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Omelia . del 26 giugno 2005

Omelia 26 giugno 2005 Quelli che abbiamo letto sono dei detti che¸ in origine¸ erano probabilmente isolati e che l’evangelista ha raggruppato insieme¸ inserendoli nel discorso del capitolo 10 che sarebbe la serie di esortazioni che Gesù ha dato ai suoi discepoli¸ quando li ha mandati in missione in Galilea con lo scopo¸ si presume¸ di insegnare loro come si sarebbe dovuto predicare nella comunità di Gesù. Quindi¸ non c’è un nesso stringente tra uno e l’altro di questi detti. Sono probabilmente accostati insieme per una certa somiglianza tematica¸ ma andrebbero esaminati singolarmente¸ uno per uno. Comincio dagli ultimi e poi vediamo che cosa suggerisce il clima. “Chi accoglie un profeta come profeta avrà la ricompensa del profeta. Chi avrà dato un bichier d’acqua a questi piccoli perchè è mio discepolo”. L’osservazione ovvia che a tutti viene in mente¸ è che questo testo evangelico non è politicamente corretto¸ non conosce ancora i diritti dell’uomo¸ è un testo primitivo e inaccetabile perché il bicchiere di acqua fresca si deve dare ad uno perché ha sete non perché è discepolo del Signore. Dire oggi “Chi ha dato il bicchiere di acqua fresca perché è mio discepolo” è considerato razzista¸ il bicchiere di acqua si dà a chi ha sete. E allora è provocatorio¸ interessante¸ mi pare¸ questo modo di ragionare di Gesù¸ che è un modo di ragionare tipico di certe aree del mondo antico. Il mondo moderno¸ come continuiamo ad accorgerci ogni domenica¸ leggendo questi testi¸ ha dei parametri di giudizio e di valutazione che sono spesso sempre differenti¸ qualche volta addirittura sembrano opposti a quelli del mondo antico. Chi si deve accogliere? Il profeta come profeta o chiunque viene e bussa alla tua porta? Il bicchiere di acqua fresca si deve dare perché uno ha sete o si deve dare perché uno è discepolo? E se uno ha sete ma non è discepolo si arrangia e va da un’altra parte. Che cosa è cristiano nel senso che deriva da Gesù Cristo? Che cosa dipende invece da limiti culturali ai quali sembra che anche gli evangelisti siano stati soggetti. Non è facile rispondere a queste cose. Normalmente i cristiani se la cavano¸ selezionando dall’interno dei Vangeli¸ una quindicina di versetti che vanno d’accordo con la loro mentalità e ignorando la presenza di tutto il resto. Cioè c’è una interpretazione selettiva che¸ a seconda di quello che fa comodo nelle diverse epoche¸ seleziona dal N.T. i versetti che piacciono e che concordano con la mentalità comune del tempo¸ intesa in senso buono eh¸ intendo dire la mentalità positiva del tempo¸ e trascurano tutti gli altri. Ma anche negli altri ci può essere un insegnamento.Questa mentalità selettiva per cui addirittura Chi ama il padre e la madre più di me non è degno di me. Anche questa è una cosa che oggi sarebbe assurda. Questo presentare l’amore verso un rappresentante della religione come un amore che è concorrenziale rispetto agli affetti umani. Tutto questo oggi è sbagliato. Se uno le insegnasse a scuola queste cose¸ verrebbe subito licenziato¸ perfino dalla Moratti. Non si può dire “Chi ama il figlio o la figlia…..” Ma chi pretende? Neanche Dio può pretendere questa cosa¸ di essere amato più del figlio o della figlia. Se è Dio ed è capace di sistemare le cose con intelligenza e ordine troverà la maniera perché l’amore si possa estendere a tutti¸ a se stessi¸ al prossimo e a Dio. Perché la concorrenza? Più di me¸ non è degno di me…. Questo modo di creare conflitti! E’ stranissimo tutto questo¸ se ci pensate. E il Vangelo molte volte è interessante proprio per questo¸ anche proprio perché poi il conflitto lo inserisce anche alla persona stessa: chi avrà trovato il posto giusto nella vita¸ la perderà. Ma quale psicologo oggi firmerebbe una frase di questo genere? D’accordo¸ l’immagine è un po’ oscura: trovare la vita. Cosa vuol dire? Ma se significa trovare posto nella vita¸ perderà la vita. Ma è pazzo questo¸ che scemenze sono queste? Quello che conta è proprio trovare. Chi avrà perduto la sua vita e notate anche qui per causa mia¸ la troverà. E’ strano tutto questo. Questa frase la si capisce anche perché è simile alla vecchia retorica del morire per la patria¸ morire per i valori¸ morire per le grandi cause¸ sebbene¸ se voi ci pensate¸ questa idea del morire per la grande causa¸ è del tutto rigettata dalla cultura contemporanea. C’era ancora al tempo della prima guerra mondiale ed ha provocato disastri¸ perché ha provocato appunto l’interventismo e i massacri di quella guerra. Resisteva nel fascismo e nel nazismo¸ al tempo della seconda guerra mondiale¸ il morire per la causa¸ voglio dire¸ il morire per la patria¸ cioè il morire per l’assurdo. Poi¸ se Dio vuole¸ è scomparso. Non si muore più per una buona causa. Perché si deve morire? Bisogna fare in modo che il mondo impedisca che si debba soffrire per una buona causa. E’ completamente opposta la mentalità odierna rispetto a quel concetto di resistenza¸ di combattimento¸ martiriale che c’è nell’epoca del N.T. E’ cambiato un po’ tutto. Alcune frasi raggiungono questa contraddizione al limite estremo. Trovare¸ perdere la vita. Oggi noi capiamo che i valori sono importanti e che qualche volta sono necessari dei sacrifici in nome dei valori¸ questo lo capiamo ancora. Ma la tendenza nostra è di non sottolineare il contrasto¸ ma piuttosto di dire che bisogna fare in modo che si arrivi il più presto possibile a poter conciliare la difesa dei giusti valori e una buona qualità della vita¸ per cui possano stare insieme il ritrovare se stessi¸ il proprio equilibrio¸ la propria pace¸ la difesa dei valori. Noi speriamo che questo sia possibile. Anzi¸ noi riteniamo molte volte¸ lo diciamo anche nelle prediche¸ che Gesù sia venuto sulla terra proprio per facilitare questa coincidenza dei due figli¸ cioè che i valori autenticamente umani e positivi che sono quelli che Dio ha voluto nella creazione¸ possano¸ mediante il superamento della cattiveria umana e dell’ignoranza umana¸ possano conicidere anche con le aspirazioni al benessere¸ alla serenitภalla pace¸ alla tranquillità per cui chi trova Dio trva anche se stesso. Perché invece perdere e trovare. Perché il contrasto. Ecco¸ questo è difficile. Io non so dare risposte a queste cosa. Voi¸ giustamente¸ potreste dirmi¸ e probabilmente lo farò “Allora smetta di venire a predicare” . E’ probabile che io smetta di predicare fra un po’¸ perchè io continuo a porvi problemi di cui non ho la soluzione se non di continuare a ripetere “Il mondo antico aveva una visione più drammatica delle cose¸ a volte addirittura tragica¸ cioè senza soluzioni positive in vista”. Qualche volta semplicemente drammatica¸ cioè si rendeva conto delle difficoltà. Siamo superficiali noi perché ci illudiamo che siano possibili queste conciliazioni ed erano quindi esagerati loro¸ avevano una prospettiva… forse perché condizionati dal fatto che allora¸ effettivamente¸ si combatteva¸ si moriva¸ tutto era conflittuale¸ specialmente nell’ambiente ebraico dove viveva Gesù¸ in un paese occupato dai pagani¸ dove per forza bisognava fare attenzione a chi ti bussa in casa perché poteva essere il soldato che viene a violentarti la figlia¸ quell’altro che ti porta via il bestiame¸ può essere l’incaricato delle tasse che è prepotente e ti spacca tutto. Allora¸ prima di dare il bicchiere d’acqua si dice: “No¸ il bicchiere d’acqua lo do a chi mi assicura di essere amico”. Si viveva in una cultura del sospetto¸ della paura perché era appunto un paese occupato¸ per di più un paese occupato con tradizioni culturali e religose diverse da quelle degli occupanti per cui¸ può darsi che il paragone sia sbagliato¸ per cui quella gente viveva quella paura dell’occidente che oggi vivono i paesi arabi. E il risultato delle elezioni in Iran mi pare che lo dimostri ampiamente. Un paese civile¸ di cultura ammirevole¸ almeno elevata tanto quanto la nostra¸ il quale¸ per timore dell’occidente¸ vota a maggioranza perché ci sia una forza religiosa che lo difenda dall’invasione di gente¸ con cui non intendono avere niente a che fare. Questa mentalitภposso sbagliare nel fare il paragone¸ io la capisco nella Galilea dei tempi di Gesù¸ anzi più in Giudea¸ con i romani sempre presenti e con questo pericolo di questa gente di perdere le loro tradizioni¸ che i romani tolleravano ma deridevano come povera gente che segue questi stupidi riti. E loro temevano tutto questo. Allora è chiaro che il concetto doveva essere “Se trovate un profeta¸ un giusto¸ un santo¸ fate come nella prima lettura¸ trattatelo bene¸ custoditelo¸ proponetegli il letto¸ la camera¸ il tavolino¸ la lampada¸ valorizzate i vostri e¸ non dico disprezzate¸ ma ignorate gli altri”. Ecco¸ è tutto cambiato. La domanda forse è questa: Siamo degli ingenui? Abbiamo delle forze sufficienti per aprire oggi l’accoglienza a tutti¸ senza con questo¸ rimanere poi sbalestrati¸ senza punti di riferimento¸ senza valori¸ soltanto con una serie infinita di informazioni che non siamo in grado di organizzare. Perché¸ vedete¸ il pericolo dell’apertura indiscriminata¸ che non ha niente a che fare con la caritภsecondo me¸ il pericolo della circolazione globalizzata di tutto¸ è semplicemente avere¸ come dopo un trasloco in casa¸ un cumulo di informazioni¸ di possiblitภdi notizie senza avere tempo e capacità di organizzarle¸ di sistemarle¸ di distinguere. “Ma questo è un profeta o uno scemo? Questa è verità o è propaganda? Questa è una buona causa o è una causa interessata e truccata?” E’ già difficile all’interno di un sistema di cui si conosce il funzionamento¸ quando tutto circola¸ allora uno rischia di non capirci più niente. E allora¸ forse¸ Gesù avrebbe ragione di dirci “Prima di aprire la porta – non la porta di casa¸ la porta di casa dovevate aprirla – ma prima di aprire la porta della tua testa a tutto quello che circola¸ pensaci bene perché questo non è un modo di quadagnare la vita¸ la vita la si trova e la si guadagna quando si hanno dei punti fermi per i quali merita di spenderla questa vita. Ecco¸ è tutto molto complicato¸ e io sono molto confuso in queste cose. Non so darvi dei positivi indirizzi¸ mi pare di essere in grado di formulare le domande e di capire il problema. Non so fare altro.