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Omelia VI DOM. T.O. B del 12 Febbraio 2006

Lv 13¸1-2.45-46; 1Cor 10¸31-11¸1; Mc 1¸40-45....................................... Testo integrale........................................ Ho cambiato la parola della lettura del Vangelo perché dove c’è scritto¸ come vedranno quelli che hanno il foglietto¸ “lo guar픸 in greco c’è la stessa parola che viene usata dopo che è “purificare”. Ora¸ non c’è niente di male¸ la traduzione ha pensato che era più chiaro per gli ascoltatori adoperare la parola guarire invece della parola purificare¸ però¸ facendo cosí¸ si è trasformato in un racconto di guarigione quello che in realtà era un racconto di liberazione dall’impuritภche è una cosa un pochino differente. Come sapete il concetto della purità è tipico dell’ebraismo antico¸ dell’ebraismo biblico¸ non mi pare che ci sia più nell’ebraismo contemporaneo¸ e gli studiosi stanno ancora cercando di capire in che cosa consistevano tutte queste normative che riguardavano la puritภche sono in genere raccolte nel Libro del Levitico ed in altre piccole sezioni del Pentateuco¸ dei primi cinque libri della Bibbia. C’erano molte cose che secondo questi ebrei antichi¸ antichi non poi tanto¸ si tratta di norme che sono state codificate probabilmente dopo l’esilio¸ quindi sesto¸ quinto¸ quarto secolo prima di Cristo. Possono avere radici antiche¸ ma il periodo nel quale queste norme vengono tutte raccolte è questo periodo¸ quindi non sono cose primitive¸ arcaiche¸ sono cose decise da un popolo civile che vive in un mondo molto civile come quello¸ appunto¸ dei secoli sesto¸ quinto e quarto prima di Cristo. Sono norme che sono ancora in vigore presso gli ebrei al tempo di Gesù che vive all’epoca di Augusto Tiberio¸ quindi siamo al culmine della civiltà antica¸ però il Levitico¸ come avete sentito nella prima lettura¸ insiste ancora sul fatto che certe malattie¸ certi disturbi¸ certe condizioni anomale del fisico rendono impuri. Traduciamo noi la parola impuro¸ può darsi anche che non sia la maniera esatta di tradurre questo termine però è la traduzione antica¸ tradizionale¸ fondata. Ci sono dei cibi che rendono impuro ed è proibito mangiarli: la carne di maiale¸ tutti lo sanno¸ ma ce ne sono molti altri¸ toccare un cadavere rende impuro¸ avere emissioni dagli organi sessuali rende impuro (per cui nel tempo della mestruazione la donna è impura)¸ partorire rende impuri sempre secondo il Levitico e¸ al tempo di Gesù¸ tutti condividevano tra gli ebrei queste concezioni. Avere una malattia della pelle che il Vangelo chiama lebbra¸ ma gli studiosi dicono che non si tratta del morbo di Hansen¸ ma si tratta di un’altra malattia della pelle che non sappiamo decidere quale fosse¸ ma questo non ha importanza¸ rendeva impuri e¸ vedete¸ come il testo del Levitico è molto severo perché in questo caso¸ a differenza di altri casi di impuritภprobabilmente perché quelli possono rimanere più riservati¸ in questo caso obbliga la persona che ha questa eruzione cutanea a gridare: “Immondo¸ immondo” perché nessuno si avvicini. E non è paura di contagio¸ non è questa la ragione. Ci può essere anche quella¸ ma tutte le altre impurità non hanno questioni igienico – mediche o di contagio. Ci può essere anche questa componente¸ ma la vera ragione per cui certe cose¸ secondo loro¸ rendevano impuri¸ che io sappia¸ ci sfugge ancora in gran parte. E’ un dato di fatto. Si possono trovare diverse motivazioni¸ ma una legislazione cosí organica¸ direi cosí completa e cosí estesa che identifica numerosissime possibilità di impuritภè caratteristica dell’ebraismo antico. Intendiamoci bene¸ solitamente bastava lasciar passare qualche giorno e lavarsi perché tutto scomparisse¸ quindi erano norma abbastanza leggere. Nel caso di questa malattia della pelle¸ siccome non scompare lavandosi¸ bisognava¸ qualora si avesse l’impressione di essere guariti (in questo senso si può usare il verbo) bisognava¸ come si dice qui¸ presentarsi al sacerdote - quindi¸ vedete che la questione era sacrale¸ non era igienica – il quale constatava se la guarigione era avvenuta¸ se era avvenuta riammetteva la persona nella convivenza sociale. Voi mi dite: cosa sta a dirci tutte queste cose? Vi dico queste cose perché dobbiamo domandarci che cosa significa il fatto che Gesù di fronte al lebbroso si sia comportato cosí come dice il Vangelo. Il Vangelo¸ se ci pensate bene¸ è la storia di una persona che soffre di questa malattia e la malattia non guarisce da sé. Quello che lo preoccupa non è tanto l’aspetto della malattia che probabilmente non gli dà grandi disturbi¸ ma è la purificazione. Infatti dice “Se vuoi puoi purificarmi¸ rendermi puro”. Quello che gli dispiace¸ con ogni probabilitภè l’impossibilità di stare con altre persone. Ha già trasgredito la norma dell’ “Immondo¸ immondo” perché si è avvicinato a Gesù dicendogli questo¸ potrebbe essere cacciato via: “Vattene¸ immondo!” Quindi è una persona che ha desiderio di questo suo reinserimento nella normalità della vita. Il Signore gli dice: “Lo voglio¸ sii puro”. Lo tocca¸ cosa che di per sé era proibita perché a sua volta rende impuro e molti hanno visto in questo gesto del toccare di Gesù un simbolo del suo superamento di questi vecchi tabù sull’impurità e anche¸ direi¸ un gesto che esternamente manifesta che è ora di finirla con questi tabù perché il contatto non produce nessun danno e¸ anzi¸ manifesta il rispetto che si deve avere per ogni persona quale che sia l’eventuale malattia o addirittura disgustosa deformazione che l’abbia colpito. Ecco perché poi è nata l’espressione “il bacio del lebbroso”. E anche la preghiera iniziale sfrutta questa simbolica del lebbroso nel quale bisogna vedere il volto stesso di Cristo. Può anche darsi tutto questo. Dopo di che questa persona che è stata purificata viene subito mandata da Gesù dai sacerdoti. E c’è una frase a testimonianza per loro che non si sa bene cosa voglia dire¸ a che cosa alluda¸ che però¸ mi pare¸ conferma che Gesù non intenda abolire le norme di purità. Cioè Gesù non dice al lebbroso: “Adesso sei puro¸ ma se ti capita un’altra volta¸ lasciali perdere quei barbogi di sacerdoti con le norme del Levitico¸ son tutte fole”. Questo lo dirà in un’altra occasione¸ a proposito dei cibi. Là allora sí che dirà che nessun cibo può rendere impuro perché ciò che eventualmente rende l’uomo impuro è la cattiveria che gli esce dal cuore. Qui questo non lo dice. Saranno i cristiani¸ con Paolo in testa¸ che poi sopprimeranno tutta questa normativa e nel cristianesimo non rimarrà più nulla di questa specie di cautele sul puro e sull’impuro. Ma qui¸ nel testo¸ Gesù sembra che approvi la norma e gli dice: “Non perdere tempo¸ va subito dal sacerdote!” “A testimonianza per loro” che cosa significa? Perché sia chiaro che io rispetto le loro norme? Perché si rendano conto del potere che ho? Potete trovare le spiegazioni che volete¸ nessuna è sicuro di essere quella giusta. Il lebbroso¸ però¸ l’impuro viene restituito a quello che lui sperava¸ alla vita normale¸ infatti¸ anche se Gesù gli ha detto di non dir niente a nessuno¸ lui lo racconta a tutti e direi che la narrazione di Marco è proprio la storia di una persona che manifesta questa sua gioia di dire “E’ finita la segregazione¸ posso parlare con tutti¸ ma sapete cosa mi ha fatto Gesù?” E questa persona viene rivitalizzata nella sua capacità di comunicare¸ di stare in mezzo alla gente¸ viene restituita alla normalità di una convivenza sociale con tutti. Paradossalmente¸ ma questo¸ lo dico¸ è puramente umoristico se volete¸ paradossalmente adesso è Gesù il quale assalito da altri che vorrebbero ottenere uguali benefici¸ deve ritirarsi in luoghi deserti e quindi l’emarginato è lui adesso¸ si autoemargina probabilmente per avere un po’ di pace¸ ma la gente accorre lo stesso da lui. Ecco¸ che senso può avere questa storia raccontata oggi a noi? Non aspettatevi che io lo sappia¸ ci penserete voi a trovare un senso. Però¸ la domanda che dobbiamo porci e questa: sentire oggi il racconto di questa storia che cosa dice alla nostra società? In anni passati¸ se avessi fatto la predica¸ come l’ho fatta¸ dieci o quindici anni fa¸ avrei anch’io tuonato contro “la nostra società che ancora emargina¸ senza oggettivi motivi¸ delle povere persone innocenti. Anche noi siamo colpevoli¸ come i contemporanei di Gesù¸ di lasciare ai margini e di evitare il contatto con categorie di persone”. Avrei detto cosí¸ avrei citato probabilmente il perbenismo borghese nell’epoca vittoriana¸ che emarginava i malvestiti¸ i poveri¸ che non venivano neanche considerati uomini¸ la razza inferiore del proletariato e dei lavoratori. Avrei detto cosí: “Gesù¸ con il suo atteggiamento ci dice ‘Basta con l’emarginazione’ ”. Ritenete voi che una persona equilibrata possa ancora oggi fare questa predica quando in realtภnella nostra società attuale¸ è avvenuto rapidissimamente un cambiamento per cui nessuno è più emarginato se non le persone normali? Una volta avrei potuto avere perfino il coraggio di dire: “Smettiamola di emarginare gli omosessuali¸ basta con questi luoghi comuni che dicono ‘Io con quello li non voglio avere a che fare¸ immondo immondo’¸ basta!”¸ adesso l’immondo¸ immondo è quello che si sposa in chiesa regolarmente. E’ curioso tutto questo perché di nuovo noi constatiamo che la nostra società sta diventando¸ almeno a livello esterno¸ completamente diversa da quella antica nella quale Gesù è vissuto. Queste norma di puritภtra l’altro al tempo di Gesù servivano soprattutto agli ebrei come identificazione della loro appartenenza all’ebraismo e venivano ostentate queste pratiche perché i romani capissero che loro non intendevano integrarsi dal punto di vista culturale. L’ebraismo del tempo di Gesù vuole godere di diritti ma è molto diverso perché adesso le parole si usano senza mai pensare al loro significato. Gli ebrei del tempo di Gesù desideravano e lottavano per avere gli stessi diritti civili degli altri cittadini dell’impero¸ ma non per essere costretti a partecipare ai medesimi standard culturali dell’impero. Un ebreo non avrebbe mai accettato di andare a vedere al circo massimo una rappresentazione di giochi fatta dai romani. Non volevano essere integrati¸ volevano veder riconosciuti i loro diritti e¸ per dimostrare che non volevano in nessun modo essere integrati¸ ostentavano questo non mangiar cibi¸ considerare questo immondo¸ quell’altro impuro¸ quell’altro proibito. Ci sono ancora oggi intere popolazioni che stanno attuando questa strategia nei confronti dell’occidente. Noi non riusciamo a capirli e sono tutti “musulmani non liberal”¸ cioè i veri musulmani che ci disturbano¸ ci danno fastidio¸ a quelli sí che diciamo “Immondo¸ immondo”. Ma non bisogna dimenticare¸ ripeto¸ che queste norme erano¸ al tempo di Gesù¸ una difesa della propria identità culturale. Ma anche l’Inghilterra vittoriana difendeva una sua identità culturale quando voleva le gonne lunghe e cacciava via¸ appunto¸ il proletariato¸ il povero. Anche la società borghese italiana aveva una sua identità quando a Torino nessuno andava in maniche di camicia nelle strade pubbliche della città se non era un lazzarone o un mendicante ed erano obbligatori la giacca ed il cappello anche d’estate. Ed era immondo chi andava in maniche di camicia. Adesso smetto perché mi rendo conto che invece di fare l’omelia sto facendo uno show¸ ma la domanda che voglio porre è questa: la nostra società che non etichetta più nessuno¸ perché non solo non emargina¸ non condanna¸ non disprezza ma dice che non è neanche corretto dare l’etichetta¸ è più cristiana? Ecco¸ questa è la domanda¸ ed è una domanda seria perché¸ stranamente¸ è proprio l’occidente cristiano che¸ a poco a poco¸ ha abolito tutte queste tradizioni culturali che tendevano… no¸ la parola casta è inesatta¸ andrà bene per l’India ma non per noi¸ però che tendevano a suddividere in gruppi. Ecco perché la preghiera iniziale diceva “Il peccato che ci divide”. Noi siamo i bravi e gli onesti¸ gli altri sono da emarginare. Cioè la domanda seria è proprio questa: questo occidente che sta eliminando in maniera forse alle volte un po’ grossolana e superficiale¸ sta eliminando tutte le etichette e non distingue più¸ va tutto bene¸ qualunque cosa uno faccia¸ anche per strada¸ non c’è niente di male¸ non è sconveniente niente per cui non esiste più quell’idea per cui¸ io siccome appartengo ad un certo stato sociale¸ certe cose non le faccio. Ma no¸ si mescolano tutti i comportamenti¸ non c’è più nulla che renda impuro¸ cioè indegno di stare in mezzo agli altri ed alla pari. Questo¸ ripeto¸ non è forse un frutto del cristianesimo che si manifesta con qualche superficiale esagerazione che andrebbe forse corretta ma che¸ in realtà¸ è¸ anche se nessuno lo vuol riconoscere perchè tutti forse diranno che è venuto dalla rivoluzione francese ma non è vero¸ perché quella impiccava e ghigliottinava¸ il cristianesimo¸ invece¸ lo faceva anche lui¸ ma adesso ha smesso di ghigliottinare. Ecco¸ domandarsi se non siamo diventati più cristiani proprio perché abbiamo soppresso queste cose. Certo¸ ne va di mezzo però la nostra identità ed è un problema questo che¸ secondo me¸ lo devo lasciare in sospeso perché il tempo è passato. La rilettura di questo brano evangelico può aiutarci non dico a risolvere¸ ma almeno¸ ad esaminare con serietà.