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Omelia IV AVVENTO - B del 18 Dicembre 2005

(Tascrizione non integrale dellŽomelia - Audio non disponibile ) Rileggiamo il Vangelo che avevamo già letto nel giorno dellŽImmacolata. EŽ un brano che nel corso della tradizione cristiana è stato esaltato e riempito di significati e valori che a dire il vero sono abbastanza nascosti nel testo. Un altro modo di leggere questo Vangelo è di leggerlo per quello che dicež senza dare secondi o terzi significati alle parole. Se lo si legge cosí comŽè ci si rende conto che è quasi totalmente arcaico ed ebraico. Il modo in cui viene descritta la figura del bambino che nascerà da Maria è praticamente quella che è contenuta anche nella prima letturaž presa dal libro di Samuelež che contiene la celebre profezia del profeta Natam a Davide. Cioè Gesù viene presentato come un rež grandež figlio dellŽAltissimo. LŽespressione - figlio dellŽAltissimo - si può dire di ogni ebreo. Un ebreo che legge il Vangelo di Luca non ci trova niente di straordinario perché il titolo è onorificož e tra lŽaltro in ebraico la parola figlio viene usata per indicare lŽaderente ad una associazionež quello che condivide una determinata dottrinaž per cui si dice - figlio dellŽalleanzaž figlio della menzognaž figlio della veritàž figlio delle tenebrež figlio della luce-. Qui non si vuole significare della stessa sostanza di Diož ma è semplicemente un modo per indicare che appartiene a una determinata categoria. Gli ebrei sono figli di Diož tutti. La cosa più curiosa è quella che segue - Il signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine-. LŽimmagine del bambino è allineata al profilo che una figura messianica dellŽA.T. possedeva: quella del re che in qualche modo assomiglia a comŽera stato Davide. Cioè la ripresa di una storia del passatož esaltata e amplificataž e fa le stesse cose che ha fatto Davide. Gesù Cristož rispetto a questož travalica completamente. Nella sua vita non fa nulla di quello che ha fatto Davide. Tende a rifiutare il titolo di figlio di Davide; glielo attribuiscono ma lui non lo valorizza. A Gesù non interessa fare quello che ha fatto Davide chež come è detto nella prima letturaž è quanto mai limitato - Fisserò un luogo ad Israele perché abiti in casa suaž gli iniqui non lo opprimano come in passatož gli darò riposo liberandolo da tutti i suoi nemici-. Si tratta di cacciar via i nemici e di assicurare il possesso di un territorio ( che per ironia della storia non si è mai realizzato). La prima lettura parla di questo - Distruggerò davanti a te tutti i tuoi nemici -. Non ha nulla a che fare con quello che è venuto a fare Gesù Cristo. EŽ curioso che Luca presenti questo annuncio dato a Maria in termini arcaiciž di tipo tradizionale-ebraicož e non dice nulla di quello che Gesù sarà veramente. E il paragone con Elisabetta non permette di pensare alla divinità della persona - Anche Elisabettaž tua parentež ha concepito un figlio. Nulla è impossibile a Dio. A te capiterà qualcosa di analogo-. Che è ancora più grande perché - genererai da vergine-ž ma lŽidea è che quel che nasce è un uomo. Destinato a governare la casa di Giacobbe. Ma la caratteristica di Gesù sarà di estendere a tutti gli uomini la sua promessa di salvezzaž non alla casa di Giacobbe soltanto. Tutto questo è utile per capire il modo in cui Luca scrive il suo Vangelo. Luca fa apposta perché vuole creare nel corso della narrazione una progressionež per cui gradualmente si capisca che Gesù non è soltanto quello che si pensava allŽiniziož ma rivela progressivamente molto di più. Per esempio è significativo quello che si leggerà dopo Natalež e cioè che quando presentano Gesù bambino al tempiož Simeone dice una cosa che a Maria non era stata detta dallŽangelo - Luce delle genti e gloria del suo popolo Israele -. EŽ tutto un altro modo di presentare le cose. Si dice - luce delle genti - e non - casa di Giacobbe -; si allarga la prospettiva a tutti i popoli. Qui non è detto che è luce delle genti; non è neanche detto che è luce di Israele. - Luce delle genti e gloria del suo popolo Israele-. Non quindi quello che caccia i nemiciž ma quello che diventa ciò per cui gli israeliti saranno continuamente ringraziatiž perché è il loro " Einstein"ž la luce per i popoli. Se si va avanti a leggere il Vangelo di Luca cresce sempre più questa comprensione della vera identità di Gesù. Lucaž allŽinizio degli Attiž quando cŽè la Pentecostež dice che era presente anche Maria. Ed è allora che Maria capiscež insieme con gli apostoliž chi è veramente Gesù: colui che permette di portare la salvezza fino ai confini della terraž colui che è venuto non a distruggere i nemici ma a distruggere il peccato; colui che è venutož come diceva lŽorazione inizialež a fare in modo che la Chiesa sia madre di una stirpe santa e incorruttibile. TuttŽaltra cosa! Per usare le parole che Paolo adopera allŽinizio della lettera ai Romani (nella seconda lettura si è letta la finale) il testo che abbiamo letto conosce Gesù secondo la carnež non ha ancora capito che è il figlio di Dio secondo lo Spirito di santificazione mediante la resurrezione dai morti (come dice il versetto di Paolo). E Luca fa in modo che chi segue il suo Vangelo lo capisca pian pianož fin quandož nel giorno di Pentecostež questo diventa lŽannuncio per tutti i popoli. Qualcuno potrebbe chiedersi perché allora solitamente si attribuisce a Maria una comprensione totale fin dallŽinizio. Sono cose venute dopo. Il testo di Luca è quello spiegato e contiene la possibilità di questa riflessione. La chiesa antica nel suo entusiasmo per la scoperta della divinità di Cristož ammetteva al battesimo e considerava suoi membri soltanto quelli che credevano senza dubbio alla divinità di Cristo. Nei primi cinque secoli di vita della chiesa si fecero lottež battagliež concili perché la divinità di Cristo fosse affermata nella maniera più esatta e non accettava nemmeno come suo simpatizzante chi non accettasse la divinità di Cristož escludendo che ci fosse la possibilità di un progressož di una maturazione nella valutazione della persona di Gesù. Rileggendo il Vangelo di Luca si potrebbe invece pensare che lui ha scritto le cose in questo modo perché ha fatto del suo libro una specie di accompagnamento per un lungo itinerario di riflessione su Gesù Cristo. Probabilmente ha anche usato allŽinizio questa terminologia tipicamente ebraica perché sperava che gli ebreiž leggendo il suo Vangelož non si offendessero subitož alla prima paginaž sentendo dire che Cristo è Diož ma lo accettassero secondo le prospettive delle loro tradizioni passate. Lo accettassero come un personaggio che corrispondeva ai loro schemi mentali e alle loro attese. Ež accogliendolo con simpatiaž a un livello inferiore sŽintendež pian pianož ascoltando quel che facevaž si convincessero che era qualcosa di più di quello che pensavano allŽinizio. Ci si può chiedere se oggi la chiesa non dovrebbe fare cosí. Se pretendiamo che una famiglia che chiede il battesimo per i suoi bambini sia già convinta con chiarezza assoluta che Gesù è Dio non avremo più bambini da battezzare. Dovremmo invece ritornare a questo schemaž che è biblico. Valorizzare quella simpatia verso Gesùž interpretandolo semplicemente come un santŽuomož un grande maestrož una persona ammirevolež e a queste persone che si limitano a questo dire che sono già dei nostriž sono già nel mondo dei potenziali cristianiž che continuino a riflettere. Perché se perfino Maria non ha capito niente; pensava di dare la vita a uno che sarebbe stato un re come Davide -follia!-. A dodici anni si è sentita dire da Gesù - Ma cosa mi cercavate a fare; devo occuparmi delle cose del Padre miož non delle vostre cose -ž ed è tornata meditabonda. Ecco lŽesempio di Maria; non quella che sa tutto fin dallŽiniziož la divina; ma il modello del faticoso itinerario che anche oggi potrebbe essere riaperto a tutti ž di accettare Gesù Cristo sia pure con una visione limitata (e per il credente maturo offensiva nei confronti di Gesù Cristo). Rendersi conto che specialmente oggiž quando lŽapprofondimento culturale dei problemi è infinitamente più facile e disponibile per tutti di quanto non fosse per la cultura anticaž occorre accettare che ci sia un graduale itinerariož e che nel corso dellŽitinerario ci siano degli alti e bassi; che ci sia uno slancio entusiastico di fede e poi un ritiro indietro per paura di sbagliare. E tutte queste persone che sono semplicemente al punto in cui era Maria bisogna già considerarle dei cristianiž potenziali fin che si vuolež ma dei cristiani veri.