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Omelia IV PASQUA B del 7 Maggio 2006

7 Maggio 2006 – IV PASQUA B – At 4¸8-12; 1Gv 3¸1-2; Gv 10¸ 11-18 - TRASCRIZIONE NON INTEGRALE -Possiamo prendere come guida delle letture la preghiera iniziale. - O Dio¸ creatore e padre¸ che fai risplendere la gloria del Signore risorto quando nel suo nome è risanata l´infermità della condizione umana-. Questa¸ che è la prima frase¸ è un´interpretazione simbolica dell´episodio della prima lettura: subito dopo il primo discorso di Pietro¸ il giorno di Pentecoste¸ la prima opera che viene compiuta è la guarigione di uno storpio. I giudei chiedono ai dodici con quale autorità ha fatto questo e Pietro rispose - Sia noto a tutti che quest´ uomo ha ottenuto la salute nel nome di Gesù Cristo il nazareno che voi avete crocifisso¸ e che Dio invece ha risuscitato dai morti-. La cosa più interessante è che nel nome di Gesù Cristo questa persona ha riavuto la salute. La preghiera allarga il discorso¸ ne vede un simbolo generale e dice - Nel suo nome è risanata l´infermità della condizione umana-¸ che è parafrasi dell´altra frase di Pietro - Non c´è altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati-. In questo modo di pensare mi pare che ci sia il primo fondamentale principio con cui la fede cristiana interpreta l´esistenza dell´uomo nel mondo. L´uomo di trova in una condizione di infermitภparola tradizionale per indicare quel tipo di debolezza che assomiglia alla malattia¸ ma non è malattia¸ a causa della quale l´uomo non riesce a risolvere i grandi problemi della vita personale e collettiva. L´infermità della condizione umana sulla terra non è soltanto la malattia¸ per la quale la scienza riesce a fare molto più di quanto non si riesca a fare in altri campi con interventi tecnico-scientifico o etico-politico. L´infermità si manifesta soprattutto in quella incapacità dell´uomo di distribuire equamente i beni del creato¸ di stabilire in maniera sicura la giustizia¸ di fare in modo che tutti abbiano la possibilità di vivere decentemente. E´ qui che si manifesta quanto sia malata la condizione umana. L´impressione è che il rapido progresso della tecnica manifesta ancor più l´infermità della condizione umana. Si sono fatte scoperte grandiose¸ pensate alla comunicazione satellitare¸ che non sono servite a nulla per migliorare la condizione di coloro che nel mondo stanno veramente male. La mia impressione è che neanche lo sviluppo delle relazioni internazionali¸ la politica¸ è riuscita a fare qualche cosa che sia almeno dello stesso peso delle scoperte scientifiche e tecniche. Anzi il divario tra le possibilità che la tecnica offre ai paesi ricchi di stare sempre meglio e la incapacitภmorale se non politica¸ di far partecipare anche i paesi meno fortunati a tutti questi beni si accresce. Il ricordo delle parole di Pietro e la preghiera liturgica ci dice che bisogna interrogarsi se forse l´unico nome¸ cioè l´unica autoritภl´unica forza che potrebbe aiutarci ad assestare meglio questa situazione non sia il nome di Gesù Cristo. - Nessun nome è dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possano essere salvati-. Altri nomi possono dare significativi contributi¸ ma se avesse ragione Pietro quando pensa che il nome decisivo¸ quello che è capace¸ coordinando i contributi di tutti gli altri¸ di orientarli verso un benessere universale¸ dovrebbe essere Gesù Cristo? Il fatto che il primo segno sia stato una guarigione potrebbe ricordarci che tutta la terra¸ tutta l´umanità ha bisogno di essere risanata¸ e bisogna smetterla di pensare che il risanamento possa venire da altre parti. Le altre parti possono dare grandissimi contributi¸ ma la medicina decisiva potrebbe essere la fede in Gesù Cristo¸ l´ubbidienza a Gesù Cristo¸ l´imitazione di Gesù Cristo. La seconda frase della preghiera fa riferimento al Vangelo - Raduna gli uomini dispersi nell’unità di una sola famiglia- è un modo di tradurre con altre parole quello che dice il brano del Vangelo: il buon pastore raccoglie e raduna le pecore¸ le conosce e loro conoscono lui-. E’ interessante il fatto che la contrapposizione è il mercenario¸ il quale non è pastore¸ le pecore non gli appartengono¸ non gli importa delle pecore¸ gli importa dello stipendio. Si potrebbe vedere in questa contrapposizione un segnale che cercare l’unità della famiglia umana mediante la diffusione dei commerci¸ la liberalizzazione dei traffici e degli scambi¸ non crea una famiglia umana¸ crea solo una maggiore diffusione di interessi¸ non il gregge. La gente si illude che siano i mercati allargati che creano l’unità della famiglia umana¸ ma la preghiera ci dice che l’unità della famiglia umana viene fatta da colui il quale non è mercenario¸ ma dà la vita¸ e non solo dà la vita ma eventualmente diffonde non le merci ma la conoscenza – Conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me -. La preghiera ci ricorda che anche l’unità della famiglia umana dipende da Gesù Cristo. Anche nella preghiera eucaristica si parla infatti di un popolo radunato da ogni parte della terra¸ poi si prega il Padre di riunire tutti i suoi figli ovunque dispersi; la chiesa esiste per questo¸ per ricordare che l’insieme degli uomini diventa una famiglia grazie a Gesù Cristo. Infine la terza frase¸ che fa riferimento alla seconda lettura – ...perchè aderendo a Cristo¸ buon pastore¸ gustino la gioia di essere suoi figli-. Questa frase ci tocca personalmente nell’intimo della nostra coscienza¸ perché alla fine ci fa porre la domanda: che cos’è che mi rende veramente contento nella vita? Qual è la cosa che ti rende più contento di ogni altra? Per ogni cristiano dovrebbe essere il sentirsi figlio di Dio. Per lo meno dovrebbe essere una gioia costante¸ alla pari di tutte le altre gioie¸ piccole e grandi¸ che possiamo desiderare nella vita¸ la salute¸ la pace della famiglia¸ i figli che crescono bene¸ il soddisfacimento culturale. Dovrebbe essere molto di più¸ ma accontentiamoci che sia almeno alla pari¸ la gioia di essere figli di Dio. – Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre¸ di essere chiamati figli di Dio¸ e lo siamo realmente-. Questa è la grande cosa! Quest’ultima frase della preghiera mette in questione il nostro grado di appartenenza a Cristo¸ perché rivolge a ciascuno di noi questa domanda – Sappiamo gustare la gioia di essere figli di Dio-? Questo è poi lo scopo per cui tutta l’umanità esiste¸ non solo ciascuno di noi nel nostro intimo¸ perché la grande idea del cristianesimo è che tutto esiste perché gli uomini comprendano che tutto viene da Dio¸ e desiderino¸ come cosa massima da raggiungere¸ l’incontro personale con Dio – Ciò che saremo non è stato ancora rivelato¸ ma quando si sarà manifestato saremo simili a lui perché lo vedremo come egli è-. La speranza di -vedere Dio come egli è- è presente tra le nostre aspirazioni e speranze?