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Omelia XX Domenica T.Ordinario, anno A del 14 agosto 2005

Omelia 14 agosto 2005 L’insieme delle tre letture di questa messa è stato pensato in vista di un tema che è quello della seconda lettura. Solo che la ristrettezza del brano scelto come seconda lettura ed il poco tempo che sempre è destinato alle omelie nelle messe¸ impedisce di approfondire il tema come meriterebbe. Il tema è quello del rapporto tra la salvezza dei non ebrei e la esclusione dalla fede della maggioranza degli ebrei. Perché già domenica scorsa¸ come seconda lettura¸ si era letto l’inizio del capitolo 9 della Lettera ai Romani e¸ come probabilmente già sapete¸ i capitoli dal 9 all’11 della Lettera ai Romani toccano proprio questo problema che è un problema che san Paolo considerava molto grave e che per lui era fonte di sofferenza. E cioè come mai il popolo che Dio aveva scelto e al quale aveva dato tanti doni non ha creduto a Gesù Cristo. Vi ricordate che il testo di domenica scorsa diceva Ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua¸ vorrei essere io stesso separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli. Ed è chiaro che cosí comincia la trattazione di Paolo di questo tema: come mai gli ebrei non hanno creduto. E il tentativo che fa Paolo in quei capitoli è di dire che la colpa non è degli ebrei o meglio¸ certamente gli ebrei hanno la loro responsabilità nel non avere accettato la persona di Gesù Cristo ma la sua tesi è che ci deve essere un piano di Dio in tutto questo. Questa è la tesi di Paolo. Solo che Paolo la espone in tre lunghi capitoli della sua lettera. Qui¸ nella liturgia¸ si leggono dei pezzettini. Questo non serve a nulla per l’approfondimento del tema. Però il testo di oggi¸ quello che si è letto stamattina come seconda lettura¸ è uno dei tentativi di Paolo di spiegare la cosa. Dice: “Se il loro rifiuto ha segnato la riconciliazione del mondo¸ quale potrà essere mai la loro riammissione se non una risurrezione dai morti?”. Cosa voglia dire questa frase non è chiaro. Però sembra di capire che lui dice: “Il loro rifiuto è servito per l’ingresso dei non ebrei¸ quando loro verranno riammessi sarà come una risurrezione dai morti”. E¸ ripeto¸ nessuno sa cosa vuol dire esattamente questa frase. Poi c’è un secondo ragionamento che sembra addirittura una specie di meccanismo inventato da Dio: Come voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia¸ per la loro disobbedienza – cioè i non ebrei un tempo erano disobbedienti¸ adesso hanno ottenuto misericordia¸ grazie alla disobbedienza degli ebrei che non credono - cosí anch’essi ora sono diventati disobbedienti in vista della misericordia usata verso di voi. Quasi che fosse necessario che gli ebrei non credessero¸ diventassero disobbedienti per permettere ai non ebrei di ubbidire. E’ stranissimo tutto questo! Per ragionare di queste cose ci vorrebbe del tempo. Noi¸ nella celebrazione della messa questo tempo non ce l’abbiamo e allora ci limitiamo a dire che è interessante questo tentativo di san Paolo¸ ripeto¸ di non dare colpa agli ebrei¸ ma di dire che dietro tutto questo c’è un piano divino. Il riassunto¸ poi¸ di questo piano divino¸ anche questo paradossale¸ sarebbe l’ultima frase Dio ha rinchiuso tutti nella disobbedienza per usare a tutti misericordia. E¸ in un altro passo del medesimo capitolo lui dice che ha chiuso tutti nel peccato¸ quasi a dire che Dio voleva che anche gli ebrei sperimentassero che cosa significa essere increduli per poter usare anche a loro misericordia e perché anche gli ebrei imparassero che la salvezza¸ per usare il nostro modo di parlare¸ non è un diritto acquisito¸ non è una condizione o uno stato in cui ci si trova per nascita¸ per il fatto di essere figli di Abramo¸ ma è un perdono ricevuto. E allora¸ perché capissero questo¸ li ha messi nella condizione di non credere per un libero rifiuto¸ cosí¸ come prima erano in questa condizione i non ebrei. Sono ragionamenti complicati¸ strani¸ ma… Domenica prossima¸ infatti¸ e lo anticipo perché poi non parlerò più di questo tema¸ si leggerà la conclusione¸ la finale del capitolo 11 dove si dice O profondità della ricchezza¸ della sapienza e della scienza di Dio¸ quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi¸ inaccessibili le sue vie. Quindi¸ alla fine¸ la conclusione sarà: la ragione per cui gli ebrei non hanno creduto l’ha voluta Dio. E¸ nonostante i tentativi¸ non riusciamo a capire perché. Ci si potrebbe domandare… Se volete è oscuro più che profondo questo pensiero di Paolo. Uno potrebbe dire: allora anche la ragione ultima per cui in questi anni noi constatiamo che il vecchio mondo cristiano sta progressivamente perdendo la fede¸ forse anche questo fa parte di un mistero voluto da Dio. Le chiese si svuotano¸ la gente nel vecchio mondo cristiano¸ sostanzialmente in Europa¸ diminuisce sempre più la partecipazione della gente alla vita di fede. Vocazioni non ce ne sono più¸ si chiudono parrocchie. E’ chiaro che c’è un calo evidente di consenso¸ una certa stima generica rimane¸ ma di consenso di fede… E tutto questo¸ forse¸ è voluto da Dio? Dio¸ è lui che vuole queste alternanze per cui permette o desidera che l’incredulità nei confronti del Cristo si diffonda? Perché tutti capiscano di aver bisogno di misericordia? Sono riflessioni che rimangono aperte¸ però è interessante il fatto che pensieri di questo genere¸ ragionamenti di questo genere si facevano già subito dopo la vita di Gesù. E l’episodio evangelico si inserisce in questo tema¸ e per questo la liturgia ha scelto di leggerlo in questa occasione¸ perché presenta il caso di una donna cananea che¸ all’inizio da Gesù viene rifiutata perché è una pagana¸ e lui è mandato solo alle pecore perdute della casa di Israele. Dice il testo Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele. Come se Matteo dicesse che il comando divino che Gesù aveva ricevuto era di ignorare i non ebrei. Quindi¸ come vedete¸ è presente anche nel testo evangelico questa idea di un’alternanza di tempi. Alla fine Gesù cede all’insistenza della cananea perché in uno scambio di battute con questa donna perde praticamente la partita ed è costretto a riconoscere che il ragionamento della donna è più valido del suo. E’ curioso tutto questo! Vi ricordate che all’inizio del Vangelo c’era un episodio simile¸ una specie di parallelo nel quale il protagonista era invece un uomo cioè il centurione. Anche là si dice che il centurione riconosce lui stesso: “Io non sono degno che tu entri nella mia casa perché sono un pagano”. L’ebreo non può entrare nella casa di un non ebreo secondo la legge¸ la legge antica. Però¸ anche lภil ragionamento del centurione: “Basta che tu dica una parola e il mio servo sarà guarito”¸ sorprende Gesù per la profondità della fede e là Matteo dice che Gesù avrebbe detto “Non ho mai trovato tanta fede in Israele.” Sembra quasi che questi brani evangelici dicano che Gesù è stato mandato per il solo Israele¸ ma ha dovuto constatare che Israele era meno disposto a credere di quanto non fossero alcuni non ebrei. E allora è cominciata¸ dopo la sua risurrezione¸ l’epoca dell’ingresso dei non ebrei e gli ebrei sono rimasti fuori. E questo è ciò di cui parla san Paolo. Ma capite che¸ al di là della cronaca di questi fatti¸ che pure è interessante perché anche questa ricostruzione storica del modo di fare di Gesù¸ del modo di fare dei primi apostoli¸ è molto interessante¸ perché la natura di una religione si spiega anche dalla maniera con cui è nata¸ con cui si è sviluppata¸ con cui ha costituito la sua mentalità. Ma¸ ripeto¸ al di là di tutto questo¸ sta un problema più grave¸ più generale¸ più profondo. Dio dispone forse i tempi nella storia in maniera che ora ci sia la prevalenza di un popolo¸ poi la scomparsa e l’ apparizione di un altro. La Chiesa¸ che pure pretende di avere una destinazione universale¸ è forse destinata a subire queste alternanze? E queste alternanze che senso hanno? Far capire a tutti i popoli che sono fragili¸ che sono bisognosi di misericordia¸ che nulla è garantito¸ che la fede è una conquista da rinnovare in ogni tempo e in ogni giorno? Questo concetto Ha rinchiuso tutti nella disobbedienza vale anche¸ per esempio¸ all’interno della famiglia? La famiglia cristiana sperava di avere dei figli a posto e trova che¸non so¸ la figlia maggiore convive con il musulmano e ha dimenticato tutto: non va più in chiesa¸ non si ricorda più di niente e la mamma soffre¸ il papà è preoccupato. E anche qui si verifica quel Ero stato mandato alle pecore perdute della casa di Israele¸ ma non capiscono più e allora accontento questa donna cananea¸ ha più fede lei. In questa casa la fede non c’è più¸ c’è altrove. Ripeto¸ capita anche all’interno delle nostre case. E’ questo disegno di Dio che si sta compiendo nel nostro tempo¸ quando noi vediamo con sorpresa che non c’è più fede ¸ là dove sembrava che ce ne fosse a dismisura e ne salta fuori invece in un continente dove prima non c’era niente? Questa alternanza capita anche nella vita della singola persona? Cioè che uno che da giovane si credeva fortemente credente¸ ad un certo punto smarrisce tutto e non ci crede più. E uno che per anni è stato indifferente¸ alla fine si accorge e diventa un fervido credente e diventa un carismatico. C’è una strategia di Dio in tutto questo o sono soltanto incidenti della storia? Ecco¸ questo è il grande tema che è presente in questa domenica: Dio ha rinchiuso tutti nella disobbedienza per usare a tutti misericordia. E’ forse da aspettarci che tutti¸ nella loro vita¸ tutti i popoli¸ tutte le chiese¸ tutte le famiglie¸ tutte le persone vengano ad un certo punto cacciate da Dio nella disobbedienza perché imparino¸ capiscano cosa vuol dire essere senza casa¸ senza fede¸ senza certezze¸ senza conforto. Perché provino il bisogno¸ la nostalgia e poi vengano riammessi e la loro riaccoglienza è come una specie di risurrezione da morte¸ cioè qualcosa di nuovo che comincia. E’ forse la struttura che Dio ha pensato per la storia della fede di tutti e di ciascuno? Questa doppia esperienza¸ perché il credere¸ ripeto¸ non è un dato di fatto scontato¸ non è una specie di condizione che si acquisisce quando si nasce e non la si perde più per tutta la vita come un aspetto del temperamento e del carattere ma è un’avventura¸ una conquista che ogni giorno si rifà e che può essere messa continuamente in pericolo perché¸ appunto¸ ha la fragilità delle cose preziose che dipendono dalla nostra libertà e dalla nostra ricerca. E’ questa la struttura del credere? Ecco¸ questo è ciò a cui vi invita a pensare la liturgia di oggi.