel raccontare questo episodio¸ e sarei propenso a pensare che l’atmosfera che il Vangelo vuole creare è diversa. Intanto bisogna riconoscere che le domande che si pongono questi abitanti di Nazareth sono più che sensate. Persone prudenti devono porsi queste domande; arriva uno che insegna¸ e insegna diverso da quello che normalmente si insegna¸ compie anche dei prodigi¸ si presenta come un essere eccezionale ed è logico che la gente onesta¸ riflessiva¸ prudente si ponga questa domanda: “Donde gli vengono queste cose e che sapienza è mai questa? E dove l’ha imparata? E questi prodigi? Ma non è il carpentiere”. Giovanni dice nel suo Vangelo¸ quando riporta un episodio analogo a questo¸ che leggeremo fra 2 o 3 settimane dice addirittura: “Il figlio di Giuseppe”¸ qui poi vengono nominati i fratelli¸ saranno cugini: Giacomo¸ Joses¸ Giuda?” La domanda: Ma se questo qua è uno di noi come tutti¸ in che maniera¸ per quale ragione si presenta con questa assoluta diversità? Ora direi che questa serie di domande sono domande legittime¸ anzi direi doverose perché distinguono l’eventuale cammino che può portare alla fede da quello della credulitภcioè del credere subito al primo che si presenta come se fosse chissà chi. Quando i parroci¸ ma anch’io¸ raccomandano: “I testimoni di Geova¸ per caritภnon ascoltateli quando suonano¸ gentilmente ma mandateli via!” suggeriscono di fare quello che hanno fatto i nazarethani. Perché¸ cosa credete¸ questi testimoni di Geova¸ perchè dovrebbero avere una verità superiore alla nostra? Dove l’avrebbero imparata? Questa prudenza la insegniamo noi stessi nei confronti delle altre confessioni cristiane¸ o di certe confessioni cristiane¸ e anche delle altre religioni. Adesso l’atmosfera è cambiata perché è entrata la mania del dialogo¸ ma non è di questo che voglio parlare. Ma tradizionalmente quello che i nazarethani hanno fatto veniva raccomandato. Certo¸ nel caso di Gesù però no! E qui c’è una piccola incongruenza¸ quindi secondo me l’evangelista¸ forse sbaglio¸ ma a mio parere ha raccontato questo episodio per dire che in fondo questi dubbi sono legittimi. Che addirittura questa serie di domande è doverosa perché la fede cristiana non è una specie di¸ non so¸ eroico trasporto verso una verità caduta dal cielo che ti abbaglia ma è un itinerario lento¸ lungo¸ che può incontrare alcuni dubbi¸ incertezze¸ sempre accompagnato da domande¸ fatto di curiositภdi interesse¸ di stima per la persona¸ di interrogativi che ti accompagnano¸ magari per tutta la vita¸ perché la fede cristiana deve andare d’accordo con la ragione¸ deve trovare qualcosa che la fondi. Per secoli i teologi hanno cercato di trovare dei punti di appoggio perché la gente potesse aderire a Cristo in maniera prudente¸ consapevole¸ ragionata¸ scriteriata¸ esattamente come han fatto i samaritani. Infatti¸ la cosa che sorprende è che¸ a differenza della prima lettura nella quale si parla di un profeta che non sarà ascoltato¸ e si usa lo schema dell’ira di Dio contro quelli che non ascoltano “Figli testardi dal cuore indurito¸ genia di ribelli” e questa difficoltà a credere della gente in Ezechiele viene condannata. Stranamente domenica prossima troveremo nel Vangelo qualcosa di simile alla posizione in Ezechiele perché ai discepoli mandati in missione si dirà: “Se qualcuno non vi ascolta scuotete la polvere dalle vostre scarpe e dite <Non voglio che mi resti neanche un granellino di polvere del vostro ambiente>”. Ed è il rigetto¸ direi quasi il disprezzo di chi non crede. Nel brano evangelico di oggi¸ invece¸ se ci pensate non c’è questo aspetto del “Brutta gente¸ incredula”. Ma c’è una risposta di Gesù che¸ in fondo¸ è sorridente. Perché molte volte dipende anche dal tono mentale con cui si legge e si può leggere anche con un altro tono che è più aderente al proverbio: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria¸ proprio tra i parenti trovo più difficoltà che altrove!” e ci si ride sopra. Marco non dice che Gesù si è arrabbiato¸ inquietato¸ si meravigliava¸ e a mio parere questo modo di raccontare significa proprio che Marco intende dire ai suoi lettori: “Noi non pretendiamo che la nostra predicazione sia cosí chiara¸ cosí limpida¸ cosí convincente da considerare cattivo o sciocco colui che non aderisce¸ noi sappiamo che il nostro predicare suscita perplessitภdubbi. Ci dispiace¸ certo¸ ma è la vita¸ nessuno è profeta in patria¸ ci meraviglia ma non ci offende¸ ci meraviglia ma non ci induce al distacco o al disprezzo”. Che invece troveremo domenica prossima¸ perché nella Bibbia e anche nel N.T. sembra che siano compresenti queste due attitudini: la verità ha un suo splendore ed una sua capacità di convincere¸ stolto o malvagio chi non crede. Ma c’è anche un’altra attitudine che forse è dominante ed è quella che sto descrivendo per il Vangelo di oggi. Come a dire: “La verità è logico che susciti perplessità e dubbi¸ l’importante è che la gente continui a pensarci ed allora si crea questa specie di amicizia¸ di continuitภcome Paolo ad Atene dove gli dicono: “Ti sentiremo un’altra volta!” Sono due diversi modelli di presentare l’effetto che una predicazione di origine divina¸ io lo credo¸ può provocare sull’uditorio. E la seconda lettura¸ questa domenica¸ conferma e completa il discorso del Vangelo perché Paolo dice che perché non montasse in superbia¸ come può succedere al predicatore a cui tutti aderiscono con entusiasmo¸ alla fine crede di essere chissà cosa - ce ne sono stati un’infinità nella storia di ciarlatani che hanno creduto di essere persone eccezionali perché la gente andava loro dietro - e Gesù vuole proprio evitare che questo accada e per questo ha voluto l’esperienza di Nazareth¸ dove lui stesso è stato sottoposto a delle domande per cui la conclusione è: “Bèh¸ ci penseremo” perché a Dio piace questo tipo di riflessività purché non venga l’interesse¸ l’attenzione. Paolo diceva: “Perché io non mi insuperbissi per il mio successo mi è stata messa una spina nella carne¸ un messo di Satana incaricato di schiaffeggiarmi perché non vada in superbia”. I commentatori moderni dicono che questo messo di Satana incaricato di schiaffeggiarlo non è come si è sempre pensato una malattia¸ perché schiaffeggiare non è immagine del malato¸ l’incaricato di Satana che schiaffeggia Paolo è la derisione¸ l’ironia¸ l’incredulitภlo scetticismo che molte volte accompagna la sua predicazione. Non è sicuro però Satana è l’avversario di Dio¸ non è la causa delle malattie¸ che schiaffeggia Paolo¸ perché Paolo si rende conto che quando va in giro e predica¸ parla¸ molte volte le facce di chi ascolta e vede delle facce che dicono perplesse: “Ma!” e qualcuno che gli fa capire “Cosa credi di essere¸ sei un ignorante rispetto ai nostri filosofi¸ ai nostri scienziati!” E lui se ne va e si sente schiaffeggiato¸ ma la sua conclusione è che Dio gli ha fatto capire che la sua potenza si manifesta pienamente nella debolezza¸ e questo è molto interessante perché ci fa capire che il cristianesimo¸ proprio perché è la religione vera¸ non pretende di essere immediatamente accettato¸ applaudito¸ perché nella verità della vera religione c’è anche la modestia¸ l’umiltภla consapevolezza della possibilità di sbagliare¸ esattamente come dice san Paolo: “Mi compiaccio nelle mie infermitภnegli oltraggi.” Vedete¸ ecco perché lo schiaffeggiare veniva interpretato come un’opposizione all’insegnamento¸ nelle necessitภnelle persecuzioni¸ nelle angosce sofferte per Cristo. La debolezza della religione¸ l’incapacità di una religione di imporsi e la rinuncia a farlo con la forza o con dei mezzucci di altro genere¸ questo è segno dell’affidamento nella potenza di Dio. Il cristianesimo nella storia ha generalmente sbagliato quando si è presentato come il trionfatore vincente e forse l’epoca attuale¸ nella quale la tradizionale predicazione cristiana è snobbata dalla maggioranza¸ è considerata roba sorpassata¸ luoghi comuni che gli ecclesiastici ripetono¸ che questi vecchi papi continuano a dire¸ roba vecchia. Forse è questo il momento che preparerà un’accoglienza più matura e più seria perchè è una debolezza e¸ come dice san Paolo¸ “Quando sono debole è allora che sono forte”¸ perché la verità di Dio rispetta la libertภsuscita la riflessione¸ non si inquieta¸ non protesta¸ non si arrabbia¸ direi non scuote la polvere dai calzari. Quello¸ quindi¸ che eventualmente ci farà difficoltà sarà la finale del Vangelo di domenica prossima¸ dove si parla di scuotere la polvere¸ non i testi si oggi. Quando san Paolo dice “Mi sento schiaffeggiato non dagli uomini ma dal nemico della verità di Dio che è Satana¸ ma in questo si manifesta la forza della veritภnell’essere inerme”¸ ecco¸ io penso che sia bello¸ sia gradevole partecipare ad una religione che non ha la capacità di convincerti in maniera totale¸ che ti lascia sempre perplesso ma ti accompagna per tutta la vita con dei continui richiami¸ ti tiene sveglio¸ ti disturba qualche volta e ti conforta per tutta la vita¸ una religione che accetta anche di essere contestata¸ derisa¸ anche da me¸ nel segreto della mia coscienza e dei miei pensieri. Questa religione che accompagna la vita umilmente¸ senza pretendere come¸ invece¸ qualche volta ha fatto il cristianesimo e come stanno facendo ancora oggi alcuni membri di un’altra religione a noi vicina¸ senza pretendere di comandare¸ di avere una verità indiscussa e indiscutibile. Il cristianesimo è una religione che si presenta con questa atmosfera direi consapevole della propria infermità e consapevole di essere piena di incertezze¸ non è la religione presuntuosa¸ lo è stata¸ ma se Dio vuole non lo è più. E il Vangelo di oggi con questa figura di Gesù che¸ come dice Marco¸ “Non vi poté operare nessun prodigio” si è trovato spiazzato¸ ma alla fine sembra di capire che¸ in fondo¸ è rimasto contento perché la sua presenza in mezzo agli uomini non voleva essere lo strapotere che convince¸ ma la solidarietà che accompagna in maniera fraterna.