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Omelia V PASQUA B del 14 Maggio 2006

Omelia 14 maggio La prima cosa da fare per capire questa immagine della vite e dei tralci¸ e questa è un’osservazione che abbiamo già fatto in anni passati¸ quando è capitato questo testo¸ è il confronto con la analoga immagine che si trova nell’A.T. Nell’A.T.¸ per esempio¸ al capitolo quinto di Isaia¸ poi la cosa viene ripresa in Ezechiele¸ Israele viene paragonato ad una vigna: “La vigna del Signore è il popolo di Israele”. E anche là si parla di una vigna che il Signore ha piantato¸ ha concimato¸ ha costruito il muro di cinta perché nessuno la venga a devastare¸ si aspettava dei frutti ed i frutti non sono venuti. Quindi¸ in un certo senso¸ si tratta del medesimo paragone che viene utilizzato nel vangelo di Giovanni¸ l’immagine¸ cioè di una coltura come quella della vite che non ha portato frutto. La difficoltà principale sta nel fatto che nel Vangelo non si parla più di una vigna che rappresenta il popolo di Israele¸ ma Gesù dice di essere lui la vite. Quindi si passa dalla vigna alla vite¸ si passa cioè dalla considerazione¸ dall’immagine di una comunità umana¸ la vigna¸ in cui si può supporre che le singole famiglie¸ le singole persone che ne fanno parte¸ sono ciascuna una vite¸ e si passa all’immagine di una sola pianta¸ che non è la comunità ma è la persona di Gesù e i credenti diventano semplicemente i tralci. Può sembrare una sciocchezzuola¸ una questione di dettaglio¸ ma in realtà non è cosí perché se ci pensate¸ sono due maniere differenti di concepire la natura di una comunità religiosa. L’antica comunità religiosa dell’ebraismo è pensata come un insieme di uomini e di donne che¸ essendo credenti¸ formano il popolo che appartiene a Dio¸ si sforzano di essergli fedeli¸ purtroppo non portano frutto e per questo vengono rimproverati¸ ma l’idea è quella di popolo di Dio. E’ vero che questa immagine è stata usata anche dal Vaticano II¸ ma è un’immagine che non dice quasi nulla della realtà della Chiesa cristiana e della concezione che il N.T. ha di una comunità religiosa come la Chiesa. E’ infatti una immagine presa dall’A.T.¸ nel N.T. praticamente non esiste. La vigna è popolo di Dio perchè è un insieme di tante viti che rappresentano gli uomini credenti e tutto¸ in un certo senso¸ parte dal basso: c’è una comunità credente che onora Dio¸ che riceve da Dio dei doni¸ risponde a Dio portando dei frutti. La concezione del N.T. è completamente diversa¸ direi che è capovolta. La comunità religiosa del N.T. è il figlio di Dio Gesù Cristo che unisce a sé gli uomini e (può darsi che la parola non vi piaccia e può darsi che non sia esatta) li subordina a sé¸ li inserisce nel suo essere e da Lui diventano totalmente dipendenti nel vivere e nell’agire. Non è più un insieme di persone che¸ come in una qualunque societภcostruiscono il culto di Dio ma¸ al contrario¸ è la persona stessa del figlio di Dio che chiama¸ non solo unisce¸ non solo aggrega¸ ma vitalmente congiunge come un tralcio alla vite. Sentirsi cristiani non è la stessa cosa che sentirsi ebrei¸ senza offesa per nessuno¸ io parlo sempre degli ebrei antichi¸ quelli della Bibbia. Non conosco nulla dell’ebraismo contemporaneo. Sentirsi ebrei significa sentirsi persone che hanno aderito ad una comunità religiosa nella quale praticano determinate cose ed insieme¸ con la loro buona volontภi loro sforzi¸ la loro dottrina¸ le loro teorie costruiscono una religione. Dio rivela certamente dottrine¸ cose¸ dopo di che loro le assimilano umanamente¸ ma sono in realtà un gruppo di uomini credenti. I cristiani non sono un gruppo di uomini credenti. I cristiani sono membra del corpo di Cristo¸ sono tralci dell’unica vite che è il Cristo. C’è una realtà misteriosa¸ difficile da capire¸ ancor più difficile da credere¸ però c’è una realtà di tipo mistico¸ di tipo decisamente soprannaturale per cui c’è una forza¸ una vitalità divina che si trasmette alle singole persone le quali sono agganciate a Gesù Cristo come dei tralci ad una vite. E dipendono¸ d’ora innanzi¸ totalmente da Lui nel pensare¸ nel volere¸ nell’agire¸ e ricevono da Lui la vita. Altrimenti l’immagine non regge. Ed è interessante il fatto che quest’immagine nel Vangelo di Giovanni è quella della vite: “Il tralcio non può far frutto da sé stesso se non rimane nella vite¸ cosí anche voi¸ se non rimanete in me. Io sono la vite¸ voi i tralci.” Tant’è vero che se il tralcio non fa frutto la vite lo rigetta¸ viene tagliato. Gli altri tralci¸ invece¸ quelli che portano frutto vengono – si può anche tradurre potati¸ verbo che fra l’altro suona anche male¸ m il greco usa un verbo che può anche significare potare ma a differenza del verbo italiano¸ non è un verbo che significa solo potare ma è il normale verbo che significa lavare¸ purificare¸ pulire. Purificare soprattutto quando è usato in senso metaforico. Il greco¸ di per sé¸ dice che “Ogni tralcio che porta frutto lo purifica perché porti più frutto. Voi siete già puri (o purificati) per la Parola che io vi ho annunciato”. Ed in greco la parola che in italiano è “pota”¸ e la parola che in italiano è mondi¸ è la stessa parola greca¸ il verbo e l’aggettivo. E’ un verbo denso di significati¸ non è il potare¸ è un segno di tutta quell’azione di purificazione¸ miglioramento che indica molto meglio questa forza della vite – pianta la quale nutre¸ alimenta¸ rende rigoglioso il tralcio che porta frutto. E l’idea è proprio quella di una trasmissione di potenza vitale che poi emerge nel frutto. Noi siamo costruiti ogni giorno da Cristo nella nostra umanità rinnovata che ci rende cristiani. Non siamo come pensava di essere¸ per quel che capisco io l’antico ebraismo¸ un gruppo di uomini che ricevono da Dio soltanto delle notizie¸ una dottrina e poi si sforzano loro di organizzarsi¸ vanno a cercare gli animali¸ fanno il sacrificio¸ dicono preghiere¸ cantano¸ operano¸ ma sono loro che… No¸ no anche noi certo facciamo molte cose¸ ma quello che ci rende cristiani non è questo fare molte cose¸ quelli sono i frutti. Ma è Gesù Cristo che opera i frutti. Tutto questo¸ vedete¸ il cristianesimo e soprattutto il cattolicesimo e ancor più le Chiese orientali¸ quasi nulla di questo c’è nel protestantesimo¸ sottolinea questo fatto dicendo che il cristianesimo è una religione sostenuta dal sacramento. Il sacramento è l’essenza del cristianesimo cattolico ed orientale¸ non semplicemente la Parola. Lo so bene che il brano di Vangelo che abbiamo letto nomina solo la parola¸ questo è vero: “Se rimanete in me¸ le mie parole rimangono in voi”¸ ma in altri passi del vangelo di Giovanni¸ che leggeremo tra l’altro nelle prossime domeniche¸ si dice non solo che la parola¸ il che farebbe pensare alla trasmissione di dottrine¸ nozioni¸ ma che il Figlio ed il Padre prendono dimora presso di noi¸ abitano in noi¸ perché in Giovanni l’immagine della vite è accompagnata da un’altra immagine simile che è quella del dimorare¸ prendere sede¸ abitare. E Giovanni dice chiaramente che “Chi abita¸ chi rimane in noi¸ non è semplicemente un concetto¸ una dottrina¸ un pensiero¸ un insegnamento¸ una parola ma è Gesù Cristo in persona. “Io e il Padre verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Voi in me ed io in voi come il Padre è in me e io sono nel Padre”. Sono frasi giovannee che avete già sentito. E¸ ad un certo punto¸ c’è anche una frase che è diventata celebre nella spiritualità “Consumati nell’unità” che non è unità fra di noi¸ anche¸ ma è l’unità di Dio con noi. Questa dimensione¸ che i teologi chiamano talvolta “misterica¸ sacramentale” perché vanno a cercare una parola che dica questo¸ non è facilissima¸ né da scrivere né da definire ma è una dimensione di vitale partecipazione all’essere stesso di Dio. E’ esattamente quella che viene raffigurata nel sacramento dell’Eucaristia¸ altrimenti non avrebbe senso dire che pane e vino sono il corpo e il sangue di Cristo e noi ci nutriamo di questo pane e di questo vino cioè del corpo e del sangue di Cristo. Capisco che anche qui c’è del simbolo¸ c’è della metafora¸ ci sono delle immagini e dei modi di raffigurare¸ ma ci deve essere pure una realtà che sta sotto¸ altrimenti tutto diventa una inutile finzione e va soppressa. Come del resto l’ha in parte soppressa il protestantesimo tradizionale che ha sottovalutato questa dimensione di tipo sacramentale¸ trasformando il mezzo che ci lega con Dio in una realtà di tipo culturale¸ cioè apprendiamo la parola¸ la facciamo nostra¸ ci ragioniamo sopra e¸ in questo senso¸ diventiamo figli di Dio che da Lui dipendono. Non basta questo. Il cattolicesimo ribadisce che questo non basta e¸ ripeto¸ il cristianesimo dell’oriente russo¸ greco¸ slavo¸ lo ribadisce ancora di più. Occorre un contatto misterioso¸ non umanamente quantificabile¸ che fa in modo che noi siamo uniti a Dio e dipendenti da Lui in tutto. Vivere¸ pensare¸ muoverci¸ agire¸ volere come il tralcio dalla vite. E san Paolo¸ da parte sua¸ dice: “Siamo un corpo solo¸ Gesù Cristo è il capo¸ noi siamo le membra”. Chiaro che sono immagini¸ ma sono immagini che vanno ben oltre quella concezione di religione come condividere dottrine¸ praticare una morale¸ avere un culto comune. Il cristianesimo non si accontenta di questa definizione¸ il cristianesimo è per natura sua una religione di unione reale con Dio mediante strumenti e mezzi che si fa fatica¸ ripeto¸ a concettualizzare ma che sono la sostanza del cristianesimo. E¸ ripeto¸ l’Eucaristia ne è il segno più evidente. Il corpo ed il sangue di Cristo io li mangio e li bevo ¸ diventano parte di me e io divento parte di Cristo. Nel cristianesimo c’è di più del condividere una dottrina¸ dell’assimilare un pensiero¸ dell’ubbidire a degli insegnamenti¸ imitare dei comportamenti¸ c’è di più¸ c’è qualcosa che tocca l’essere. La vecchia teologia diceva che c’è una trasformazione ontologica del cristiano¸ cioè che riguarda l’essere non semplicemente il pensare e l’agire per cui¸ come diceva la lettera di Giovanni di domenica scorsa “Diventiamo figli di Dio e lo siamo realmente” . E l’immagine della vite¸ come quella del corpo¸ ribadiscono questo concetto. Uno può anche dire che queste sono cose esagerate¸ che sono¸ non so¸ una mistica inadatta al nostro normale modo di vivere¸ può anche darsi¸ però il cristianesimo è questo. Si può trasformarlo¸ si può ridurlo¸ si può annacquarlo¸ si può rovinarlo¸ come tante volte ha fatto anche la gerarchia della Chiesa dimenticando certi aspetti¸ ma il cristianesimo è questo. E l’immagine paolina del corpo e le due immagini giovannee della dimora e della vite servono proprio a darci nella religione cristiana¸ questa definizione cosí profonda e completa. Come sempre lascio a voi di domandarvi se siete disposti a credere a questo¸ anche se si fa fatica a capirlo ed a spiegarlo¸ e se nella vostra vita avete l’impressione di sperimentare qualche volta la vostra religione come questa relazione personale con Dio che è più profonda di ogni conoscere e di ogni operare.