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Omelia S.Omobono del 13 novembre 2005

13 Novembre 2005 - XXXIII DOM. T.O. A - S. Omobono - Lc 12¸22-31 Omelia 13 novembre Su questo vangelo ci sarebbe da parlare per lungo tempo perché è suggestivo¸ bello¸ un po’ ingenuo e¸ in parte¸ scandaloso forse è troppo¸ ma sconcertante per una persona che vive nel nostro tempo. Per esempio il vecchio Schweitzer¸ quello dei lebbrosi¸ che era stato ed era un grande esegeta¸ al suo tempo interpretava testi come questi dicendo che Gesù si aspettava una fine del mondo imminente e¸ quindi¸ diceva ai suoi discepoli: “Non preoccupatevi del vostro futuro perché prestissimo il mondo finisce¸ viene Dio. Occupatevi piuttosto di cercare il suo regno¸ cioè di rispettare la sua volontà perché non c’è futuro per il mondo¸ presto arriva il giudizio”. Questo modo di interpretare i vangeli che è stato caratteristico di questa grande persona¸ è ormai abbandonato. Probabilmente¸ alcuni contemporanei di Gesù¸ con alcuni suoi discepoli¸ pensavano che la fine del mondo fosse imminente e interpretavano cosí le parole di Gesù. Ma Gesù¸ probabilmente non alludeva a questo fatto. E allora¸ come si deve intendere questo Vangelo? “Non affannatevi¸ guardate i gigli del campo…”¸ quasi un consiglio all’inattività ed all’inerzia. Può essere un suggerimento di fede¸ ma tra fede e fatalismo la differenza è piccola. “Que sera¸ sera¸ whatever will be¸ will be” diceva la vecchia canzone di un bel film¸ sarà quel che sarภil fatalismo si acquieta. Tra fede e fatalismo si possono trovare delle differenze¸ è questo che ci dice il vangelo? Nel resto del mondo¸ dove non c’è sant’Omobono¸ oggi si sarebbe letta la parabola dei talenti dove Gesù racconta di un re che si arrabbia perché quello dei cinque talenti ne ha guadagnati altri cinque¸ quello di due altri due¸ ma quello che aveva un talento solo l’ha messo sotto terra. Per forza¸ non si è affannato¸ ha guardato i gigli dei campi ed ha messo il talento sotto terra. E¸ in quella parabola¸ il padrone si infuria contro questo servo infingardo e loda l’altro: “Entra nella gioia del tuo padrone¸ perché sei stato fedele nel poco ti darò potere su molto”¸ perché ha guadagnato il doppio. Ma se uno non si affanna¸ come fa a guadagnare? E’ strana questa tensione che c’è nel vangelo tra testi che possono sembrare¸ almeno a prima vista¸ contraddittori gli uni con gli altri. E come valutiamo¸ allora¸ il vangelo di oggi? Per esempio¸ un cattolico dovrebbe dire: “Io¸ in nome del vangelo¸ non devo preoccuparmi dell’influenza dei polli perché tanto non riuscirei ad accrescere di un’ora la mia vita. E cosa devo affannarmi per trovare il vaccino¸ fare i controlli¸ sarà quel che sarà”. Tutti si lamentano perchè non investiamo sufficientemente soldi per la ricerca ma¸ sulla base di questo vangelo¸ un cattolico potrebbe dire: “Ma che ricerca! Non cercate cosa mangerete¸ berrete; di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo¸ noi ci occupiamo del regno di Dio. Stiamo lí a ricercare cosa?”. E’ cosí che va interpretato il vangelo? Lo so che sto facendo l’avvocato del diavolo¸ ma la cosa è inquietante se ci pensate. Qualcuno dice: “San Francesco ha messo in pratica questo vangelo ed¸ effettivamente¸ è stato un segno positivo per il mondo”. Certissimamente! Se tutti avessero fatto come san Francesco¸ non avremmo scoperto l’America. Vendere¸ dare tutto ai poveri¸ sarà quel che sarà. E’ questo che il vangelo vuol dire? Io penso che sia il contrario e bisogna interpretarlo con intelligenza questo vangelo. Io sottolineerei¸ per esempio¸ una domanda: cosa significa cercare prima di tutto il regno di Dio? Significa¸ appunto¸ non fare niente di materiale¸ di scientifico¸ di tecnico e occuparsi soltanto della moralitภdella spiritualità? Cos’è il regno di Dio? Dio non è anche il creatore del mondo? Non è colui che ha fatto esistere tutte le cose? Se uno guarda i gigli del campo e cerca il regno di Dio contemporaneamente¸ che cosa diventa secondo voi? A mio parere diventa uno scienziato. Se uno cerca soltanto il regno di Dio nel deserto¸ in una cella¸ probabilmente diventa un mistico¸ diventa un asceta¸ diventa forse Giovanni Battista. Ma se uno¸ seguendo l’orientamento di Gesù¸ guarda i gigli del campo – Matteo aggiunge anche un’altra cosa: “Guardate gli uccelli del cielo”¸ e¸ come ho messo sul “La Provincia” (qualcuno¸ poi¸ si scandalizzerà e manderà la lettera al direttore) Gesù non era un ornitologo e conosceva poco la natura. Se guardo gli uccelli del cielo so che migrano per andare a cercare da mangiare e poi ci portano l’influenza… Non è vero che non fanno niente e il Padre dà loro il nutrimento¸ sono gli uccelli che vanno a cercarselo perché Dio li ha creati cosí¸ perché perfino in loro c’è un’intelligenza dinamica che li spinge ad investire nella ricerca. Quello che voglio dire¸ anche se forse è sbagliato¸ è che potremmo arrivare al paradosso che quelli che cercano veramente il regno di Dio perché hanno guardato con attenzione i gigli del campo¸ sono esattamente i ricercatori e gli scienziati al giorno d’oggi¸ anche se loro credono di essere atei. Perché sono quelli¸ almeno idealmente¸ che pensano più agli altri che a se stessi¸ alcuni di loro¸ certo pensano solo a se stessi¸cioè alla cattedra universitaria ed¸ eventualmente alla fama¸ all’articolo sulla grande rivista e questi sono gli sciocchi tra gli scienziati. Ma lo scienziato vero è quello che non si preoccupa di se¸ appunto¸ non è in ansia¸ non si affanna¸ perché occorre lucidità per la ricerca¸ ma siccome guarda i gigli del campo e non importa se non è credente¸ intuisce che lí c’è dell’intelligenza¸ lí c’è della programmazione¸ lí c’è qualcosa che spinge alla preservazione e al miglioramento della vita¸ e la vita l’ha voluta Dio. Allora¸ senza saperlo¸ lui cerca il regno di Dio. La storia di sant’Omobono assomiglia di più a quella di san Francesco¸ ma siccome il vangelo ci parla di questo e io non volevo che questo vangelo venisse letto¸ come talvolta si fa¸ come una specie di ingenua¸ mistica proposta cristiana di inerzia¸ di povertà. Come se questo fosse più santo del progettare¸ del prevedere¸ del programmare¸ del ricercare. Perché se noi questo vangelo lo prendiamo alla lettera dovremmo dire: “Dobbiamo contrastare gli aspetti più positivi della cultura contemporanea che sono appunto quelli che poi¸ quando andiamo a votare¸ vogliamo che si realizzino perché molti voteranno per una parte o per l’altra perché vogliono che aumentino i soldi per la ricerca. E come si fa poi a leggere il vangelo? Allora¸ bisogna conciliarle le due cose. Se volete io ho adattato l’aggiornamento interpretativo del vangelo al dovere morale di essere presenti nella nostra societภnella nostra cultura e di renderci conto che Gesù¸ il figlio di Dio creatore¸ colui nel quale hanno sussistenza tutte le cose¸ i gigli del campo e noi¸ non può essere contrario¸ come del resto suggeriva il Concilio¸ a quell’ingente sforzo con cui l’uomo preoccupato¸ non nel senso dell’ansietà psicologica¸ ma proteso verso il futuro¸ cerca di conoscere i segreti della natura e del mondo per mettersi al servizio del miglioramento della vita¸ possibilmente per tutti.