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Omelia Tutti i Santi del 1 novembre 2005

Omelia 1 novembre Molte volte abbiamo commentato ed in genere si commentano le prime parole delle Beatitudini¸ cioè l’elenco di coloro che Gesù ha dichiarato beati: poveri¸ afflitti¸ miti ecc… Ed è una cosa utile perché questo di Matteo è una specie di ritratto del discepolo vero¸ del discepolo come Gesù vuole che sia. E riflettere su questa virtù¸ su queste caratteristiche è indubbiamente utile per formare una personalità cristiana. E quindi questa è sempre una cosa da fare ma¸ ripeto¸ è quello che solitamente si fa quando si predica su questo testo. E quindi questa volta lascio a voi di riflettere su questo elenco di caratteristiche che il vero discepolo deve avere. E mi fermerei per dare un’occhiata alla seconda parte di ogni beatitudine¸ cioè quella che incomincia con il perché: di essi è il regno dei cieli¸ saranno consolati¸ erediteranno la terra¸ saranno saziati¸ troveranno misericordia¸ vedranno Dio¸ saranno chiamato figli di Dio¸ poi in parallelo con la prima¸ l’ultima di essi è il regno dei cieli ed infine¸ nella beatitudine rivolta ai discepoli perseguitati¸ grande è la vostra ricompensa nei cieli Quello che è interessante secondo i commentatori è domandarsi se questi futuri – tutto è al futuro: saranno¸ erediteranno¸ troveranno – si riferiscono al futuro dopo la morte o se si potrebbero anche riferire al futuro della storia¸ cioè al futuro quaggiù sulla terra¸ durante la vita della persona di cui si parla o in futuro. A pensarci bene ce n’è una sola di questi¸ perché per quanto alcuni commentatori discutano anche su questo¸ ma non è questo il momento per vedere queste sottigliezze¸ direi che ce n’è una sola la quale¸ indubbiamente parla di qualcosa che non accade su questa terra ed è il vedranno Dio. Nessuno può vedere Dio in questo mondo e¸ a questo proposito¸ c’è una coincidenza curiosa con il modo di parlare della prima lettera di san Giovanni¸ che avete sentito come seconda lettura: “Sappiamo che quando Egli si sarà manifestato – Gesù - noi saremo simili a lui”. Scusate¸ Dio¸ manifestato non più sotto le spoglie di Gesù¸ ma in sé stesso¸ “Noi saremo simili a Lui¸ perché lo vedremo cosí come egli è”. E questo¸ insieme con quello delle Beatitudini è uno dei pochissimi testi del N.T. in cui si parla della visione di Dio. Ce n’è un altro in san Paolo e¸ volendo¸ se ne potrebbero trovare ancora uno o due. E’ raro che il N.T. parli della visione di Dio¸ però in questi testi ne parla e la presenta come il premio finale del vero discepolo. Ma c’è un’altra piccola cosa curiosa¸ cioè il nesso tra il vedere Dio e il concetto della purità. Perché il testo di Giovanni prosegue dicendo: “Chiunque ha questa speranza in lui purifica sé stesso come Egli è puro”. Ed è curioso che in Matteo ci sia “…i puri di cuore perché vedranno Dio” e nella prima lettera di Giovanni si dica che noi vedremo Dio cosí come egli è ma a condizione di essere purificati perché Egli è puro. Direi che questo è interessante soprattutto per determinare il significato di questo termine puro o puro di cuore che è usato sia nella lettera di Giovanni che nel vangelo. E’ per questo che la maggioranza degli esperti dice che i puri di cuore non ha a che fare¸ a differenze di quello che spontaneamente penseremmo¸ non ha a che fare con il pudore¸ con la castitภcon la sfera degli affetti e della sessualitภo meglio¸ li comprende anche¸ ma non si limita a questo¸ perché quando si dice che Dio è puro¸ evidentemente non si parla di affetti e di sesso¸ ma si intende dire che è – non mi è facile dirlo – ma si intende dire che Dio è l’essere assolutamente coincidente con la veritภche è la luce piena e la trasparenza piena della veritภcolui nel quale non ci sono impuritภnel senso di imperfezioni¸ oscuritภper cui molti dicono che i puri di cuore significa coloro che hanno – sapete che cuore per loro significava più l’intelligenza che non gli affetti¸ per la lingua ebraica. Ma è una persona¸ cioè¸ che ama la veritภche ha la mente pulita¸ che è perfettamente leale¸ sincero¸ trasparente. Ed è interessante questo¸ mi pare¸ sia per comprendere il significato dell’espressione puri di cuore¸ sia per vedere questo nesso con il vedere Dio. Poi c’è un’altra beatitudine che¸ al contrario¸ sembra essere attuabile solo su questo mondo: i miti che erediteranno la terra. Vi sembra possibile che nel linguaggio del N.T. che l’espressione “ereditare la terra” abbia un significato cosí traslato e metaforico da indicare “ereditare il cielo¸ cioè il paradiso”¸ quello che noi chiamiamo il paradiso? Si può usare l’espressione “ereditare la terra” per indicare “ricevere il premio eterno al di là”? Alcuni dicono di si. Perché in fondo la frase allude all’ingresso degli ebrei nella terra di Canaan al tempo di Giosuè e dei Giudici. Ma quel possesso della terra è diventato il simbolo materiale di una realtà spirituale che è entrare nella casa di Dio e la casa di Dio non è il tempio¸ ma Dio stesso. E’¸ tra l’altro¸ un trasferimento di significato che è presente in alcuni passi della Lettera agli Ebrei e che molto di voi¸ probabilmente non hanno mai letto ma sarebbe bene che leggessero anche se si capisce poco¸ ma a forza di leggerla si capisce un po’ di più. Può darsi. D’altra parte¸ direi che il problema rimane aperto. Allora c’è una formula che sembra parlare chiaramente di qualcosa che non può accadere in questa vita ma solo dopo la morte¸ ce n’è un’altra che sembra che indichi qualcosa che più probabilmente invece si deve compiere su questa terra: Ereditare la terra. E¸ tra l’altro¸ se ci pensate¸ qualora si accettasse questo significato¸ sarebbe interessantissima l’espressione secondo cui quelli che erediteranno la terra¸ cioè che diventeranno i padroni del futuro del mondo¸ non sono i prepotenti¸ i forti¸ i soldati ma i miti. E ci sarebbe da fare tutta una riflessione lunga su questo concetto che è¸ tra l’altro¸ tipicamente cristiano¸ cioè chi crede di poter dominare il mondo perché ha potere¸ e lo fa con la violenza o la prepotenza¸ ha una dominazione del mondo meramente esteriore¸ temporanea¸ non riesce ad assoggettare lealmente i cuori e non domina un fico secco di nulla. Invece¸ il mite¸ il misericordioso¸ l’operatore di pace¸ l’afflitto¸ l’umile è quello a cui appartiene il mondo. E¸ capite¸ che basterebbe questo per dare valore a questa beatitudine una volta che venisse applicata al mondo di quaggiù. Ma volevo dirvi anche un’altra cosa e cerco di essere breve perché quando non è domenica dovrei regalarvi qualche minuto di più e fare la predica un po’ corta¸ e cioè che questa tensione fra i due ambiti¸ la terra ed il dopo-morte Gesù ci ha insegnato qualcosa che serve per andare in paradiso? “La vostra ricompensa è nei cieli”. Quindi non aspettatevi niente su questa terra. Oppure troveranno misericordia¸ erediteranno la terra¸ saranno consolati già adesso? Perché il regno di Dio non è soltanto¸ anzi¸ non è affatto il paradiso nel linguaggio del N.T. Il regno di Dio è l’interesse di Dio per il mondo di adesso¸ il regnare di Dio sulla terra. A pensarci bene¸ anche la ricompensa nei cieli potrebbe voler dire che la vostra ricompensa è stabilita da Dio ma vi viene data adesso. E’ una ricompensa che il persecutore non immagine neanche¸ è ricompensa riservata per voi presso Dio ma consegnata a voi adesso. E’ possibile¸ sensato pensare questo? Io direi che quando si leggono le Beatitudini è impossibile eliminare questa tensione¸ questa dialettica¸ se volete la parola difficile¸ tra una speranza per la storia e una speranza per l’aldilà. Volendo essere molto superficiali e grossolani¸ la Chiesa antica¸ la Chiesa primitiva¸ e un po’ tutto il medio evo¸ hanno optato in genere per la speranza nell’aldilà e questa è la valle di lacrime dove Dio non ci dà niente¸ se non¸ come ho detto anni fa in una predica ripetendolo più volte¸ la grazia …de tribulaa e¸ dopo¸ ci dà tutto alla fine. E questa direi che è stata l’interpretazione dominante della Chiesa di secoli passati. Poi¸ piano piano¸ anche perché la Chiesa è stata sollecitata da proposte filosofico – politiche che concentravano la speranza su questo mondo¸ piano piano la Chiesa si è interessata di più e ha cominciato a domandarsi se¸ sulla base delle Beatitudini¸ del vangelo¸ del N.T.¸ non fosse doveroso pensare che Dio intende fare qualcosa per il mondo di quaggiù e che noi¸ quindi¸ essendo i suoi discepoli e i suoi figli¸ dobbiamo cooperare e fare qualcosa per il mondo di quaggiù. E’ stato il C. V. II che ha cercato di coniugare insieme i due aspetti. Se voi¸ dopo aver letto la Lettera agli Ebrei avrete anche tempo di leggere la “Gaudium et spes” che è una famosa costituzione conciliare criticata ma tra le più interessanti e¸ direi¸ tra le più leggibili da un laico normale¸ troverete proprio questo continuo tentativo: la speranza nell’aldilà non ha nulla o una speranza per quaggiù¸ Dio ci ha promesso e chiede il nostro impegno non soltanto perché ci salviamo l’anima per il domani¸ ma perché miglioriamo le condizioni di vita sulla terra. Come dicevo prima la mitezza¸ la misericordia¸ l’operare la pace¸ l’essere perseguitati per causa della giustizia fa bene a questo mondo e Dio garantisce che chi ha queste attitudini otterrà dei frutti a questo mondo. Allora capite perché i papi dei secoli passati¸ pensate a Giulio II¸ facevano la guerra. Giulio II ha guidato le truppe vestito da soldato¸ l’avete visto nello sceneggiato su Michelangelo¸ vecchio. Perché adesso¸ invece¸ la Chiesa si occupa della pace e ficca il naso nelle situazioni per dire: “Questa guerra si può anche accettare¸ quest’altra no”. E perché si interessa di come va questo mondo e cerca con le altre religioni di produrre qualche cosa di buono quaggiù. Non è un mutamento determinato soltanto¸ cosí¸ da una quiescenza a desideri attuali della gente¸ è fondato nel N.T.. Forse ce ne siamo accorti un po’ tardi ma il C. V. II lo ha chiaramente sancito questo. Ecco¸ come sempre vi do delle cose su cui pensare e¸ naturalmente¸ è ovvio che per la nostra vita personale la domanda che ci dobbiamo porre è: che cosa aspettiamo noi¸ e sulla base di quale speranza saremmo disposti a diventare poveri in spirito¸ miti¸ misericordiosi? Forse il pericolo odierno è che uno faccia queste cose soltanto per avere durante la sua vita dei vantaggi e questo penso che sarebbe sbagliato perché non bisogna eliminare il “Vedranno Dio” bisogna¸ anche nella nostra vita personale ¸ coniugare insieme i due tempi della speranza.