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Omelia CORPUS DOMINI B del 18 Giugno 2006

A causa di problemi tecnici i primi 3 minuti circa della omelia non sono stati registrati. Omelia 18 giugno ... distribuisce il calice¸ dice le parole sul vino. In un certo senso Gesù risponde con un atto di generositภdirei con un atto di cura nei confronti dei discepoli¸ alla loro incapacità di curarsi di lui. Gesù viene trascurato dai discepoli e risponde prendendosi cura della loro vita presente e¸ soprattutto del loro futuro. Al rituale della pasqua ebraica¸ che può darsi sia stato seguito anche da Gesù¸ aggiunge una offerta di pane e un’offerta di vino¸ poca cosa che però ha un carattere simbolico¸ non irrilevante. “Voi non vi curate di me¸ io vi do da mangiare e da bere¸ io mi preoccupo della vostra vita”. E direi che questo è il primo significato che emerge dal racconto per intero di questo gesto che Gesù ha compiuto nell’Ultima Cena. E poi ci sarebbero tante cose da dire¸ scelgo soltanto alcuni punti¸ poi ci sarebbe un’altra maniera¸ per riflettere sulla cosa¸ che può sembrare un piccolo gioco linguistico-sintattico¸ e che lo è¸ ma che però è illuminante. “Questo è il mio corpo¸ questo è il mio sangue”. Per interpretare queste parole¸ si possono fare due sottolineature. Si tratta del come si pronuncia la frase per distinguere quello che nella sintassi elementare si chiamerebbe il soggetto dal predicato. Cosa ancora più fondata se si tiene conto che in ebraico¸ come in arabo¸ non si adopera il verbo in frasi di questo genere¸ si accostano semplicemente i due nomi¸ ed è soltanto la posizione dell’uno o dell’altro nome che fa capire qual è il soggetto e che cosa si dice del soggetto. E può bastare una inflessione della voce per cambiare il senso. “Questo il mio corpo”. Io non sono un bravo attore ma voglio dire che se noi facciamo questa operazione sulle due parole possiamo comprendere¸ direi¸ i due indirizzi che possono servire per comprendere l’Eucaristia e che¸ nel corso dei secoli della vita della Chiesa sono stati alle volte prevalente uno alle volte l’altro ma che devono essere tenuti insieme tutti e due. La teologia medievale che punta al realismo¸ che vuole la riflessione sulle cose¸ ha interpretato “Questo pane è il mio corpo”. Quindi la parola di Gesù mette a tema il pane e spiega che il pane¸ in un certo senso¸ non è più pane perché è il corpo di Cristo. E¸ con il calice in mano¸ “Questo – sottinteso questo vino - non è vino¸ è il mio sangue.” I protestanti preferiscono¸ in genere¸ dire che quel verbo¸ che in aramaico non c’era¸ sarebbe meglio renderlo con “significa¸ rappresenta¸ raffigura¸ simboleggia” ed è giusto. La tradizionale teologia medievale che¸ come ho detto¸ punta alla realtà voleva che si usasse preferibilmente il verbo è: “Questo pane¸ in realtภè il mio corpo¸ questo vino in realtà è il mio sangue”¸ non solo rappresenta¸ simboleggia¸ ma lo è davvero. Ed è sorta tutta quella interpretazione dell’Eucaristia¸ che dal punto di vista della storia del pensiero cristiano è molto interessante¸ che si denomina sotto la sigla della presenza reale. E siccome san Tommaso ebbe l’acume di spiegare che la realtà non riguarda ciò che costituisce la materia sensibile ma la realtà che cambia è la profonda destinazione o essenza delle cose¸ ha parlato di sostanza e allora si è detto che c’è una presenza reale e sostanziale del corpo e del sangue di Cristo in ciò che materialmente resta ancora pane e vino. E si è insistito molto sulla trasformazione (parola sbagliata perché in realtà è la sostanza che cambia¸ non la forma che è quello che appare) e per questo si inventò la parola transustanziazione. E tutto questo è fondato¸ se si legge la frase¸ come questo pane¸ questo vino come soggetti e poi si precisa¸ si aggiunge¸ si dice: “Mio corpo¸ mio sangue” . E quando si legge la frase in questo modo si sottolinea soprattutto il prodigio¸ il cambiamento¸ il miracolo eucaristico per cui il pane si trasmuta nel corpo risorto di Cristo e il vino si trasmuta nel suo sangue di risorto che è poi simbolo della vita. Ma provate a leggere la frase al contrario¸ collegandola soprattutto a quell’atmosfera di amarezza a cui accennavo prima¸ a quell’imbarazzo diffuso. “Voi mi state per abbandonare tutti”¸ e Gesù che prende il pane e lo distribuisce e dice loro: “Il mio corpo è questo pezzo di pane¸ questo è il mio corpo. Il mio corpo è una cosa che voi trattate come una cosa¸ il mio corpo si sfalda come il pane”. Dà da bere e dice: “Questo è il mio sangue¸ non è più mio¸ è versato”. E allora capite che¸ letta in questo modo¸ l’interpretazione di quello che Gesù vuol dire¸ in un certo senso¸ si capovolge. Cioè Gesù svela ai suoi discepoli la sua identità che è fatta di donazione¸ di amore¸ di disinteresse per se stesso. Se voi a corpo e a sangue sottintendete “Io”¸ che è cosa possibile: “Io sono questo pezzo di pane¸ io sono qualcosa di cui voi vi nutrite¸ io sono qualcosa di cui voi vi dissetate”. Per questo nel salmo si usava “Tu ci disseti¸ Signore¸ al calice della gioia”. Allora capite che il gesto eucaristico di collegare la persona di Gesù con il pane e con il vino valorizza soprattutto non la scomparsa del pane e del vino¸ valorizza soprattutto tutta la serie di indicazioni¸ di simboli¸ di allusioni che possono derivare dal pane e dal vino. Che cos’è il pane? E qui si possono scrivere libri sull’argomento¸ perché¸ se voi ci pensate¸ la carica simbolica che può avere il pane e che può avere il vino nelle nostre culture dove sono due alimenti importanti è senza fine. Il pane è buono¸ il pane è fresco¸ il pane è fragrante¸ il pane è indispensabile per la vita. In ebraico fare un banchetto e fare un pranzo si dice “Mangiare pane”. La frase tipica per dire “Andiamo a pranzo” è “Andiamo a mangiare il pane”. Pane riassume ogni tipo di nutrimento¸ metaforicamente significa anche il nutrimento dello Spirito¸ la cultura¸ la scienza¸ la sapienza¸ il sapere. In agosto sentiremo¸ infatti¸ Giovanni che parla del sapere della vita che è la dottrina di Gesù. Allora capite che Gesù¸ di fronte ai suoi discepoli dice: “Mangiate¸ io sono quella cosa lí¸ io sono quello che per voi è il pane¸ cosa che viene da voi assorbita¸ adoperata”. Quindi capite l’umiltà dell’immagine: “Io non sono niente¸ voglio essere niente¸ tutto a vostro servizio¸ tutto per il vostro bene”. Ecco il contrasto con “Voi mi abbandonerete¸ non vi importerà niente di me¸ e io invece sono per voi quello che vi nutre piacevolmente e senza chiedere niente¸ come un pezzo di pane. E il sangue che verrà donato sulla croce¸ cioè la vita perduta¸ la vita donata è come il vino che voi bevete per avere¸ ed è vero questo¸ per avere gioia”. Perché il vino¸ nella Bibbia è presentato¸ come del resto nelle nostre culture¸ come quello che rallegra i conviti¸ che dà un pochino di ebbrezza¸ ma finché l’ebbrezza non diventa ubriacatura¸ come ci si sente bene dopo aver bevuto un po’ di alcool¸ come si diventa più… alle volte più acuti¸ più disposti alla fantasia¸ al sogno¸ al progetto. E’ il vino¸ il vino che dà la gioia ed anche¸ se volete¸ il vino che estranea da questo mondo e fa sognare mondi più belli. E per questo diventa immagine di una vita donata¸ in vista di una beatitudine eterna. E si potrebbe continuare¸ adesso smetto perché comincia anche il caldo¸ ma quello che mi pareva utile era - perché¸ come sempre¸ siete voi che potete continuare con le vostre riflessioni - era insegnarvi questo piccolo gioco. Se voi partite da questo soggetto e dite: “Questo è il corpo di Gesù”¸ allora fate una constatazione di fatto che vi porta al dogma e¸ dal dogma¸ porta alla giusta adorazione¸ allo stupore ed alla meraviglia per il grande prodigio. Ed è tutto bello¸ ma è un po’ freddino¸ un po’ teorico. Poi girate la frase ed immaginate la cena¸ l’atmosfera di quella sera¸ poche ore dopo Gesù muore sulla croce e lo sa¸ e gli altri non sanno¸ non capiscono¸ e lui¸ con immensa carità e amore dice: “Io voglio essere per voi come il pane che state mangiando e il vino che state bevendo”. E questo è Gesù per tutti coloro che credono per sempre come il pane che mangiamo e il vino che beviamo.E allora capite che l’Eucaristia¸ il fare la comunione diventano la sintesi non concettuale¸ non teorica¸ non difficile¸ ma direi esperienziale¸ che viene dall’esperienza. Gesù¸ per me¸ è il sostegno della vita¸ è quel bene della vita accessibile a tutti¸ semplice non raffinato¸ come il profumo¸ il liquore¸ ma no¸ elementare. E’ il simbolo della natura che Mi sorregge nel vivere e¸ allora¸ voi capite interpretata in questo modo¸ l’Eucaristia acquista una capacità di suggestione che è veramente eccezionale.