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Omelia XXVIII DOM.T.O. A del 9 ottobre 2005

9 Ottobre 2005 - XXVIII DOM.T.O. A - Is 25¸6-10; Fil 4¸12-14.19-20; Mt 22¸1-14 Omelia 9 ottobre Questa parabola cosí come l’ha costruita Matteo¸ assomiglia molto a quella dei vignaioli omicidi che abbiamo visto domenica scorsa¸ quindi sono due parole parallele. In Luca la cosa è leggermente differente¸ la struttura in un altro modo. Perché¸ per esempio non so se vi ricordate¸ ma Luca si ferma di più a descrivere le reazioni degli invitati. Vi ricordate? Uno dice: 2Ho comperato un paio di buoi devo andarli a provare.” “Ho comprato un campo devo andare a vederlo.” “Mi sono sposato non posso venire.”¸ e sono interessanti questi piccoli particolari. Io ve li dico non per perdere tempo¸ ma perché¸ se voi vi abituate a leggere i vangeli per vostro conto¸ dovete imparare anche a fare attenzione a queste piccole differenze perché spesso sono rivelatrici di un’intenzione dell’evangelista che è sempre interessante¸ soprattutto per chi ci crede. Quindi¸ Luca sembra più interessato¸ direi quasi¸ad analizzare la reazione degli invitati. In Matteo¸ invece¸ tutto questo non c’è. Dice: “Coloro non se ne curarono ed andarono chi al proprio campo – c’è una piccola somiglianza - chi ai propri affari”¸ però aggiunge di suo¸ quello che in Luca non c’è¸ che “altri presero i suoi servi¸ li insultarono e li uccisero”¸ cosí com’era detto nella parabola dei vignaioli. E con la parabola dei vignaioli ci sono due gruppi di servitori che vengono mandati: “Mandò i suoi servi….. mandò altri servi…”. Questo parallelismo ci fa capire che nell’intenzione di Matteo¸ non di Luca¸ il messaggio è ancora quello di domenica scorsa. Cioè il problema è sempre quello perché gli ebrei non hanno creduto. E mi pare che si debba constatare¸ se volete con dispiacere¸ che la tendenza¸ soprattutto di Matteo come di altri autori del N. T.¸ non di tutti¸ è quella di insinuare che si tratta di una colpa da parte degli ebrei. E questo è un aspetto da studiare. Ripeto¸ è soltanto insinuato. Questa non è tanto una colpa¸ è una specie di distrazione¸ di disinteresse. Come vedremo tra due domeniche¸ anche nella parabola delle dieci vergini. Questi evangelisti cercano¸ evidentemente¸ di individuare per quale mistero questo popolo non ha creduto¸ e¸ spesso¸ non ci riescono del tutto ed allora danno l’impressione¸ anche perché vogliono salvare la bontà di Dio¸ non vogliono attribuire a Dio un abbandono del popolo¸ e allora¸ si trovano un po’ in difficoltà e c‘è questa loro tendenza a permettere al lettore di pensare a delle colpe. Ma non era di questo che volevo parlare¸ anche perché siamo anche un po’ stufi di sentire che tutte queste parabole – è un dato di fatto – ma che tutte queste parabole questo problema. Tra l’altro¸ però¸ devo dire un’altra cosa: che secondo alcuni commentatori la frase Allora il re si indignò e¸ mandate le sue truppe¸ uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città – anche questa è una frase che in Luca non c’è – secondo molti commentatori sarebbe un indizio che l’attuale testo del vangelo che va sotto il nome di Matteo è stato scritto dopo la distruzione di Gerusalemme¸ e questa idea dell’uccisione e dell’incendio della città sarebbe un indizio che tradisce la data della composizione del vangelo¸ non è sicuro evidentemente. Questo per dire che ci sono tante piccole cose che convergono nel dire che l’intenzione di Matteo era primariamente questa. Ma¸ intendiamoci bene¸ l’intenzione dell’evangelista non esaurisce mai – che trapela attraverso questi piccoli indizi – non esaurisce mai la portata di significato che l’originaria parola di Gesù contiene. Anche questo è un suggerimento¸ direi¸ di metodo che io vi lascio: quando leggete il vangelo non fermatevi mai ad un solo significato che potrebbe essere di volta in volta il più apparente o quello che l’evangelista con le sue formule¸ col suo modo di scrivere suggerisce a noi¸ perché noi credenti¸ ma non è solo questione di fede¸ siamo convinti che queste parole hanno origine nella genialità di Gesù e¸ addirittura¸ noi c redenti siamo convinti che hanno origine nella sua capacità di rivelare il piano di Dio. Allora c’è sempre un di più¸ un qualcosa che sfugge alla prima lettura e che deve essere di volta in volta scoperto con una attenta meditazione e soprattutto c’è sempre qualcosa di più che secondo noi credenti risale al dono di Dio che ha reso questi testi capaci di parlare ad ogni epoca ed ad ogni situazione. Faccio degli esempi presi da questo testo: alcuni commentatori hanno osservato¸ e c’è anche sul foglietto nell’introduzione¸ che il tema delle nozze in fondo è un tema che allude a festa¸ a gioia¸ fecondità di vita¸ realizzazione della propria persona. Allora voi capite che dire¸ magari più volte¸ in diverse parabole Il regno dei cieli è simile a uno che fece un banchetto di nozze…è un modo interessante. E’ chiaro che chi scolta dice: “Ma allora il regno di Dio è gioia¸ allora il regno di Dio è festa comunitaria¸ invito al banchetto”. Il regno di Dio è una cosa tetra¸ non è neanche semplicemente il luogo dove si predica la dottrina¸ anche questo¸ o dove si danno insegnamenti morali spesso severi¸ anche questo¸ ma è anche un banchetto di nozze. Nessun significato esaurisce niente¸ ma bisogna che ci abituiamo a riconoscere che nel vangelo i testi hanno una capacità di dire molte cose¸ ognuna delle quali ha il suo peso e il suo valore e tutte si possano di volta in volta applicare a situazioni della vita e un certo modo¸ oggi molto frequente di interpretare questa parabola come anche quella dei vignaioli di domenica scorsa¸ l’ho già in parte accennato ma non l’ho chiarito totalmente¸ è che in realtà il vero acme della parabola¸ il vero punto a cui vuole arrivare il testo non è¸ come ci era sembrato a prima vista¸ il problema degli ebrei che non credono ma è la rivelazione che nonostante la incomprensione o il rifiuto umano¸ Dio intende portare avanti il suo piano di salvezza a tutti i costi superando ogni difficoltà. Allora il mandare per le strade¸ ai crocicchi e chiunque venga – notate la finezza di Matteo che di nuovo non c’è in Luca – buoni e cattivi. Significa¸ certo significa generositภmisericordia¸ significa quella superiorità d’animo per cui uno invita tutti¸ perché non ha paura di nessuno e non fa lo schizzinoso. E¸ anche questo capite… Gesù come pensava Dio? Pensava a uno che vuole la sala piena e se qualche ostacolo si frappone e le cose non vanno come dovevano andare¸ subito ha la possibilità di riparare perché vuole che si riempia la sua sala. Per questo la prima lettura parlava di una poetica visione¸ non di Isaia ma è contenuta nel libro di Isaia¸ di questo raduno di popoli su un monte dove si mangia¸ e anche qui è curioso che la bibbia che dovrebbe essere spirituale e che lo è¸ usi però queste immagini del mangiare con una dieta piena di colesterolo e troppo diabetica¸ assolutamente da escludere oggi: carne grassa e vini dolci¸ per carità. Ma a quel tempo¸ forse¸ facevano bene. Allora la parabola può essere letta lasciando perdere quella noiosa questione degli ebrei sulla quale ci siamo già fermati¸ come questa rivelazione: Dio è uno che vuole molte persone alla sua festa e¸ in ogni caso checché ne sia¸ vuole che la sua casa sia piena ed è abbastanza largo nell’ammettere. Anche se poi la finale¸ e anche questo è curioso e interessante come completamento¸ la finale fa capire che tuttavia esige un certo riguardo¸ un certo rispetto: almeno l’abito nuziale. I commentatori¸ questo lo dico tutti gli anni quando capita questa parabola¸ dicono che l’abito nuziale era semplicemente la tunica pulita. Cioè non è che uno doveva andare ad affittare un abito di lusso¸ l’abito nuziale significa aver lavato la tunica. Come fa una persona ai crocicchi ad avere l’abito nuziale? Va a casa e prende – due tuniche le hanno tutti¸ vi ricordate? Non portate due tuniche – una tunica pulita ¸ cambia la camicia¸ tutto lí. Se è cosí come dicono i conoscitori della vita palestinese¸ allora capite che le esigenza di Dio è¸ direi¸ l’esigenza di un minimo decoro. Non è l’eroismo della santitภla dedizione¸ per carità se c’è tanta grazia¸ ma è questo Dio il quale vuole che nella sua casa ci siano persone rispettoso¸ che tutti abbiano il minimo di buon senso e¸ appunto¸ di decoro ma non va a cercare il perfetto. E anche questo¸ capite¸ giustifica quella concezione che è caratteristica di gran parte delle Chiese¸ ma non di tutte¸ e cioè che il cristianesimo aspira ad essere una religione di popolo¸ una religione di massa¸ una religione che comprende buoni e cattivi¸ che qualche volta¸ ogni tanto¸ rimprovera qualcuno che esagera nella volgarità o nella disattenzione. Non è mai un gruppo di elite¸ non è una chiesa di perfetti¸ è una sala piena con gente spesso recuperata di straforo. Ecco¸ vedete¸ nessuna delle cose che vi ho detto è un dogma e qualcuno potrebbe anche dire che alcune delle cose che ho detto non hanno fondamento nel testo¸ ma quello che mi interessava di più di tutto è che vi abituiate anche voi¸ quando leggete il vangelo¸ a saper percorrere queste diverse strade¸ a saper valorizzare questi diversi suggerimenti che ci possono essere nel testo.